Oltre a essere uno tra i fumettisti più originali della scena d’Oltreoceano, Brandon Graham è un organizzatore, un uomo che fa gruppo, quasi il leader di un movimento e persino una sorta di editore nell’editore. La rivista antologica Island, che ha curato insieme a Emma Ríos per quindici numeri pubblicati dalla Image (conclusa con l’ultimo uscito il 15 marzo), è stato uno dei progetti più interessanti del comicdom americano. Inoltre Graham e alcuni dei disegnatori con cui ha collaborato negli ultimi anni, come Farel Dalrymple e Simon Roy, sono coinvolti in Cayrels Rings: un’antologia di brevi racconti di fantascienza che comporranno un affresco comune, ideato da Shannon W. Lentz e in cerca di sovvenzioni su Kickstarter.
Qualcosa di simile, Graham ha cercato di realizzarlo alla Image nel 2015 con la testata 8house, che avrebbe dovuto ospitare, con una irregolare rotazione, capitoli di varie storie ambientate nello stesso universo tra fantasy e science fiction.
Ad aprire le danze erano stati i primi due episodi di Arclight, cui era seguito il primo di Kiem e quindi i primi due di Yorris. Il numero 6 della testata avrebbe dovuto ospitare Mirror, che sarebbe proseguita senza interruzione fino al termine del primo ciclo di cinque episodi. Il progetto era così articolato che la Image aveva creato una pagina web informativa. Ma non è bastata.
La casa editrice, ci spiega Graham, ha ritenuto che il progetto confondesse i lettori e così ha sostanzialmente chiuso la testata 8house, trasformando le varie storie che doveva contenere in miniserie autonome. Infatti ogni episodio di Mirror recita nella prima pagina la dicitura “Mirror è una storia indipendente originariamente creata come parte dell’universo di 8house”, una formula che invece non era stata inserita nel 2015 alla pubblicazione della miniserie From Under Mountains, che Graham ci spiega essere stata la prima defezione dal progetto. Anche i numeri 3 e 4 che hanno concluso lo scorso gennaio la miniserie Arclight, non fanno più alcun riferimento all’etichetta 8house, sebbene proprio questi ultimi capitoli contengono un piccolo rimando al primo episodio di Kiem e sono dunque la prima connessione tra le storie di 8house, per il resto rimaste assolutamente autonome.
Si è trattato insomma di un ambizioso fallimento? Tutto sommato no, perché le serie pubblicate sono state tutte molto originali e di qualità, come ora andremo a vedere nel dettaglio.
• Arclight, di Brandon Graham (testi) e Marian Churchland (disegni e colori) – 4 episodi.
La serie è dedicata a un androgino cavaliere e alla sua Lady, che è però affetta da un sortilegio e ha perduto il proprio corpo. Ora possiede una forma organica misteriosa, mentre il suo corpo originale è controllato da un’altra enigmatica identità. In un deserto, dove i preti della morte fanno alcune incursioni, Arclight giunge alla magica fortezza volante che era della Lady caduta in disgrazia, ma i due finiscono separati e lei attraversa lande perigliose fino a un incontro metafisico e trascendentale.
Come si evince, la storia è fortemente fantasy e fa anche uso di alcuni archetipi tradizionali, però sovvertendoli e inserendoli in un racconto che rimane volutamente poco penetrabile. L’atmosfera esoterica del tutto è ben trasmessa dai disegni e dai colori di Churchland (già autrice unica per Image del graphic novel Beast), morbidi fino al punto da apparire quasi placidi, che conferiscono ai paesaggi e ai personaggi una calma innaturale. Allo stesso modo la narrazione predilige i dettagli evitando ogni didascalismo, così assistiamo a piccoli rituali e momenti contemplativi, piuttosto che concentrarci sugli snodi causali della trama.
L’esito è di indubbio fascino per quanto sia inevitabile anche una certa confusione, ma gli autori, spiega Graham, hanno da sempre voluto «mostrare il crescendo verso il climax e poi saltare alle sue conseguenze senza spiegare ogni cosa». Gli abbiamo allora chiesto se altre storie di 8house o un eventuale seguito di Arclight avrebbero fatto chiarezza, ma Graham ci ha risposto di no, sebbene certi elementi della serie si rivedranno in Kiem.
Anche il progetto del sequel, non avrebbe dato risposte e avrebbe raccontato di Arclight ormai invecchiato, che insegna agli aspiranti cavalieri il suo codice e le sue arti magiche. Del resto Arclight è soprattutto la storia dei suoi protagonisti e per quanto alcuni passaggi rimangano oscuri al lettore, la loro evoluzione umana è tracciata con chiarezza e trova un esito compiuto e toccante.
• Mirror, di Emma Ríos (testi) e Hwei Lim (disegni e colori) – 5 episodi.
A sorprendere di Mirror è la qualità grafica, con tavole digitali ma dal gusto pittorico. La loro struttura è a volte barocca e fitta nella griglia, altrove invece ha vignette prive di bordi che si sciolgono le une nelle altre, secondo una liquidità che è affine a quella dei tenui acquerelli simulati in digitale da Lim. Per altro, rispetto al precedente Spera, webcomic molto più tradizionale, si tratta di una notevole evoluzione, di certo aiutata anche da Ríos, che di suo è disegnatrice di grande talento nella costruzione della tavola (per esempio su Pretty Deadly).
Mirror racconta di un regno su una cometa, dove alcuni animali sono senzienti, un miracolo che il mago di corte cerca disperatamente di replicare, mentre il protagonista è assai combattuto su queste pratiche e finisce per sabotarle. Ne segue una sorta di rivoluzione degli animali, ricca di elementi magici e raccontata in parallelo alla genesi del regno, che svela come la cometa stessa sia di fatto intelligente.
Mirror, per quanto a sua volta molto articolata e a tratti non proprio trasparente, è l’opera dal punto di vista narrativo più convenzionale del progetto ma pur sempre sviluppata in modo originale sia nel racconto sia nel virtuosismo grafico.
• From Under Mountains, di Claire Gibson (soggetto e sceneggiatura), Marian Churchland (soggetto e copertine) e Sloane Leong (disegni e colori) – 6 episodi.
Come in Arclight c’è il disegno di evitare una struttura tradizionale, tanto che la vicenda di una possibile invasione del regno di Akhar da sotto le montagne, evocata dal titolo, non inizia nemmeno. Rimane incombente e muove le azioni dei personaggi, ma da un certo punto in poi i riflettori passano sul sortilegio che in passato aveva colpito il Re e che ora sta per arrivare a conclusione. Nel mentre ha luogo anche la storia dell’emancipazione della figlia del Re, che nella tragedia trova una prima libertà dal patriarcato.
Sceneggiata da una scrittrice nuova al fumetto e disegnata da un’artista nota più come colorista, From Under Mountains mantiene il tono di 8house nei testi, mentre nelle immagini è un gradino al di sotto di Arclight, Kiem e Mirror. Se il tratto lascia a desiderare, lo storytelling è però efficace e vanta elaborate sequenze quasi senza parole, tanto che From Under Mountains rimane decisamente sopra la media delle pubblicazioni Image anche se fra tutte le serie 8house è forse la meno riuscita.
• Kiem, di Brandon Graham (testi) e Xurxo G. Penalta (storia, disegni e colori) – 1 episodio.
Disegni clamorosi, ma una storia ingiudicabile, visto che ne è uscito un solo episodio. Kiem va dunque considerato come una prima immersione in due mondi, realizzata con estremo dettaglio e tavole visionarie che guardano a Moebius e alla fantascienza francese, ma con una precisione geometrica delle architetture più vicina al manga, il tutto coniugato a figure umane e aliene che hanno una semplicità quasi da serie animata.
Il connubio è efficacissimo, perché non sovraccarica la tavola e mantiene il racconto scorrevole, senza sacrificare minimante le “viste” delle città fantastiche né dell’altra dimensione (tutta a testa in giù) attraversata dalla protagonista e dai suoi commilitoni – le cui armature hi-tech appaiono anche in Arclight.
• Yorris, di Fil Barlow (testi, disegni) e Helen Maier (testi) – 2 episodi.
Interessante soprattutto per la storia dei suoi autori, una coppia di australiani che ha lavorato nel fumetto creando lo Zooniverse all’incirca nel 1984, poi abbandonato per la più proficua animazione americana, che hanno lasciato nel 2010 per tornare in Australia. Graham li ha contattati per proporgli una miniserie all’interno di 8house e gli ha dato la possibilità di riprendere la loro storia originaria, lo Zooniverse, sull’antologico Island, dove però non ha avuto il tempo di concludersi (si suppone continuerà in qualche modo sempre per la Image, come le altre serie rimaste in sospeso all’interno dell’antologico).
Dei due numeri pubblicati di Yorris, spicca la narrazione ancora una volta per nulla didascalica, con una principessa che è l’unica a poter vedere figure ectoplasmiche e, nel suo tentativo di avvertire il resto della corte, subisce una sorta di lobotomia spirituale. Il disegno, meno originale che nelle altre serie, vanta però un ottimo design delle creature e dei costumi, inoltre trova comunque notevoli sequenze allucinate e spiazzanti, così come uno storytelling efficace.
In conclusione l’unica cosa che davvero si è arenata di 8house è l’idea di una linea che contenesse le varie storie, che continueranno però felicemente in modo autonomo. Graham ci ha personalmente rassicurato in merito, spiegando che, per esempio, From Under Mountains avrà una seconda miniserie con Sandra Lanz ai disegni. Mirror è addirittura già ripartito lo scorso 15 marzo, con lo stesso team creativo della prima miniserie: Emma Ríos e Hwei Lim. La Image prevede, sul proprio sito, una prosecuzione regolarmente mensile almeno fino al numero 8. Sia Kiem sia Yorris saranno completati, sebbene il secondo richiederà del tempo perché prima i suoi autori vorrebbero terminare lo Zooniverse. Arclight, di cui il 22 marzo è uscita negli Stati Uniti la prima raccolta in Trade Paperback, potrebbe invece non vedere mai un secondo ciclo a causa dei molti impegni del vulcanico Graham e pure di Churchland, che è al lavoro su due libri: Hchom, derivato dal suo sito web omonimo, e il fantasy The Crossing. D’altra parte, come si è detto, sarebbe stata una storia diversa e in un’altra era, il primo arco è del tutto compiuto.
A essere definitamente morta è dunque solo l’idea di un universo condiviso, ma a giudicare quanto finora pubblicato non era mai stata una direzione che 8house volesse prendere in modo tradizionale (in stile Marvel e o DC per intenderci) e la connessione tra le varie serie era soprattutto nel tono spiazzante e visionario, che continuerà a vivere anche senza una bandiera a unire le varie testate.