Il ritorno di Hellboy, Youngblood, Guardiani della Galassia e Freccia Nera

Tutti i mercoledì negli Stati Uniti vengono pubblicate decine di albi a fumetti. Ogni Maledetta Settimana è la rubrica che tutti i venerdì, come un osservatorio permanente, racconta uno (o più) di questi comic book.

hellboy into the silent sea

È passato quasi un anno dalla conclusione di Hellboy in Hell e sebbene la sua storia sia “ultimata” il personaggio ritorna in un graphic novel disegnato da Gary Gianni, sceneggiato insieme a Mike Mignola e colorato, ovviamente, da Dave Stewart. È uscito questa settimana con il titolo Hellboy: Into The Silent Sea e si situa in quella sorta di buco temporale in cui Hellboy era sparito per un certo periodo, dopo un incontro quasi fatale con le sirene.

La collocazione cronologica però poco importa, basti sapere che il protagonista è naufrago in mare e viene raccolto da una nave, non una qualunque però: è subito chiaro che il capitano e il suo equipaggio appartengono a un’altra era, probabilmente al diciannovesimo secolo. Così, tra citazioni di Melville (immancabile la battuta “chiamatemi Ismaele”) Thomas Haynes Bayly e Samuel Taylor Coleridge, in epigrafe e chiusura con la sua celebre The Rime of the Ancient Mariner, si dipana un horror marinaresco dall’intreccio pressoché elementare.

hellboy into the silent sea

Come del resto è tipico di molte storie di Hellboy, a partire da quelle dello stesso Mignola, la narrazione è quasi solo un pretesto per i disegni e Gary Gianni che fa un lavoro minuzioso nel rendere i dettagli della nave, così come delle creature mostruose che appariranno. Il suo tratto sottile evoca le illustrazioni in bianco e nero dei classici della letteratura e non è distante in certe scene da P. Craig Russell o Brian Talbot. Nelle figure umane, però, la qualità diventa piuttosto altalenante e non tutte le tavole sono allo stesso livello. Un peccato, visto che non c’era alcuna fretta di pubblicare il graphic novel, che al netto di tutto è lungo solo 48 pagine.

guardiani galassia

Bonus: In coincidenza con l’arrivo del nuovo film si è concluso il ciclo di Bendis (piuttosto vacuo anche se accompagnato da buoni disegni) e ora si riparte con All-New Guardians of the Galaxy di Gerry Duggan e Aaron Kuder per i colori di Ive Svorcina.

all-new guardiani galassia

Siamo sempre lontanissimi dalle atmosfere di Abnett e Lanning, che hanno rilanciato i personaggi: ci troviamo piuttosto dalle parti della banda di reietti, sempre pronti a battibeccare, che popola anche i film. Tanto più che Groot è ridotto alle dimensioni di piantina, anche se le ragioni sono diverse da quelle date nella saga cinematografica e saranno sviluppate nel procedere della serie. Diverso è anche Drax, che in storie recenti ha abbracciato una dottrina pacifista, mentre Gamora ha i propri intrighi personali e un patto con il Gran Maestro, che ha commissionato ai Guardiani una non proprio eroica rapina.

Tra mondi alieni, enormi pesci spaziali, collezioni sterminate e fantastiche, Kuder ha di che divertirsi, inoltre il suo tratto si è alleggerito e rende bene anche la recitazione – spesso comica – dei personaggi. Una partenza più positiva di quanto ci si potesse aspettare.

black bolt

Bonus 2: Sceneggiato dallo scrittore di fantascienza Saladin Ahmed e disegnato e colorato da Christian Ward (Ody-C), Black Bolt parte da un’idea forte nella sua semplicità. Il protagonista è rinchiuso una prigione dove intendeva mandare il fratello e nessuno sa che si trova qui, inoltre la sua bocca è bloccata e non può scatenare il suo potere. Farà incontri piuttosto surreali e si batterà con avversari che, per ora inspiegabilmente, risultano assai più potenti di lui.

black bolt

Poco prima del finale arriva un grosso colpo di scena, che oltretutto non viene usato banalmente come cliffhanger, visto che le conseguenze sono sorprendenti e promettono una prosecuzione intrigante. I disegni di Ward non sono sempre un bel vedere nel loro uso del digitale, ma di certo hanno personalità da vendere e creano la giusta atmosfera di claustrofobia e spaesamento.

youngblood

Bonus 3: Chad Bowers ai testi (X-Men ‘92), Jim Towe ai disegni e Juan Manuel Rodríguez ai colori rilanciano Youngblood, la storica serie di Rob Liefeld, che disegna e scrive la prima parte (pochissime inguardabili pagine) di un racconto d’appendice. Anche il team grafico principale non è comunque un granché e Bowers, che parte da nuovi giovani eroi per reintrodurre gli Youngblood, se la prende comoda. Insomma, le vere e proprie premesse della serie non sono ancora chiare. Ciò nonostante Liefeld non manca i metterci dentro viaggi temporali e le consuete profezie dal futuro, che del resto lo caratterizzano dalla creazione di Cable…

swordquest atari

Bonus 4: Curioso caso di meta-fumetto ispirato a un meta-gioco: Swordquest infatti era una serie di videogiochi per Atari 2600, basati sui quattro elementi che costituivano anche una sfida nel mondo reale, con tanto di premi preziosi (e molto kitsch: calici ingioiellati, corone e, ovviamente, una spada). Paralleli ai giochi e parte integrante della sfida ludica furono anche i fumetti di Earthworld, Fireworld e Waterworld, firmati per altro da Roy Thomas, Gerry Conway, George Pérez e Dick Giordano. Il progetto rimase però incompiuto, Airworld non fu mai pubblicato, né come gioco né come fumetto, e la Sword of Ultimate Sorcery non fu mai assegnata, anche se la leggenda vuole che l’oggetto sia stato realizzato davvero.

swordquest atari

Proprio a questo si riferisce la nuova serie Dynamite Swordquest, dove un uomo ormai cresciuto e con i giorni contati per via di un tumore, decide di riunire gli amici con cui da bambino aveva affrontato la sfida, per ottenere finalmente la spada. Come? Preferiamo non svelarlo, come non vogliamo rivelare il sottotitolo della serie perché sarebbe davvero un peccato. Anche qui lo sceneggiatore è Chad Bowers, insieme al suo coautore di X-Men ’92 Chris Sims, mentre disegni e colori sono di Ghostwriter K, ossia Scott Kowalchuk. Questo numero 0, a differenza della ripartenza di Youngblood, è però molto denso di fatti e informazioni, inoltre vanta tavole ben costruite, che giocano ovviamente con i riferimenti videoludici e guardano al David Aja di Hawkeye, pur con un tratto meno aggraziato. Imprescindibile per i collezionisti, ma godibile e divertente anche per i lettori che non hanno alcuna memoria dei giochi di Swordquest e ne hanno una molto vaga dei videogame di quell’era.