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RecensioniNovità"The Fiction", quando il passato torna per fare i conti

“The Fiction”, quando il passato torna per fare i conti

Ogni individuo, prima o poi, è tenuto a dover risolvere i propri conti in sospeso, non importa quanto in profondità possa nasconderli o quanto lontano possa fuggire: «Nonostante il tragitto percorso, la gravità nera del passato trova sempre il modo di raggiungerci». Questo è il messaggio di The Fiction, ultimo lavoro di David Rubìn  già disegnatore di Beowulf e L’Eroe e dello sceneggiatore Curt Pires, autore di lavori come Mayday per Black Mask Studios, che ha ispirato una serie tv attualmente in fase di realizzazione prodotta da Tim Kring, l’ideatore di Heroes.

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The Fiction racconta la storia di quattro ragazzi, amici d’infanzia, che trovano una scatola piena di vecchi libri nascosta in una soffitta. Questi volumi, se letti ad alta voce, hanno lo straordinario potere di trasportare i lettori nei mondi fantastici in essi descritti. Si tratta di una prova discreta per Pires e Rubìn. In meno di 120 pagine, i due hanno realizzato una storia complessa e intricata, ma che s’insinua in un solco letterario già arato in precedenza da diversi autori. Le influenze della letteratura fantastica risultano evidenti, tanto che in alcuni tratti della narrazione si avverte un senso di déjà vu. Lo sguardo degli autori è rivolto a personaggi del mondo delle fiabe (il lupo di Cappuccetto Rosso, Pinocchio e Geppetto) e supereroi (Wonder Woman), ma soprattutto a opere come La storia infinita, Stand by Me e Cuore d’inchiostro (palese è la citazione di quest’ultimo, quando Kassie comprende di poter alterare la narrazione dei libri semplicemente scrivendo sulle pagine degli stessi una nuova storia).

I temi centrali  la fuga dalla realtà, il passato che ritorna a esigere il proprio tributo, l’eterna lotta tra il bene e il male  vengono trattati provando a dar loro una chiave di lettura nuova, inserendo nella trama un profondo conflitto genitori-figli, vera causa scatenante dei fatti accaduti, che serve a innalzare il livello drammatico della storia. Il racconto è caratterizzato da una struttura che mantiene alto il livello di pathos e di suspense, soprattutto grazie all’uso alternato dei tempi narrativi. In The Fiction, presente e passato si mescolano, e la regolare linea narrativa si alterna a numerosi flashback inseriti nei momenti di maggior tensione. Questi forniscono spiegazioni più precise sugli avvenimenti del presente e, contemporaneamente, aprono nuovi percorsi che non trovano subito una loro conclusione – o non la trovano affatto –, lasciando il lettore con una domanda in sospeso.

Il livello introspettivo che si annida tra le pagine è profondo: le riflessioni e i pensieri dei personaggi arrivano a toccare temi di grande interesse come il senso stesso del reale – e sono descritti con grande abilità dalle parole di Pires. Anche se il lavoro è caratterizzato da alcune trovate alquanto banali nello sviluppo della trama, il livello di scrittura e lo stile, così come gli spunti di riflessione, risultano ben curati e di alto livello.

Ciò che davvero colpisce in The Fiction è però l’alta qualità dei disegni di David Rubìn, che svolge un ruolo di fondamentale importanza per la buona riuscita del graphic novel. L’autore ha realizzato tavole talmente dinamiche da fornire grande ritmo alla narrazione. Alternando primi piani, campi lunghi e splash page, costringe il lettore a soffermarsi su ogni dettaglio del disegno, guidandolo alla scoperta di elementi chiave per il corso della storia, specialmente nelle prime pagine.

Come nel precedente lavoro, Beowulf, Rubìn, utilizza in modo sapiente ombre e chiaroscuri dando volume ai propri personaggi, realizzati in uno stile a metà tra il realistico e il caricaturale, e profondità agli ambienti. Il tratto è sicuro e dinamico e si concentra soprattutto sulla volontà di rendere ben chiare le sensazioni e le emozioni dei personaggi. La differenza tra The Fiction e il precedente lavoro sta nella definizione delle linee: ogni cosa risulta più sfumata, i contorni si fanno più indefiniti, i tratti meno rigidi. Preciso, inoltre è l’utilizzo delle luci e l’alternanza di colori caldi e freddi a seconda dei toni della narrazione, che variano dal giallo e l’arancione al viola e al blu più scuro, seguendo il mood e le dinamiche della storia.

Un graphic novel che si apprezza più per il buon livello del disegno che per l’originalità della storia a causa delle troppe le cadute stilistiche nello sviluppo della trama, ultima delle quali l’utilizzo del classico deus ex machina a risolvere la situazione nel momento di più grande difficoltà.

The Fiction
di Curt Pires e David Rubín
Tunué, 2016
120 pagine, 16,90 €

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