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RecensioniNovitàSheriff of Babylon, la miglior serie Vertigo degli ultimi anni

Sheriff of Babylon, la miglior serie Vertigo degli ultimi anni

Tutti i mercoledì negli Stati Uniti vengono pubblicate decine di albi a fumetti. Ogni Maledetta Settimana è la rubrica che tutti i venerdì, come un osservatorio permanente, racconta uno (o più) di questi comic book.

sheriff of babylon

Torniamo a parlare di Tom King perché, a una sola settimana dal termine di The Vision, si è conclusa con il dodicesimo numero anche la prima stagione di Sheriff of Babylon. Considerata da pubblico e critica la più apprezzata serie Vertigo dai tempi di Scalped, è stata capace di far parlare di sé anche oltre i confini delle pubblicazioni specializzate, finendo ad esempio su Vulture e Military Times.

Sheriff of Babylon, che ritornerà prossimamente, è stata proposta come una mini in 8 capitoli, ma è stata estesa a serie regolare lo scorso giugno e prevede, secondo lo scrittore, di arrivare a circa una sessantina di episodi.

sheriff of babylon

La narrazione si rifà in parte alle personali esperienze di King, che ha lavorato per la CIA al controterrorismo dopo l’11/9 sia dagli Usa che dal Medio Oriente. L’Agenzia controlla e approva ogni albo prima della pubblicazione per verificare che la storia non contenga informazioni troppo esatte o che violino il segreto cui l’autore è tenuto. Anche per questo, spiega King, non si tratta di una storia di spie, che non verrebbe approvata, bensì di un noir. Un murder mystery per l’esattezza, in cui l’indagine che segue il ritrovamento di una recluta uccisa coinvolge tre personaggi: Christopher, americano e addestratore di futuri poliziotti iracheni; Sofia o Saffiya, rientrata in Iraq con la caduta di Saddam e abile a risolvere situazioni complesse con tecniche a metà tra la diplomazia e le azioni militari dei suoi contractor; Nassir, ex poliziotto del regime Baathista di Saddam, distrutto dalla morte delle sue tre figlie e ora in cerca di una nuova direzione, tanto da accettare di collaborare con Christopher alle indagini.

sheriff of babylon

Quel che sembra un caso di omicidio, però, si rivela solo il principio di una complessa ragnatela che collega terroristi e agenti governativi in un dedalo di menzogne. È da questa particolare situazione sfocata che King riprende la propria esperienza irachena. L’autore ha infatti spiegato di non avere una posizione chiara su quei giorni (la serie inizia nel febbraio 2004, dieci mesi dopo la caduta di Saddam) perché l’ambiguità, più o meno intenzionale, tanto del governo Usa quando degli iracheni era pressoché impenetrabile.

Da parte sua, il disegnatore e colorista Mitch Gerads si è rifatto ai racconti dei propri fratelli, che hanno servito come militari nel corso della Guerra del Golfo. Inoltre, ha svolto approfondite ricerche iconografiche per restituire con esattezza armi e divise, strumenti tecnologici e ambienti. Allo stesso tempo il suo disegno è caratterizzato soprattutto dalla recitazione dei personaggi, dove anima le lunghe sequenze di dialogo anche grazie a una gabbia molto variabile, che spazia dal 3×3 alle cinque o sei vignette larghe come tutta la pagina fino alle doppie splash page (che in realtà non sono sempre efficaci).

Gerads, che prima aveva collaborato con Nathan Edmonson a The Activity e a The Punisher, se da una parte è preciso nel disegno, dall’altra usa il colore per una connotazione espressiva che definisce più Hollywoodiana: le sequenze di giorno sono solitamente torride e giallastre anche negli ambienti chiusi, mentre quelle notturne hanno toni quasi verdastri quando presentano situazioni di pericolo e sono invece più bluastre in momenti di quiete.

sheriff of babylon

Una caratteristica di Sheriff of Babylon sono poi le vignette nere con scritte in bianco in carattere Courier, tipo macchina da scrivere insomma, spesso a indicare ora e luogo oppure il suono degli spari con la secchezza di un rapporto. Quando invece Sofia racconta la storia della principessa di cui porta il nome i colori si fanno più accesi, antinaturalistici, e il disegno più bidimensionale, quasi in uno stile da icone russe.

sheriff of babylon

La serie ha una narrazione molto fitta e articolata, ma King sa anche trovare sequenze o interi numeri piuttosto autonomi, per esempio il già citato racconto nel racconto della storia di Saffiya, oppure l’episodio sulla moglie di Nassir o ancora quello dedicato principalmente a un’intera giornata di tortura. Il risultato è una serie ricca di soluzioni mai banali, popolata di personaggi complessi e di situazioni difficili, che intrecciano interessi imperialisti e spinte all’autodeterminazione che possono sfociare nel terrorismo.

Se i primi 12 numeri chiudono in effetti diverse vicende, per altro con un finale di chiara circolarità che ha luogo due mesi dopo l’inizio della serie, rimangono comunque in sospeso diverse questioni per i prossimi episodi, sia nel rapporto tra i personaggi, sia per un mistero rimasto aperto. Si spera che Sheriff of Babylon riprenda presto, perché King come scrittore di un Batman puramente escapista lascia finora piuttosto perplessi.

***

BONUS 1: Questa settimana si è conclusa anche la mini in quattro episodi Strange Fruitintitolata come la canzone sul razzismo di Billie Holiday e ambientata a Chatterly, sulle sponde di un Mississippi prossimo a sfondare gli argini, nel 1927. Mentre c’è tensione tra gli uomini del KKK e i neri del posto, che comprensibilmente non vogliono lavorare al fianco di chi li odia, arriva sulla Terra un misterioso alieno con le sembianze di un altissimo uomo di colore. Questa sorta di Superman non parla (e non lo farà per tutta la vicenda) ma bastano le sue azioni a favore della comunità nera a suscitare reazioni estreme tra i membri del Klan, il tutto mentre il Mississippi rischia di spazzare via tutti quanti.

strange fruit

La serie dei Boom! Studios ha suscitato controversie. In parte perché gli autori, Mark Waid e J.G. Jones (qui dallo stile pittorico), sono entrambi bianchi e fanno usare al super uomo la bandiera confederata come una mutanda, cosa che però alcuni non sembrano aver letto correttamente (eppure il fumetto è del tutto esplicito). Alla fine, comunque, la miniserie non è molto riuscita, né sul versante grafico, dove risulta piuttosto statica anche se molto ricca nella ricostruzione del periodo, né su quello narrativo, che trova un buona conclusione ma nel complesso rimane piuttosto povero.

BONUS 2: In Catwoman Election Night il Pinguino si candida sindaco e imita palesemente Trump (Make Gotham Great Again!) ma se la deve vedere con Batman. Catwoman indaga invece sulla sua rivale, che si rivela non essere poi così pulita.

Catwoman Election Night

Oltre a essere tutto malamente disegnato da Shane Davis, il one-shot si risolve in un finale davvero insoddisfacente. Come commento a fumetti sulle elezioni reali, è stato sicuramente più felice Vote Loki della Marvel. Questo albo si salva solo per la storia in appendice di Prez, la presidentessa teenager di un’America futura, che messa alle strette sia dai fanatici delle armi, sia dagli integralisti che avversano gli anticoncezionali, trova un modo geniale di salvare almeno questi ultimi. Davvero un peccato che la serie di Prez sia stata chiusa dalla DC…

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