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FocusIntervisteDa Dylan a Elvis: intervista a Michele Monteleone

Da Dylan a Elvis: intervista a Michele Monteleone

Michele Monteleone è uno dei nomi nuovi del fumetto italiano. Nonostante gli appena 30 anni, ha già sceneggiato Battaglia e John Doe e ha esordito in Sergio Bonelli Editore sulle pagine di Orfani e Dylan Dog. La sua carriera ha preso una svolta dopo l’incontro con Roberto Recchioni, che l’ha invitato a far parte dello Studio in Rosso, gruppo di autori di cui fa parte lo stesso curatore di Dylan Dog.

Abbiamo incontrato Michele Monteleone al Lamezia Comics (tenutosi a Lamezia Terme tra il 9 e l’11 settembre), impegnato assieme al disegnatore Mattia Di Meo a promuovere Elvis, una serie originale prodotta da Verticomics e ne abbiamo approfittato per farci raccontare i suoi lavori più recenti.

Leggi l’anteprima di Elvis vol. 1

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Che tipo di storia è Elvis?

Si tratta di un fumetto di fantascienza, nato dalla fascinazione per l’immaginario pop degli anni ’80. Infatti la storia è ambientata nella New York del 1987, abitata da razza aliene e diventata un porto franco per i criminali della galassia. Questa storia nasce dalla distorsione di un evento storico, ovvero l’arrivo dell’uomo sulla Luna. Una volta atterratovi sopra, l’uomo ha scoperto l’esistenza di una comunità galattica di cui la Terra non faceva parte, anzi si scopre che è pure un pianeta pirata. In mezzo a tutto questo c’è Elvis, che è una cacciatrice di alieni, orfana, alla ricerca della sua famiglia.

Che tono ha la serie?

Abbiamo cercato di prenderci molto in giro. Per fare un esempio, all’inizio, anziché un riassunto abbiamo messo una ricetta. Con i suoi disegni, Mattia Di Meo ha dovuto creare una visione che fosse un misto tra gli anni ’80 e uno stile futurista. Per esempio, ha mescolato la tecnologia avanzata con il tubo catodico. E poi ha avuto un approccio molto morbido al disegno.

Elvis è frutto di una collaborazione tra Verticomics e Studio in Rosso, e verrà portato a Lucca Comics and Games 2016 in edizione cartacea, stampato proprio dallo Studio in Rosso. Puoi dirci com’è nata questa collaborazione?

Il fondatore di Verticomics Mirko Olivieri e Roberto Recchioni mi avevano chiesto un anno fa di creare una collana di storie originali per Verticomics, così sono nate Darwin ed Elvis. Successivamente si è deciso di stampare e portare a Lucca proprio Elvis. Presto verranno portate avanti altre storie originali più lovecraftiane come stile, e faremo la seconda stagione di Elvis.

Parliamo un po’ del tuo percorso: quali sono state le tue tappe?

Ho iniziato come indipendente, poi sono arrivato a sceneggiare John Doe e, dopo aver vinto un contest su Verticalismi con una storia intitolata I Love Robot, ho ricevuto la proposta di lavorare su Dylan Dog. In seguito, Roberto Recchioni mi ha chiesto di dargli una mano su Orfani.

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Recchioni è stato importante nel tuo percorso. Come vi siete conosciuti?

Sembrerà strano, ma è successo tutto molto casualmente. Frequentavo la scuola di comics e avevo come insegnante Lorenzo Bartoli, il creatore di John Doe. Dopo un po’ di tempo m’invito a lavorare come cameriere nel suo locale, dove Recchioni, Bartoli e altri amici si riunivano ogni settimana per giocare a Dungeons & Dragons. Fu così che ci conoscemmo. Roberto iniziò a supportare me e la mia etichetta indipendente, la Villain Comics. Praticamente ci faceva l’editing, in amicizia. Ricordo ancora la prima volta che mi controllò un lavoro, ero così nervoso che per fare il caffè quasi davo fuoco alla cucina.

Quindi si può dire che Dungeons & Dragons abbia avuto un ruolo importante per la tua carriera.

Sì, be’, diciamo che giocare a D&D per noi è l’equivalente dei miliardari che fanno gli affari giocando a golf, molte delle nostre riunioni ruotano attorno alle partite che giochiamo. In questo modo è nato lo Studio in Rosso: abbiamo deciso di trasferire quel gruppo di gioco in un contesto nel quale continuare a giocare però lavorando con maggiore sinergia.

Com’è stato il passaggio da indipendente alla Sergio Bonelli?

Ho avuto il vantaggio di sapere come funzionasse la catena produttiva, però mi sono ritrovato a confrontarmi con personaggi monumentali, e in questi casi è importante bilanciare la tua versione con quella che è la storia e il passato del personaggio stesso. Ho studiato come fare questa cosa nel migliore dei modi, e per esempio con Dylan Dog sono riuscito a fare una doppia splash page in una storia dell’Old Boy intitolata “Halloween Express”, che è una cosa piuttosto inusuale per la Bonelli e per Dylan.

Cosa consiglieresti alle persone che vogliono fare gli sceneggiatori di fumetti?

Non ci sono ostacoli per gli esordienti che vogliono fare fumetti, ti può fermare solo il fatto di non avere abbastanza grinta e voglia di farlo. Quando ho detto a Recchioni che volevo fare il fumettista, lui mi ha risposto solo: «Bene, allora fai i fumetti». Ultimamente ho discusso con una persona che aveva portato delle sceneggiature di Dylan Dog alla Bonelli e che non aveva però alcuna esperienza. Questa persona si era arrabbiata perché era stata rifiutata, ma questo è normale, perché è come se tu volessi fare il calciatore e, pur bravo ma senza alcuna esperienza, ti presentassi ai provini della Juventus.

Se ti proponi alla Bonelli o a una casa editrice importante senza alcuna esperienza non possono sapere se sei affidabile, se rispetti i tempi di consegna, non possono leggere nessun tuo lavoro precedente. Perciò la cosa migliore è iniziare da indipendente, magari con le autoproduzioni, proporre poi i propri lavori a una casa editrice piccola o di medio livello, e poi magari provare ad arrivare in Bonelli.  E in questa maniera si può arrivare pure a sceneggiare Dylan Dog.

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