La storia della pubblicazione in Italia di Jimmy Corrigan, il ragazzo più in gamba sulla terra sembra la trama di una complessa pagina a fumetti con intricati diagrammi di flusso e lunghe pause vuote, simile a quelle che hanno reso famoso negli ultimi vent’anni il suo autore statunitense: Chris Ware. Infatti è solo a metà di quest’anno – dopo “appena” sette anni dalla prima edizione italiana Mondadori del 2009, uscita a sua volta con “soli” nove anni di ritardo rispetto all’edizione originale inglese e ormai da tempo fuori catalogo – che la casa editrice Coconino Press ha reso finalmente di nuovo disponibile in Italia uno dei fumetti più influenti dell’ultimo ventennio.
Jimmy Corrigan, uscito inizialmente a puntate nella seconda metà degli anni ’90 all’interno della serie antologica personale di Ware Acme Novelty Library, dopo la sua pubblicazione in volume negli Stati Uniti nel 2000 ha ricevuto i più importanti riconoscimenti del settore tra cui due Eisner Awards, due Harvey Awards, il premio per il Miglior Fumetto al Festival di Angoulême nel 2003 e, prima volta per un fumetto, il The Guardian First Book Award.

È strano parlare di Jimmy Corrigan nel 2016, non tanto perché la grande influenza che questo libro ha esercitato ed esercita tutt’ora nel mondo del fumetto e del design si è ormai spenta (anzi, è difficile trovare qualcuno in questi settori che non citi esplicitamente Ware come riferimento) ma piuttosto perché Chris Ware, a quindici anni dal libro che gli ha dato notorietà mondiale, ha ormai oltrepassato i confini artistici che si era posto alle soglie del 2000 per Jimmy Corrigan. Nel frattempo ha creato molte altre opere che costituiscono un’ulteriore evoluzione del suo pensiero estetico e del suo stile di racconto: l’eccellente Lint (ne ho parlato a suo tempo in modo approfondito qui), la striscia The Last Saturday per il Guardian, alcune belle copertine per il New Yorker e soprattutto Building Stories, complesso oggetto narrativo non identificato che racconta la storia di un edificio e dei suoi abitanti nel corso del tempo e dello spazio (un concetto profondamente debitore di Qui di Richard McGuire, che ha avuto una grande influenza sulla genesi di quest’opera, per ammissione dello stesso Ware). La speranza ora è che Building Stories, di cui è stata annunciata qualche tempo fa la pubblicazione anche in Italia, non debba affrontare in futuro la stessa tormentata odissea editoriale di Jimmy Corrigan.
Quella che segue quindi non è tanto un’analisi di Jimmy Corrigan con ben sedici anni di ritardo dalla sua uscita originale (the times they have a-changed, direbbe qualcuno che ha appena vinto il Nobel per la letteratura) ma piuttosto uno sguardo retrospettivo che, cogliendo l’occasione della prossima importante mostra monografica dedicata a Chris Ware che sarà ospitata dal Festival Bilbolbul 2016, intende parlare di alcuni temi centrali di Jimmy Corrigan (il difficile rapporto tra padri e figli e la relazione ambigua tra memoria e realtà), considerando anche il grande debito (per contenuti e stile) che Ware ha nei confronti di alcuni notevoli fumetti del passato.

Ognuno sta solo sul cuor della terra
Jimmy Corrigan è un anonimo uomo di mezza età statunitense che vive isolato e non riesce affatto ad avere relazioni funzionali e soddisfacenti con il prossimo. Chris Ware, partendo da uno spunto autobiografico reale (l’abbandono prematuro da parte del padre e il fugace ricongiungimento avvenuto solo in tarda età), narra l’incontro catartico di Jimmy con il padre (talvolta idealizzato attraverso la figura mitica di Superman) dopo tanti anni di silenzi e di solitudine. L’autore intesse contemporaneamente un complesso racconto intergenerazionale sul rapporto padri/figli durante gli ultimi cento anni, dall’esposizione universale di Chicago di fine ‘800 ad oggi. Un rapporto difficile fatto di abbandoni, silenzi e fallimenti emotivi che corrono lungo tutto l’albero genealogico maschile dei Corrigan, dal bisnonno William fino a Jimmy, all’insegna dell’anaffettività e dell’abbandono.
La caduta della casa dei Corrigan
Durante il racconto Ware intreccia continuamente diverse linee temporali per mostrarci che nella famiglia Corrigan i peccati psicologici dei padri ricadono inevitabilmente sui figli: la sua dettagliata cronaca si concentra soprattutto sulle difficoltà dei legami familiari e sul sentimento di inattitudine dei maschi Corrigan verso qualunque forma di rapporto di amicizia e relazione amorosa. Nel corso della storia i padri della famiglia Corrigan, con la loro mancanza di empatia e affetto, preparano inconsapevolmente il terreno per i futuri disturbi relazionali e sentimentali dei figli. Ware sembra d’accordo con Freud: se non siamo attenti verso gli altri e consapevoli di noi stessi, siamo destinati a ripetere nel presente ciò che non riusciamo a risolvere del passato.

La memoria non è semplice riproduzione, ma un atto di immaginazione
Seguendo con attenzione il flusso psicologico dei pensieri dei personaggi mostrato di volta in volta in analogia e in contrasto alle immagini, Ware riesce a rappresentare in modo eccellente l’intreccio ambiguo che si crea costantemente nella mente umana fra ciò che è successo (la realtà del presente) e ciò che crediamo sia successo (la memoria del passato).
Una famiglia disfunzionale è qualunque famiglia con più di una persona
È interessante notare che il rapporto tra padri e figli, il motivo dominante di Jimmy Corrigan, è stato ed è talmente importante per Ware che l’autore lo tratterà anni dopo in modo ancora più esplicito e grandioso in Lint, biografia completa della vita di Jordan Lint dalle sue prime ingenue percezioni infantili fino alla tremenda rivelazione finale del figlio, l’ultima goccia che lo schianterà alla fine di una vecchiaia grigia fatta di rimpianti e tristezze. Anche Jordan Lint, come i membri maschili della famiglia Corrigan, trasmette le proprie colpe ai figli e, pur avendo provato più volte a diventare una persona diversa durante la vita, manterrà sempre dentro di sé un nucleo inossidabile di predestinazione al fallimento che lo accompagnerà fino alla triste fine dei suoi giorni.

Il passato del fumetto anticipa e ispira il presente
Chris Ware non solo è un grande autore del presente ma è anche e soprattutto un artista che sa attingere con sapienza alla storia fumettistica dei primi del ‘900 per i propri obiettivi estetici. Ware infatti è un grande appassionato della vecchia striscia statunitense Gasoline Alley di Frank King che aveva come protagonisti lo scapolo Walt Wallet e Skeezix, un giovane orfano abbandonato davanti alla porta e trovato per caso da Walt. I raffronti che si possono fare tra Gasoline Alley e Jimmy Corrigan sono sia tematici (Ware racconta la storia di un figlio abbandonato in cerca del padre scomparso da anni dalla sua vita; King invece narrava l’esatto contrario, ovvero il rapporto intimo e duraturo che si viene a creare fra un padre riluttante e un orfano abbandonato che viene subito amato come un figlio) sia stilistici (King usava in modo totale e coeso le grandi pagine a sua disposizione, facendo sconfinare spesso le azioni dei personaggi da una vignetta all’altra; la stessa procedura che Ware ripete spesso e con grande maestria tecnica in Jimmy Corrigan).

A parte il tema importante e ovvio del rapporto padri/figli, Gasoline Alley ha influenzato Chris Ware anche sul particolare stile temporale della narrazione: King, al contrario di molti altri fumettisti dell’epoca, fece invecchiare in modo naturale e fisiologico i suoi personaggi, Walt e Skeezix, durante i molti anni di pubblicazione della striscia; Ware in Jimmy Corrigan ha usato a sua volta in modo molto elastico e flessibile la dimensione temporale dei personaggi della famiglia Corrigan, disegnando l’inesorabile sviluppo biologico tra le diverse epoche delle loro vite per mostrare ai lettori la lunga catena karmica di cause ed effetti che si snoda all’interno della storia.

A mio avviso questo interesse di Ware per i fumetti del primo ‘900 (per esempio la passione per il famoso Krazy Kat di George Herriman, un’influenza visibile nel suo Quimby the Mouse e in molti numeri dell’Acme Novelty Library) è collegabile alla nobile intenzione dell’artista statunitense di rivalutare grandi autori del passato oggi dimenticati (soprattutto facendo da curatore editoriale e art designer per numerose riedizioni) ma anche, meno modestamente e in modo più ambizioso, al suo voler collocare la sua stessa opera all’interno di un canone, storico-fumettistico, in qualità di degno erede della tradizione.
Come ha giustamente sottolineato anche il grande storico dell’arte Ernst Gombrich, l’imitazione e l’inserimento del proprio lavoro artistico all’interno del solco della tradizione storica ha un ruolo centrale nella genesi di ogni opera, persino quando quest’ultima utilizza talvolta gli stili presi in prestito dal passato per esprimere discontinuità a livello estetico e di contenuti.
Un grande lavoro editoriale per una grande opera
Un ultimo appunto infine sul faticoso e notevole adattamento grafico di Jimmy Corrigan in italiano. Coconino Press, consapevole di dover fare un lavoro certosino per un’opera che è basata sull’incastro perfetto tra lettering e layout grafico, ha svolto un compito eccellente, ricreando alla perfezione l’atmosfera originale di lettura del volume.
Abbiamo aspettato 7 anni per avere Jimmy Corrigan nuovamente disponibile in Italia: nel frattempo quello che una volta era “il ragazzo più in gamba sulla terra” è invecchiato, avviandosi verso una vecchiaia forse più felice della prima metà della sua vita. Non è venuto meno invece il valore culturale e storico di Jimmy Corrigan che colloca senz’altro questo volume di Chris Ware fra le opere grafiche fondamentali degli anni Duemila.
Consiglio: recuperate presto la versione italiana di questo libro importante, prima che sparisca di nuovo dalla circolazione.
Jimmy Corrigan, il ragazzo più in gamba sulla terra
di Chris Ware
Traduzione di Francesco Pacifico, Elena Fattoretto e Francesca Guerra
Coconino Press, 2016
384 pagine, 27,00 €