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Radar. 7 fumetti da non perdere usciti questa settimana

Wolverine: Arma X (Panini Comics). Ripresentato in formato deluxe (volume gigante e cartonato con contenuti speciali inediti) un classico intramontabile scritto e disegnato da un Barry Windsor-Smith in stato di grazia. Arma X è la storia di come Wolverine sia stato trasformato in una bestia assassina piena di adamantio. Non fatevelo scappare, sul serio.

Leggi anche: I fumetti che leggeremo nel 2017

wolverine arma x

Noi siamo i morti vol. 2 – Il celeste impero (Panini Comics). Non so esattamente di cosa parli questo fumetto, penso zombie che combattono contro civiltà precolombiane (la sinossi recita: “L’erede al trono dell’impero Inca, Manco, ha intrapreso un viaggio verso la lontana Europa per scoprire la verità sulla leggenda degli uomini che non muoiono mai. Il suo pericoloso viaggio lo porterà ora verso oriente, e verso un terribile conflitto tra i vivi e i non-morti”). La cosa che ha attirato la mia attenzione e per cui ve lo segnalo però è la presenza di Igor Kordey, al lavoro su sceneggiatura di Darko Macan (autore che abbiamo ospitato su queste pagine con un bell’intervento su Watchmen).

Vi ricordate di Igor Kordey? Disegnatore croato, agli inizi degli anni 2000 aveva cominciato a lavorare per la Marvel sulle serie personali di Cable e della Vedova Nera, ma soprattutto su New X-Men con Grant Morrison, come rimpiazzo/rinforzo dei lentissimi Frank Quitely e Ethan Van Sciver. Fra i suoi meriti, quello di essere il creatore grafico di Fantomex, il ladro gentiluomo mutante degli X-Men ispirato all’unico altro fumetto degno di essere letto a parte quelli di Morrison, ossia DIABOLIK. (Per chi volesse approfondire c’è sempre la mia guida di lettura agli X-Men di Morrison)

All’epoca non ne sapevo niente, ma Kordey era universalmente odiato dai lettori americani e i suoi disegni non piacevano quasi a nessuno. Secondo me questa è un’ingiustizia, sia perché adoravo i suoi corpi sgraziati e le espressioni da pazzi posseduti che avevano i suoi personaggi (guardate questa Emma Frost, è chiaramente un DEMONE), sia perché il povero Igor ha effettivamente disegnato alcuni numeri di New X-Men in una settimana. UNA SETTIMANA. Ci sono settimane in cui l’unica cosa che faccio io per sette giorni di fila è alzarmi alle 3 del pomeriggio, fare colazione guardando Detto Fatto, giocare per tre ore a Tekken Ball col mio migliore amico e poi tornare a dormire.

Insomma, la sua carriera in America è andata come è andata, però si è rifatto una vita in Francia e dando un’occhiata a qualche pagina di Noi siamo i morti sull’internet mi pare sia anche rimasto molto bravo.

Hellboy & B.P.R.D. – 1953 (Magic Press). Bando alle ciance, qui abbiamo un intervento spettacolare del nostro inestinguibile Andrea Fiamma.

Io di mio posso dire che ormai da anni soffro della sindrome di Stoccolma verso Hellboy, come potete vedere dal contribuito visivo (a fianco c’è Maus perché quella è la sezione “Nazismo” della casa). E v’assicuro che Le avventure del baby Hellboy birba non è nemmeno la cosa più schifuz del gruppo.

È che ho proprio la fascinazione per Mike Mignola. Me lo vedo arroccato nel suo castello di Dracula, con tutti i cimeli e le reliquie precolombiane, una veduta di Leningrado 1925 con la scritta wish you where here appesa in camera (pareti rigorosamente crepate). Le uniche attività di una giornata impegnata: disegnare un corvo che riflette sul senso di morte che gli provocano le farfalle, cucinare la zuppa girandola con una zampa di scimmia e uozzappare con Guillermo Del Toro chiacchierando su chi preferisse Hilter come BFF tra Ernst Röhm o a August Kubizek. Poi se gli gira un pomeriggio apre un libro di fiabe e storie folkloristiche, mette mano alla matita, chiama i suoi super amici del fumetto, gli immancabili John Arcudi/Guy Davis/Dave Stewart (che stanno in un rapporto di palese sottomissione a Mignola come gli ospiti di Radar stanno a Dario Forti). Aggiunge suggestioni pulp, nazismo, qualche disegnetto, una bella copertina fluttuante con la diagonale dietro e anche questa l’abbiamo portata a casa, nella speranza – ormai certezza – di mungere del saporoso latte caldo da quella vacca sacra che i profani chiamano Hellboy.

Hellboy & B.P.R.D. – 1953 è lo spin-off di B.P.R.D., a sua volta spin-off di Hellboy e genitore di ulteriori spin-off. Se fosse una fotografia, le generazioni perse a ogni passaggio dovrebbero aver reso questo fumetto una macchina grigia, invece, un po’ perché ultimamente Mignola ha portato a bordo gente come Fábio Moon, Gabriel Bá e Richard Corben, un po’ perché l’organizzazione generale dell’universo mignolesco è quasi sempre a compartimenti stagni (quindi tutto sommato meno incasinata di come l’ho descritta io), Hellboy & B.P.R.D. è uno dei fumetti più godibili di quelli usciti di recente dalla Mignola & Sons.

Il primo volume, Hellboy & B.P.R.D. – 1952, era una vera perla. Disegnato da Alex Maleev, raccontava il primo incarico ufficiale di un Hellboy giovane adulto con la squadra del B.P.R.D. (e tenete conto che nelle serie spin-off Hellboy si vede raramente e quasi sempre negli anni in cui era bimbo diavolo).

Questo secondo volume dall’anteprima sembra meno bomba del primo, ha un concept e degli autori non propriamente sul pezzo (Chris Roberson, Ben Stenbeck, Michael Walsh e Paolo Rivera raccontano storie brevi sugli anni inglesi del nostro Rosso), però vedo che il tasso di “motivo freudiano dell’arto mozzato/Mano degli Addams” è alle stelle.

Qui trovate la nostra vorticosa anteprima.

Linus febbraio 2017 (Baldini & Castoldi). Dietro a una scintillante copertina di Hurricane c’è il nuovo numero di Linus, ispirato a San Valentino. Dentro, tra gli articoli, i fumetti e le rubriche, c’è anche una nuova puntata di ‘Nuggets’, spazio curato da Fumettologica che va alla scoperta dei webcomics più interessanti, curiosi e sperimentali della rete. Questa volta è toccato a me occuparmene, e ho scelto di raccontare Alfie, webcomic del fumettista InCase, finanziato su Patreon, un fantasy che racconta un percorso di maturazione sessuale.

Qui trovate tutte le informazioni, sommario completo e una romantica anteprima.

Rugbymen vol. 1 – La grande famiglia del Sei Nazioni (Corriere dello Sport Stadio/Tuttosport). Nuova collana di collaterali lanciata da Corriere dello Sport Stadio e Tuttosport in concomitanza dell’inizio del Sei Nazioni. Qui trovate tutte le informazioni pratiche.

Per quanto riguarda il commento all’uscita invece, il nostro Alberto Brambilla, in piena Sindrome di Stoccolma e in qualità di ex giocatore di rugby, è da una settimana che mi tampina perché gli faccia scrivere questa voce. Quindi, vai Alberto, scelgo te:

Se intervengo spesso su Radar nonostante il modo tremendo con cui mi tratta Dario, da bulletto/perfido schiavista, è solo perché ho imparato lo spirito di squadra sui fangosi campi da rugby. Non posso lasciare un compagno da solo, né se sta venendo arato da due giganti di un quintale e mezzo, né se è in ritardo con la consegna della sua rubrica settimanale che si ostina a preparare la notte/mattina stessa della messa online. Di questo atteggiamento noi (ex)rugbysti siamo molto orgogliosi. Spirito di squadra, sopportazione, sacrificio, non come i fighetti che amano calcio, basket, tennis o tutti gli sport indiscriminatamente.

Noi (ex)rugbysti amiamo ergerci a paladini dell’onore sul campo, del “gioco da bestie giocato da signori”. Beh, Rugbymen mostra soprattutto un altro lato del rugby, che conosce davvero solo chi ci ha giocato. Mette a nudo gli aspetti che non vogliamo che traspaiano nella nostra epica superomistica. Racconta il fango, la birra, il terzo tempo. Ed è per questo che è divertente. La prima edizione italiana (prima perché siamo un popolo di cafoni che preferiscono la palla tonda) esce in edicola a partire da sabato. Non è cartonata, ma ce ne faremo una ragione.

Dall’estero:

FARMER NED fantagraphics

Farmer Ned’s Comics Barn (Fantagraphics). Fantagraphics raccoglie in volume le strisce di Gerard Jablonski. Non conosco il suo lavoro, ma Joe McCulloch, l’autore di This Week in Comics (LA VERSIONE AMERICANA DI RADAR) sul Comics Journal, ha speso un sacco di belle parole per questo fumetto e io di Joe McCulloch mi fido molto.

Le Retour (Bamboo). Anche qui, non sono molto informato su chi sia l’autore (Bruno Duhamel), però la copertina di questo fumetto mi fa abbastanza sognare. È un polar ambientato su un’immaginaria isola vulcanica persa nel deserto. La trama: in seguito alla morte sospetta di una pittrice e attivista politica, un ispettore viene mandato sull’isola a indagare sui numerosi nemici che la donna si è creata nel corso degli anni.

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