Hideaki Anno odia gli otaku o gli otaku odiano Hideaki Anno?

Questo articolo fa parte dello speciale Settimana Hideaki Anno.

hideaki anno

Hideaki Anno nel 1995 ha creato quel magnifico groviglio di introspezione e misteri insoluti che è Neon Genesis Evangelion, gettando nella confusione e nel disagio intere generazioni di otaku. Non contento, dodici anni dopo ha pensato bene di triplicare la confusione e il disagio annunciando il Rebuild of Evangelion, un remake cinematografico in quattro parti che, come poi si è scoperto, tanto remake non è. In questo lasso di tempo, come se non bastasse, si è sempre espresso in modo non proprio diplomatico, come quella volta che ha paragonato gli attacchi dei fan a «graffiti sui muri di un bagno pubblico», o quell’altra in cui ha giustificato la necessità di un reboot con il fatto che «negli ultimi dodici anni nessun anime è stato più innovativo di Eva».

Ovviamente sto parlando di Hideaki Anno, forse il personaggio più controverso (per usare un eufemismo educato) dell’industria dell’animazione giapponese. Non c’è da stupirsi se googlando il suo nome ci si imbatte in risultati del tipo: “Ma che problemi ha Hideaki Anno?!”, “Hideaki Anno è uno stronzo arrogante”, “Hideaki Anno odia tutti”. E se, in generale, viene considerato il più colossale troll che la storia degli anime ricordi. Si può persino arrivare a dire che in rete (e non solo), ormai, si sia diffusa una corrente di pensiero secondo cui Hideaki Anno detesterebbe i fan di Evangelion. Qualcuno sostiene, in questa prospettiva, che l’intera sua opera, in particolare il lungometraggio The End of Evangelion, non sarebbe altro che un’invettiva contro la mentalità e lo stile di vita otaku – quegli stessi otaku che ne hanno determinato l’incredibile successo commerciale.

In effetti gli elementi a supporto di questa tesi non mancano. Tra i più celebri ci sono gli screzi tra Anno e i fans giapponesi attorno al finale – invero a dir poco spiazzante – della serie. Per farla breve: loro non gradiscono, lo tempestano di lettere minatorie e vandalizzano la sede della Gainax, lui risponde con il finale ancora più spiazzante di The End of Evangelion. In cui, tra l’altro, inserisce una famosa sequenza in cui vengono mostrate proprio quelle lettere. Ouch. Cade male anche chi vorrebbe delucidazioni circa i numerosi interrogativi lasciati senza una risposta. Il regista si è sempre rifiutato di fornire spiegazioni chiare ai misteri di Eva, anzi, l’ha infarcito di simboli religiosi e riferimenti cabalistici solo per poi dichiarare che “gli sembravano fighi”.

hideaki anno

Le cose non sono certo andate meglio con il Rebuild of Evangelion. A partire dal secondo film, la nuova versione cinematografica ha preso una virata decisamente diversa rispetto alla serie classica, così che gli enigmi e i passaggi incomprensibili non hanno fatto che moltiplicarsi. In tutto questo, proprio ora che la saga è giunta all’ultimo capitolo, la lavorazione del quarto film ha subito una brusca battuta d’arresto. Anno si sta facendo attendere. Tanto, troppo.

Le attese tra un film del Rebuild e l’altro sono andate progressivamente aumentando, negli anni, fino a sfiorare il ridicolo: Evangelion 1.0: You are (not) alone è uscito nel 2007, Evangelion 2.0: You can (not) advance nel 2009, Evangelion 3.0: You can (not) redo alla fine del 2012. Ad oggi del quarto film si sa pochissimo: giusto che avrà un titolo a dir poco preoccupante, Evangelion 3.0 + 1.0,e che ci stanno lavorando.

Maledetto Anno, già sappiamo che ci trollerà tutti un’altra volta. Ma come fa a dormire la notte?

Beh, a quanto pare i suoi sonni non sono poi così tranquilli. Nel luglio del 2016, durante la conferenza stampa per l’uscita di Shin Gojira (reboot di Godzilla co-diretto assieme allo storico collega e amico Shinji Iguchi), Hideaki Anno ha chiesto pubblicamente scusa ai fan di Eva per la lunga attesa. Scuse che, come immaginerete, non sono state accolte proprio benissimo.

A ben vedere, negli ultimi quattro anni non ha fatto altro che prendere tempo, dedicandosi a questo o a quel progetto. Prima della regia di Shin Gojira c’è stato il doppiaggio di Si alza il vento, l’ultimo lungometraggio di Hayao Miyazaki, in cui proprio il più irrequieto fra i suoi allievi (alcune delle sequenze più spettacolari di Nausicaa della valle del vento portano la firma di Anno) è stato scelto per prestare la voce al protagonista. Poi è stato il turno della Japan Animators Expo, una rassegna di corti di animazione a opera di professionisti affermati e astri nascenti del settore, di cui Anno con il suo Studio Khara è stato il mecenate e supervisore. Insomma, non si può dire che in questo periodo in Maestro sia rimasto con le mani in mano. Peccato che abbia lavorato a tutto fuorché ad Eva.

Alcuni malignano che sono tutte scuse per prendere tempo, che con il terzo film si è cacciato in un pasticcio troppo grosso – con un coup de théatre clamoroso, la narrazione è stata sbalzata di quattordici anni nel futuro – e ora non sa più come venirne fuori. Altri sostengono che l’intero progetto del Rebuild non è altro che una trovata commerciale che sta venendo prolungata il più possibile per continuare ad incassare. Ma in realtà, il motivo dello stallo creativo di Anno è ben più profondo.

Anche di questo ha parlato pubblicamente più volte, nel corso della retrospettiva dedicatagli dal Tokyo International Film Festival nel 2014 e, in modo più esteso, nella lettera aperta apparsa sul sito dello Studio Khara nel 2015, unitamente all’annuncio della presa in carico del progetto Shin Gojira. Il lavoro su Evangelion 3.0 avrebbe prosciugato completamente le sue energie, impedendogli di mettere piede negli uffici della Khara per oltre un anno e facendolo nuovamente precipitare in una crisi depressiva. Infatti è risaputo che la lavorazione della serie originale, nel 1995, coincise per lui con un devastante crollo nervoso – di cui del resto è facile cogliere gli echi nei temi e nel tono sempre più cupo del racconto.

È vero, pochi autori si sono scontrati coi fan quanto Hideaki Anno, ma ancora meno si sono messi a nudo a tal punto di fronte al pubblico, attraverso la propria opera e direttamente. Incrociando dichiarazioni, lettere e interviste si ottiene un quadro spaventosamente dettagliato della sua interiorità. Fin troppo. E sì, da fan mi sento in diritto di arrabbiarmi quando un autore non rispetta gli impegni presi, ma mi sento anche a disagio nel momento in cui si sente in dovere di condividere particolari così delicati della sua vita privata per giustificare le proprie mancanze.

anno miyazaki

Se penso alle cose che so di Hideaki Anno, mi sento un po’ come se avessi frugato nel cassetto della sua biancheria. So del suo travagliato flirt con Yuko Miyamura, non a caso la doppiatrice di Asuka, e conosco i particolari della sua vita quotidiana con l’attuale moglie Moyoco Anno, che dalle loro disavventure matrimoniali ha tratto un manga esilarante. Potrei scrivere un intero articolo, e forse un giorno lo farò, sul suo rapporto conflittuale col cibo e su come questo si rifletta nel suo lavoro. So che tipo di rapporto aveva con la madre, il padre, i compagni di scuola. So che ha sempre avuto dei seri problemi relazionali, al punto da disinteressarsi completamente del prossimo. Soprattutto, so che Hideaki Anno è incapace di parlare di sé stesso e del proprio lavoro senza darsi addosso. Quando, durante la registrazione di un programma televisivo, un ragazzino gli chiede quali parti di Evangelion non gli piacciono, lui mestamente risponde: «quelle in cui rivedo me stesso». Nelle interviste si descrive sempre come “triste”, “patetico”, “infantile”:

«Spesso mi viene chiesto se Shinji sia una rappresentazione di me stesso nel passato, ma non è così. Shinji sono io nel presente. Mi comporto come un ragazzino di quattordici anni, sono ancora immaturo. Da qualunque parte la si guardi, in termini psicologici, sono ancora fermo alla fase orale. […] Ho cercato di andare avanti, ma alla fin fine il risultato è stato che ho subito una regressione. È una strada senza uscita.» [Da Evageeks]

Anche nei suoi famigerati attacchi alla cultura otaku, che buona parte del fandom ha recepito come un’accusa, in realtà sono in primo luogo un mea culpa. Hideaki Anno è l’esemplificazione massima dell’otaku, di quegli aspetti di auto-isolamento e disinteresse verso il mondo esterno che tanto critica in The End of Evangelion:

«Se volete lavorare nel mondo degli anime, il miglior consiglio che posso darvi in quanto creatore è di trovare interessi diversi oltre all’animazione. Guardate al mondo esterno, prima di tutto. La maggior parte delle persone che lavorano nell’animazione sono praticamente autistiche. Bisogna provare ad aprirsi, a comunicare davvero con gli altri. In effetti credo che il più grande traguardo mai raggiunto dagli anime sia il fatto che, proprio qui e in questo momento, stiamo instaurando un dialogo.» [Da Evageeks]

Un dialogo che, vale la pena di sottolinearlo, va avanti da più di vent’anni. Non lo si può proprio definire un fallimento, no?

Sono stata una fan di Evangelion per più di metà della mia vita e posso affermare che Evangelion ha i fan che si merita. Pochi altri fandom sono stati capaci di riunire menti così brillanti e sensibilità tanto spiccate, e in grado di produrre materiale derivativo di tale qualità. Ma, detto fuori dai denti, penso che ci siano anche tanti fan che non meritano Evangelion. Non smetterò mai di meravigliarmi, per esempio, di come una serie che brilla per la complessità e la dignità narrativa delle sue figure femminili abbia potuto originare un simile focolaio di misoginia. Così come non riuscirò mai a spiegarmi cosa attragga individui chiaramente sessisti e omofobi verso una storia con un protagonista maschile così poco convenzionale, le cui insicurezze e fragilità costituiscono il cuore dell’opera e uno degli aspetti che fanno di Eva un anime tanto innovativo.

Insomma, a volte ho la sensazione che nel fandom manchino la sensibilità e la volontà di comprendere il messaggio profondo di Eva, al di là di nozionistica e tecnicismi vari. E spesso a questo atteggiamento corrisponde una mancanza di compassione verso un autore che, nel bene e nel male, non ha mai fatto mistero del travaglio interiore che ha dovuto (e deve tuttora) affrontare per consegnarci un prodotto capace di toccare in noi corde tanto intime e profonde.

La prossima volta che volete dare del troll a Hideaki Anno, quindi, ricordatevi che è innanzitutto il troll di sé stesso. E riguardatevi le scene di Aoi Honoo in cui compare il suo personaggio: come si fa a non volergli bene?

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