Tutti i mercoledì negli Stati Uniti vengono pubblicate decine di albi a fumetti. Ogni Maledetta Settimana è la rubrica che tutti i venerdì, come un osservatorio permanente, racconta uno (o più) di questi comic book.
Il team dell’esilarante Superior Foes of Spider-Man, che la Panini ha da poco raccolto in un volumone cartonato, ha fatto il passo verso contenuti più adulti e si è spostato all’Image con The Fix. Qui Nick Spencer (l’uomo che ha reso nazista Capitan America) e Steve Lieber (noto soprattutto per Whiteout) con i colori di Ryan Hill, possono mantenere il tono sopra le righe e infarcire la vicenda di battutacce pesanti, sesso e turpiloquio. Ci si trova insomma in una zona pulp alla Tarantino, con una coppia di poliziotti non molto svegli come detective ma abilissimi a mettersi nei guai. Tanto che il primo numero veniva presentato così dalla Image: «Se amate i fumetti crime come Criminal e 100 Bullets ci scusiamo anticipatamente per avervi deluso».
Roy è vanesio come pochi, arricchisce di colore i propri rapporti polizieschi e sogna di vivere alla grande, per questo frequenta anche un boss criminale fissato con la gastronomia ma assolutamente sociopatico. Mac, l’altro detective, gli fa da spalla e ne paga le conseguenze finendo per farsi persino sparare perché non frani su di loro una delle tante palle che raccontano per coprirsi le spalle. L’altro protagonista è il cane antidroga Pretzel, dall’aspetto adorabile ma ferocissimo, tanto che Mac fatica per un intero episodio prima di riuscire a costruire un rapporto con lui.
Scritta e disegnata con gusto per le digressioni e priorità assoluta ai tempi comici, dove le vignette si posso ripetere anche quasi identiche per ricreare le pause di una conversazione e servire al meglio le battute, The Fix è un fumetto di solidissima fattura applicata a un racconto del tutto strampalato e folle. Ricca di personaggi eccentrici e immorali, la serie sguazza in situazioni che scivolano felici nel cattivo gusto, come per il commercio di cimeli post-mortem di star decedute, meglio se macchiate di secrezioni che hanno a che fare con il sesso. Abbondano infatti gli sconfinamenti grotteschi, come il fight club dei barboni di grande successo in rete, dove il campione è quello che regge meglio l’alcol: così ubriaco da non sentire i goffi colpi degli avversari che finiscono a stramazzare e vomitare prima di lui.
Tutto questo non significa però che manchi una trama portante di spessore: non solo c’è ma è pure insolitamente attorcigliata e complessa, tanto che gli archi narrativi della serie sono ben poco netti. Secondo la Image, per esempio, il secondo si concluderebbe con il numero 8, pubblicato questo mercoledì, ma a leggere l’albo non c’è alcun senso di chiusura, ancora meno di quanto ce ne fosse al quarto numero che chiudeva il “primo ciclo”. Si tratta dunque di una divisione per la pubblicazione in volumi, di quello che è però un racconto unico, esattamente come già succedeva in Superior Foes of Spider-Man e anche in questo rifiuto di archi compatti sta la sua libertà e la sua originalità rispetto all’attuale scenario di molte serie americane. The Fix insomma è un fumetto con il dito medio fieramente alzato in tutti i sensi.
BONUS 1: Si è conclusa con il sesto episodio la miniserie Vertigo Frostbite con testi di Joshua Williamson (Nailbiter, Birthright) e matite di Jason Shawn Alexander (The Secret, Empty Zone), una sorta di Winter World con protagonista femminile in un mondo però non solo congelato. A creare problemi alla civiltà, che si è più o meno adattata in nuove forme, non è infatti il freddo polare bensì un virus noto come Frostbite, che congela le persone. Già nei primi numeri si scopre che è soprattutto il calore a farlo diffondere nel corpo e la protagonista viaggia con una ragazza che ritiene di poterlo curare. Il risultato è una fuga disperata tra lande congelate, che da una parte è raccontata con ritmo decompresso e dall’altra però brucia velocemente personaggi e situazioni in una continua successione di eventi. Il risultato è quindi incalzante ma superficiale, e le matite di Alexander, che sembrano incrociare Jock, Tomm Coker e Sean Gordon Murphy, fanno un onesto lavoro ma senza particolare personalità.
BONUS 2: È stato pubblicato mercoledì anche il one-shot Image The Belfry (che significa campanile), racconto horror scritto, disegnato e colorato dall’ottimo Gabriel Hardman, che si è preso una pausa da Invisible Republic per un incubo dal finale beffardo e circolare come certi episodi di Ai confini della realtà. Il tono è però più crudo e grafico, immerso nelle ombre, con creature mostruose a metà tra vampiro e arpia che infestano la foresta dove un aereo è precipitato. Breve e intenso, The Belfry è una lettura efficace pur se non originalissima, dove l’interesse principale è nel vedere l’arte di Hardman calata in atmosfere al tempo stesso gotiche e selvagge.