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Vita di Gilles

BANDE A PART(E) [capitolo 3]
Da Hara-Kiri alle Graphic Novel – storie di fumetti e rivoluzioni marginali

Dove apparentemente non si parla di fumetti ma si scopre che la psicogeografia situazionista sarà una fondamentale chiave interpretativa di questa storia e che Guy Debord amava i fumetti di Hal Foster.

Gilles Ivain
Gilles Ivain

Ho accennato prima a Gilles Ivain. Uno degli amici con cui Debord praticava la deriva. A dire la verità prima di cominciare le ricerche per questa storia, non sapevo minimamente chi fosse. È stata una foto, in cui è ritratto con il bavero alzato e appoggiato a una specie di balaustra, mentre beve a collo da una bottiglia di bordeaux, l’aria vagamente da ribelle senza causa, ad attirare la mia attenzione e a farmi cercare qualche notizia sulla sua vita. Più ne trovavo e più ne volevo trovare. Un personaggio unico. E in qualche modo indispensabile alla definizione di Parigi che mi occorre costruire per inserirci le vicende dei personaggi di questa storia.

Qualcuno sostiene che fu lui, in realtà, a trasformare il gioco lettrista di cui raccontavo, da occasionale a quella pratica sistematica di deriva che cambierà il nostro modo di intendere gli spazi urbani. Ma non è questo il punto.

Gilles Ivain in realtà si chiamava Ivan Vladimirovitch Chtcheglov ed era figlio di un rivoluzionario ucraino che dopo il fallimento della rivoluzione del 1905 e dopo alcuni anni di carcere zarista, viveva in esilio a Parigi dove manteneva la famiglia facendo il taxista.

Nato nel 1933, Gilles abbandona la scuola a sedici anni e si lega d’amicizia con un altro adolescente vagabondo di nome Henry de Bearn. Condividono una stanza ammobiliata in Rue de Civry. Dove vivono come bohemien. Nel 1950 vengono arrestati per detenzione di materiale esplosivo.

eiffel

Ecco. Adesso qui potrei scatenare effetti letterari speciali. Inventarmi di sana pianta una bella sequenza notturna, in cui Gilles e Henry scivolano per il buio del Champ-de-Mars, carichi di dinamite, decisi a minare i pilastri portanti della Tour Eiffel. Immaginare che mentre legano le cariche ai tralicci vengono sorpresi da una pattuglia di flic. Sai che scena che ci veniva fuori: un inseguimento con i fiocchi, magari in bicicletta, per tutto il settimo arrondissement, fino a Saint-Germain-des-Prés, dove vengono arrestati tra lo scompiglio generale e portati al Quai des Orfevres. Roba da romanzo di Malet o di Manchette o di Daeninckx.

Invece niente. Non scrivo romanzi. Il vero motivo per cui i due comprarono di straforo in un cantiere edile della dinamite non lo sapremo mai. Sta di fatto che la stessa persona che glielo aveva venduto, probabilmente accusata della mancanza dell’esplosivo, li denunciò. Al processo dichiarano, sfottendo il giudice, che gli serviva per far saltare la torre Eiffel perché con tutte le sue luci non li lasciava dormire. Nel giro delle loro frequentazioni per i bistrot di Saint-Germain-des-Prés diventano subito leggenda.

morineau

In realtà se non dormono molto non è certo per le luci che la sera si accendono sulla torre Eiffel: la casa dove abitano è abbastanza lontana dal Champ-de-Mars. La loro insonnia è dovuta al loro vagabondare per tutti i locali del Quartiere Latino. Comunque: si fanno qualche mese di galera, poi quando escono de Bearn parte per il Venezuela. Chtcheglov riprende i suoi peregrinaggi per Saint-Germaine-des-Prés. Il suo locale d’adozione diventa Chez Moineau, al 32 di rue Four. La fauna di questo bistrot è composta da artisti sconosciuti che probabilmente resteranno tali, tossicomani, delinquenti comuni di piccolo calibro, puttane e studenti squattrinati. Qui nel 1953 conosce Guy Debord e Patrick Straram.

gilles formulario

Tra agosto e settembre, mentre praticano il gioco della deriva, Gilles scrive il Formulario per un nuovo urbanismo. Poi dopo racconto anche cosa ci aveva scritto. Adesso faccio un po’ di chiacchiera. Il saggio avrebbe dovuto comparire nel quarto bollettino dell’Internazionale Lettrista con la cui pubblicazione Debord e Patrick Straram avevano progettato di prendere definitivamente le distanze teoriche dalla linea che il movimento lettrista aveva avuto sotto la guida di Isou. Quel numero del bollettino però non uscirà mai. Proprio a settembre Debord deve recarsi a Cannes, dove resterà fino a dicembre. Affetto da asma cronico Debord per tutta la vita avrà crisi respiratorie più o meno gravi. Proprio in questo periodo ne ha di sempre più gravi, tanto che l’adorata nonna Manou si recherà a Parigi per accudirlo e lo convincerà a passare l’autunno a Cannes per rimettersi. Debord amava sua nonna materna Lydie Rossi, detta Manou, tanto quanto detestava sua madre Paulette. Anche se non amo gli psicologismi da serial americano non si può negare che il rapporto con la madre anafettiva segnerà tutta la sua vita, come a due altri protagonisti di questa storia: George Bernier e Philippe Druillet.

Comunque. Mentre Debord si curava a Cannes, la pubblicazione del bollettino l’avrebbe dovuta curare Patrick Straram, ma si fa arrestare ubriaco fradicio mentre minaccia per la via con un coltello i passanti. Lo arrestano e finisce in un ospedale psichiatrico, Ville Evrard a Neuilly sur Marne. Un pugno di chilometri a est di Parigi.

Ci starà per un po’ di mesi. Quindi niente rivista.

debord metagrafia parigi

Però quando a dicembre Debord torna a Parigi e lo va a cercare insieme a Chtcheglov, lo trovano che dirige la rivista dei matti dell’ospedale, Le Tremplin. Finisce che proprio sul numero in uscita Straram pubblica un testo di Debord e Chtcheglov dove sono raccolte le esperienze delle derive dell’agosto precedente. Mentre Debord stava a Cannes si scambiava per posta con Chtcheglov un lungo collage dove di volta in volta incollavano a turno impressioni, mappe foto e disegni in cui rievocavano i percorsi delle derive di agosto. Debord battezza questo tipo di opera metagrafia e attribuisce il neologismo a Isadore Isou. In realtà il termine era già correntemente utilizzato per indicare un metodo stenografico allora tra i più diffusi: il metodo Dupleyer. Giustapponendo immagini e testo i due amici descrivono una nuova immagine di Parigi, sulla quale fissano degli stati d’animo che intendono comunicare a chi guarda le loro metagrafie, perché tale è il potere influenzale che gli attribuiscono.

Dopo la visita a Straram i due amici decidono di intraprendere una deriva epocale. Durerà parecchi giorni. Sono i primi giorni del 1954, li accompagna anche Gaetan Langlais che però li abbandonerà presto, spaventato dalla piega incontrollata che l’esperienza va prendendo tra alcolismo, violenza e incontri promiscui nei bar più malfamati del Marais. Durante questa deriva Gilles Ivain rivela, in preda ai fumi dell’alcol e a una visione magico metafisica del mondo che comunque gli appartiene per indole, alcuni sprazzi di follia quasi artaudiana. Si convince, dai piccoli segni esoterici che incontra durante la deriva, che forze occulte controllino segretamente le nostre vite e che sia necessario ritrovare il sacro Graal per sconfiggerle.

A causa di questa allucinata lettura del mondo, che molto deve agli scritti di Raymond Abellio, tra lui e Debord comincia a crearsi una sempre più accentuata tensione, che si trasformerà in aperta rottura tra maggio e giugno del 1954, quando Gil Wolman, tornato da un lungo viaggio nell’Algeria che si preparava alla guerra d’indipendenza, riprende il suo ruolo fondamentale nell’Internazionale Lettrista e accanto a Debord, con l’intenzione di realizzare una mostra di metagrafie da tenersi alla Galerie du  Passage.

Dentro e fuori

Debord usa Wolman come argine per impedire alla personalità di Chtcheglov di segnare troppo marcatamente il movimento con il suo irrazionalismo esoterico. La sua paura è che l’ucraino cada in quello stesso delirio che aveva portato Artaud, di cui Chtcheglov è un profondo estimatore, a distanziarsi dal surrealismo per cadere in una fascinazione buddista. Per limitare l’influenza di Chtcheglov sul gruppo lettrista, Debord non si fa scrupolo di usare la forte personalità di Wolman, sostituendoli lentamente nei suoi rapporti d’amicizia.

Gilles Ivain la racconta un po’ diversa (nel suo Sur ce monde habitè) sostenendo che Debord era animato da un irriducibile desiderio di potere e di controllo (e l’incredibile serie a venire di espulsioni dall’Internazionale Lettrista prima e da quella Situazionista poi sembrerebbero dargli ragione) che a lui, nel primo periodo della loro folgorante amicizia era sfuggito, ma che apparve in tutta la sua violenza nei giorni in cui Wolman allestiva la mostra di motografie.

La goccia che fece traboccare il vaso, sempre secondo il racconto di Chtcheglov, fu questa: il collettivo lettrista decide stampare sull’invito da diffondere per l’inaugurazione della mostra la seguente frase di Hegel (Chtcheglov sostiene di esserne stato il suggeritore): «non c’è da aspettarsi niente di troppo grande dalla forza e dal potere dello spirito».

Ma quando vede la locandina stampata Chtcheglov resta senza parole. La frase è stata cambiata da Debord con questa: «tutto quello che ci importa è la presa del potere».

Per Chtcheglov leggere la frase e lasciare il movimento fu la stessa cosa.

Quello che posso dire io è che la frase che Gilles Ivain sostiene sia stata scelta per prima, in realtà è una frase di Hegel che veniva stampata sulle papillon surrealiste, collezione di 15 lettere pubblicitarie ideate da Artaud e stampate dai surrealisti nel 1924, il che riporterebbe quantomeno all’influenza di Artaud sulle sue allucinazioni esoteriche. È possibile che Debord l’abbia cambiata, se mai veramente era stata scelta, proprio per quella sua volontà di preservare l’Internazionale Lettrista da quelle fesserie metafisiche.

Nel numero 2 di Potlatch, l’appena nato bollettino d’informazione della sezione francese dell’Internazionale Lettrista, uscito il 29 giugno 1954, in un articolo di Wolman intitolato Alla porta viene stilato un elenco degli espulsi dal movimento: tra gli altri scopriamo che Chtcheglov è stato allontanato con l’accusa di “mitomania, delirio interpretativo e mancanza di spirito rivoluzionario”.

Ma quale che sia la verità, che Gilles Ivain se ne sia andato disgustato dal desiderio di controllo di Debord o che sia stato da questi espulso per le sue allucinazioni metafisiche, questa rottura pesò molto a entrambi.

prince valiant hal foster

Probabilmente più a Gilles che visse la cosa come un tradimento di quella che riteneva una profondissima amicizia. Qualche settimana dopo ha una crisi brutale. Durante una discussione con la sua compagna perde completamente il controllo e distrugge letteralmente il locale in cui si trovano: Le Cinq Billards. In una lettera inviata a Debord nel 1964, quando si riappacificheranno (lo stesso Debord evocherà nel 1978 la loro antica amicizia e il debito che la psicogeografia situazionista aveva nei suoi confronti nel film In girum imus noste et consumimur igni, paragonandolo, non inopinatamente, al Prince Valiant di Hal Foster) racconterà che ci vollero più di 24 poliziotti per immobilizzarlo. A seguito di questo sarà internato in un ospedale psichiatrico e sottoposto a elettroshock. Resterà rinchiuso per cinque anni e comunque, per il resto della sua vita, farà dentro e fuori dai manicomi. Morirà solo e dimenticato a 65 anni.

// Prosegue fra due settimane con il Capitolo 4: Gli accompagnatori sono pregati di scendere.

Leggi gli altri capitoli di Bande à parte. Da Hara-Kiri alle Graphic Novel – storie di fumetti e rivoluzioni marginali.

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