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Sangue, morte, magia, disperazione e spade

Recentemente la mia morosa se ne esce con tipo:

  • Tu che vivi a scrocco in casa mia, ordinami il ripostiglio.
  • Ma ci sono i ragni…
  • Sì.
  • Ma ci sono le scolopendre…
  • Sì.
  • Sono allergico alla polvere…
  • Forse c’è un Nintendo di quando ero bambina.
  • Vado, ♥.

Era un NES, completo di pistola Zapper, due controller, cavi e ragni.

Inutile dire che adesso ho una discreta collezione di titoli originali per il mitico 8-bit della “casa di Kyoto”, “la grande N”, cioè la Nintendo, ora pro nobis.

Ovviamente l’ho comprato invece di mangiare.
Ovviamente l’ho comprato invece di mangiare.

E col pensiero sono tornato ai miei “anni d’oro del grande Real”, quando quel gioco ha inoculato nella mia debole mente di bambino, la maledizione dell’ambientazione fantasy, quel fantasy lì, quello bello veramente, non le tamarrate di adesso, eh [cit. mio nonno].

Ghosts ’N Goblins (Capcom, 1985) è un platform celeberrimo per diversi motivi.

Il primo è che è magico, il secondo è che è difficilissimo. Sir Arthur deve salvare la solita principessa rapita dal cattivone, sconfiggendo orde di zombi, piante carnivore giganti, pipistrelli pazzi, ciclopi grassi e altre cose volanti che non si capisce cosa sono. Sovente in mutande, sì perché l’armatura di ferro si sgretola al primo colpo (e al secondo diventiamo un mucchietto di ossicini).

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Arthur prima e dopo un colpo

Più avanti nel gioco si può prendere anche l’armatura più potente, ma tanto non ci arriva mai nessuno. Comunque, anche se ne ho mai visto il finale (e giuro che sto ancora provandoci), rimane un gioco bellissimo (e magico).

Ah, per vincere veramente è necessario finirlo due volte (di fila).

Il terzo capitolo della serie, Super Ghouls ’N Ghosts (Capcom, 1991), su SNES è ancora meglio: c’è il doppio salto, si può cambiare direzione in aria, i nemici sono tantissimi e bellissimi, c’è un livello con una nave fantasma, un boss corallo-seppia cattivo, un uccello gigante che sputa uova di uccello gigante, un’idra abbastanza normale, l’armatura verde, quella dorata e c’ha pure il graficone. Questo è un vero capolavoro e rispetto al primo e al secondo è invecchiato davvero bene. Purtroppo c’è ancora la scarsissima arma: “torcia” che non ho ancora capito perché una dovrebbe sceglierla, anzi se lo sapete magari ditemelo, grazie.

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Qui vediamo i 16-bit di potenza grafica e l’odiatissima arma: “torcia”

Nel 2006 è uscito per PSP un capitolo, sempre platform ma in 3D, non ci ho giocato, ma degli esperti mi hanno detto che è bello, si chiama Ultimate Ghosts ‘N Goblins (Capcom).

Poi c’è la bellissima serie di Gargoyle’s Quest (Capcom, 1990), che è uno spin-off di G’NG dove però siamo dalla parte dei cattivi, specificamente un demone rosso fighissimo, con le ali demoniache che sputa fuoco demoniaco dalla bocca demoniaca, possiamo sputare anche altre cose dalla bocca. A differenza della saga da cui è tratto ha anche degli interessanti elementi di RPG. Il primo capitolo per GameBoy è super-divertente, il secondo per NES è a colori, ma il capolavoro è il terzo capitolo della serie uscito per SNES si chiama Demon’s Crest (Capcom, 1992) ed inizia subito con una boss-fight, così per capire l’andazzo: un drago zombi gigante incazzato di brutto. Avanti nel gioco, sconfiggendo i Gargoyles e prendendo delle gemme di colori diversi si acquisisce la capacità di cambiare forma e poteri (e colore), devo dirvi altro? Veramente? Guardate qui che belli i boss. Insomma: il gioco è bello e dannato e tamarro, provatelo (in fondo all’articolo ;^), ma dopo).

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Gargoyle’s Quest 2, la navigazione della mappa è super bella

Però i veri successori della serie principale sono Maximo: Ghosts To Glory (Capcom, 2001) e Maximo Vs. Army Of Zin (Capcom, 2003), entrambi per PS2, che ereditano atmosfere e difficoltà ma le trasportano in un mondo totalmente tridimensionale (alla Super Mario 64, per capirci subito) in cui il nostro Maximo si fa strada a forza di fendenti salti e capriole particolari, in un riuscitissimo mix di platform e hack and slash.

Anche qui si rimane spesso in mutande (a pois) ma Maximo è meno simpatico di Arthur.

Le musiche sono un remix orchestratissimo delle originali (di Ghosts ’N Goblins) e il character design è di Susumu Matsushita, che è un signore che disegna stranissimo ma secondo me bello.

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Maximo in déshabillé ci mostra la sua sobria spada gemmata

Ecco, tutto questo per dire che questa serie mi ha insegnato la frustrazione, fedelissima musa e compagna per la vita. Per un appassionato di videogames la frustrazione è come diesel magico che ti spinge oltre il limite delle tue possibilità (a volte).

E se oggi si parla di frustrazione + videogiochi = si sta parlando di FromSoftware.

Era il 2009 quando la casa di produzione giapponese sgancia la bomba: Demon’s Souls (esclusiva PS3), un gioco infame e maledetto come nessuno ricordava potessero esisterne dai tempi del sopracitatissimo Ghosts ‘N Goblins.

Un RPG d’azione fantasy nel quale morire ripetutamente (e ancora e ancora e ancora…) è l’anima stessa del gameplay, però anche questo è magico… la critica lo ama, prende dei votoni, vince dei premi e tutte quelle cose lì prestigiose.

Tutti ne parlano, tanti lo provano, pochi lo finiscono, alcuni spezzano i controller coi morsi.

demons souls
Allegra location, vista morte.

Purtroppo tutti noi possessori di Xbox 360 o PC e (non di PS3) abbiamo dovuto aspettare Dark Souls (FromSoftware, 2011) per potere meravigliarci e nominare il nome di dio sul divano.

Il gioco prende il meglio del precedente titolo e lo migliora ancora, diventando un oggetto di uno strano culto funesto fatto di sofferenza e gratificazione. Ogni boss è una lotta vera, richiede sudore, dedizione, pazienza, calma, conoscenza profonda del terreno e dell’avversario oppure “SEI MORTO” scritto in rosso.

E i boss sono veramente grossi-grossi.

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La scritta “SEI MORTO”, ma in inglese

Il nostro alter-ego (un non-morto maledetto dalla sfiga dei secoli maledetti) deve schivare, parare, rotolare e sferrare spadate al momento giusto, o magie, o pugnalate, o frecce, insomma dipende da che personaggio volete fare.

Ricordo ancora con angoscia la mia prima devastante esperienza con il Demone Capra (a.k.a. figliodiputtanissimadimerda) e con i suoi due dobermann marci.

Muoviamo i nostri prudentissimi passi immersi in un’atmosfera fantastica, misteriosissima, paurosa, ma affascinante; le “aree” sono strutturate magistralmente, zone aperte, panorami mozzafiato, foreste e dungeon, tutti collegati da geniali scorciatoie che si sbloccano col procedere dell’avventura e ci fanno dire: “uh?, uooooooh!”.

Ah, niente pausa e niente salvataggi liberi, mai, solo dei simil-checkpoint tosti pure da trovare.

Con questo capitolo si battezza la serie “Souls” e la fanbase aumenta a dismisura.

Ufficiosamente nasce un genere: il “Souls-like” e altri sviluppatori si cimentano con questa nuova corrente videoludica con esiti (per adesso) altalenanti.

Nel 2014, esce Dark Souls II ed è ancora un successo di critica e pubblico, ottima l’edizione remaster “Scholar Of The First Sin” completa di espansioni. Alcuni dicono che è il capitolo più fiacco, ma ci sarebbe da parlarne per mesi e nessuno ne ha voglia.

demon of song
L’ispirato design dei nemici, che te li sogni di notte (Demon of Song, DSII)

Parentesi Bloodborne (FromSoftware, 2015). Un vero e proprio Souls ma che si allontana dalle atmosfere dark fantasy (alla Berserk) dei Dark Souls per portarci in un incubo tra Van Helsing, Lovecraft, poco steampunk e un po’ di quel film con la Bellucci: “Il Patto dei Lupi”.

Qui il nostro filiforme personaggio (anche qui lo creiamo noi con un editor) manovra delle complesse armi meccaniche che si trasformano, si allungano, sparano dei proiettili di mercurio (sì, di mercurio) e per curarci dalle ferite beviamo sobriamente delle fiale di sangue maledetto.

Tutto ruota intorno alla città di Yarnham, una gugliosissima Praga/Vienna gotica segnata da una piaga bestiale… ma poi lo svarione Lovecraftiano prende piede e ciao, si finisce a fare i conti con il Cosmo, gli incubi e degli ometti azzurri con la testa molla.

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Ecco, quello per terra è tutto sangue

Come da tradizione per la serie, una volta finito la prima volta, il gioco ci stimola a ri-niziarlo subito, a difficoltà aumentata (new game+, ++, +++, etc.), per sbloccare proprio tutto, per parlare con un personaggio che ci era sfuggito o per giocare con un amichetto (o no) in multiplayer, cioè smettere di giocarci è veramente dura, uscire dal tunnel dico.

E infatti io sono stato chiuso in Dark Souls III (FromSoftware, 2016), annunciato come capitolo finale della trilogia (sigh), che è uscita da pochissimo la prima espansione di due e mi sta meravigliando con la sua magia oscura (sì, il DLC Ashes of Ariandel è moooolto corto, però sempre ispiratissimo).

Ci ho messo ore solo per creare il personaggio, si chiama Lhui e ha un caschetto alla Valentina, le basette alla Wolverine, delle cicatrici sugli occhi come Shu della Sacra Scuola di Nanto e di mestiere fa il pyromancer, cioè tira delle grandissime palle di fuoco di diversi colori, a me piacciono quelle nere di “fuoco nero”.

L’episodio finale della saga è un’apoteosi, nel senso proprio di glorificazione, un gioco consigliatissimo anche a chi non ha mai giocato gli altri e vuole cimentarsi con un titolo magico e maledetto; tanto la storia non si capisce comunque, sul serio, è criptica, ma ci sono dei video pallosi/interessanti su YouTube che la spiegano.

Oh, ci sono i granchi enormi infuocati, dei giganti veramente giganti e un albero grasso con le gambe magre che ci vuole schiacciare.

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Il panorama di Irithyll della Valle Boreale
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Lui invece è Lhui

Ah, un titolo indipendente “Souls-like” che mi sento di consigliare è Salt and Sanctuary (Ska Studios, 2016), che ricalca (pedissequamente) le meccaniche dei Souls e le trasferisce in un platform bidimensionale a scorrimento orizzontale, lo trovate sull’online store della Playstation e su PC a un prezzo decente.

Grazie, ciao.

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Se volete provare alcuni dei titoli che vi ho raccontato (quelli vecchi):

Ghosts N’ Goblins (NES) > QUI

Super Ghouls ’N Ghosts (SNES) > QUI (♥♥♥♥♥♥prova assolutamente questo!♥♥♥♥♥♥)

Gargoyle’s Quest (GameBoy) > QUI

Gargoyle’s Quest 2 (NES) > QUI

Demon’s Crest (SNES) > QUI (♥♥♥♥♥♥…e questo!♥♥♥♥♥♥)

I “Souls” li trovate ancora tutti facilmente nei negozi e online, specialmente gli ultimi capitoli.

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