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Alla ricerca di un sé autentico, ma banale: In Silenzio di Audrey Spiry

Quello del “viaggio nel cuore della natura incontaminata, che diventa viaggio dentro se stessi” è senza dubbio uno dei motivi letterari più frequentati, e talvolta abusati, degli ultimi anni. La tenace fascinazione che questo tema esercita sul pubblico occidentale dipende certamente da fenomeni sociali e culturali più generali, e si accompagna alla ormai indiscussa diffusione di nozioni-feticcio come “autentico”, “naturale” e simili. Sta di fatto che declinare questo tema in maniera convincente ed emozionante sta diventando un esercizio sempre più difficile per gli artisti, che si tratti di registi, scrittori o fumettisti.

Fra i tanti ci ha provato anche la pittrice e animatrice Audrey Spiry nel suo primo graphic novel, In Silenzio, uscito in Francia nel 2012 e da poco tradotto in Italia per Diabolo Edizioni. Il risultato è certo meritevole di attenzione (e già in patria ne ha ottenuta parecchia), ma convince solo a metà.

Leggi l’anteprima di In Silenzio

in silenzio audrey spiry

In Silenzio segue la venticinquenne Juliette e il suo fidanzato Luis in una giornata di canyoning nel sud della Francia, accompagnati da una simpatica famigliola appassionata di sport estremi e da un istruttore un po’ stereotipato ma tutto sommato credibile. Sin dalle prime battute che quest’ultimo scambia con la giovane coppia (ma a parlare è – significativamente – soprattutto Luis), nella sequenza iniziale del rocambolesco viaggio in pullman verso il luogo dell’escursione, capiamo che il vero tema del viaggio e del libro sarà il rapporto di Juliette col suo ragazzo, nella cornice più generale della sua vita interiore e della sua realizzazione personale.

La sequenza, tra le migliori del romanzo, è anche l’occasione per l’autrice per cominciare a giocare con un ampio ventaglio di soluzioni stilistiche che costituiscono il vero punto di forza di questo fumetto: i corpi sballottati di Luis e Juliette, finora resi con un compatto realismo (sia pure nell’atmosfera surreale conferita da una paletta di colori à la Gauguin) cominciano a perdere di definizione, si attorcigliano e si mescolano con l’ambiente circostante, catapultando il lettore direttamente accanto a loro, sul sediolino posteriore di un furgone sgangherato. Audace sintesi di post-impressionismo ed estetica digitale, il disegno di Spiry rivela chiaramente il suo debito verso la pittura francese ogni qual volta c’è da illustrare il riflesso del sole sul vetro, un passaggio in galleria o un paesaggio montano. L’autrice aprofitta inoltre del dormiveglia della sua protagonista per concedersi anche qualche scappata nel registro onirico: Luis si ritrova così trasfigurato per un attimo in un gorilla, in una scena che sembra venire dritta dritta dalla Valentina di Crepax.

In una storia che intende fare del paesaggio e della natura lo specchio dei moti d’animo e delle emozioni  dei protagonisti, è inevitabile che il virtuosismo tecnico si riveli fondamentale. All’interno del percorso guidato (e quindi relativamente sicuro) che fa da cornice alla vicenda, le “avventure” che si offrono al lettore si riducono per lo più a gambe che tremano prima di un salto, senso di vuoto durante un tuffo, acqua ghiacciata e panini inzuppati. Salve qualche raro momento di reale inquietudine, difficile creare tensione nel lettore se non si riesce a fargli rivivere almeno un po’, nei limiti offerti da una storia a fumetti, quelle sensazioni.

in silenzio audrey spiry

Le trovate stilistiche di Spiry rispondono allora a questa precisa intenzione narrativa, e l’autrice si distingue per la pertinenza, prima ancora che per l’inventiva, delle sue innumerevoli soluzioni: giochi cromatici, personaggi deformati oltre ogni limite, disintegrati, liquefatti, fusi con la natura circostante… Tutto è funzionale a trasportare il lettore tra le gole di un canyon francese, accanto a Juliette e Luis, e alle pestifere bambine della coppia che li accompagna. Da questo punto di vista, difficile fare di meglio.

Al netto di questa brillantezza formale, In Silenzio finisce però con l’incagliarsi proprio là dove ci si aspettava. Fin dall’inizio Spiry non cerca nemmeno di dissimulare il suo volersi allineare completamente sul già ricordato stereotipo del “viaggio nella natura alla ricerca di se stessi”. Vista la godibilità del disegno, ci potrebbe anche stare. Tuttavia, il tema è ormai talmente logoro che non si può davvero pensare di dire qualcosa di rilevante se l’approfondimento dei personaggi resta abbozzato e la vicenda così prevedibile: la ragazza che ha ancora voglia di “sognare” (di sognare cosa ?), il ragazzo già adulto e troppo preso dalla carriera, la bambina che con la sua incoscienza aiuterà la protagonista a superare i propri limiti mentali…

Tutto sa di già sentito, anche se la storia resta resta quasi sempre sobria e verosimile. Fa eccezione, in questo senso, il vago ed insistente riferimento ad una presunta “voce” dei sassi in fondo al fiume (inutile dire che solo la protagonista e la bambina più piccola sono abbastanza pure di cuore per sentirla); una vera e propria caduta di stile del raconto, che pure il più delle volte riesce a trattare della natura in modo pertinente grazie alla sua sola potenza visuale, senza banali antropomorfizzazioni.

in silenzio audrey spiry

Il fumetto regala qualche flashback e qualche sequenza onirica in cui l’autrice sembra per un attimo voler venire al dunque, renderci davvero partecipi di cosa esattamente manca nella vita di Juliette, e di come la giornata di canyoning la stia aiutando a capirlo… Ma tutto resta molto vago, e la grande svolta esistenziale della ragazza rimane un fatto privato, che non ci tocca perché non abbiamo mai davvero accesso né al prima, né al dopo. Né tantomeno alla svolta stessa, che avviene attraverso un passaggio della trama oscuro e non troppo ben orchestrato.

Davanti a questa approssimazione contenutistica, è facile che l’attenzione del lettore preferisca concentrarsi sul sempre brillante versante formale dell’opera, che “salva” la storia e permette, nonostante tutto, di non rimpiangere la lettura (anche la sequenza finale, deludente quanto a risposte, è molto ben girata e gustosamente illustrata). Questa prima prova di Spiry nel mondo del fumetto sortisce quindi un risultato ambiguo: In Silenzio è un’opera che può senz’altro piacere ma probabilmente non per i motivi che l’autrice riteneva centrali. Come esercizio di stile riesce a stupire, come gioco formale è intelligente e appassionante, come viaggio per immagini è a tratti incantevole. Per il viaggio dentro noi stessi, però, bisognerà attendere una qualche altra, prossima escursione.

In silenzio
di Audrey Spiry
traduzione di Elisabetta Tramacere
Diabolo Edizioni, 2016
168 pagine, 17,00 €

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