Tutti i mercoledì negli Stati Uniti vengono pubblicate decine di albi a fumetti. Ogni Maledetta Settimana è la rubrica che tutti i venerdì, come un osservatorio permanente, racconta uno (o più) di questi comic book.
Sulla serie regolare di Wonder Woman si è quasi concluso il corso di Greg Rucka, coadiuvato dalle matite di Liam Sharp e Nicola Scott, poi sostituita da Bilquis Evely, dove è stato rivelato perché Diana non possa tornare a Temyscira e come questo abbia a che fare con la genesi di Cheetah, con la rivalità con Veronica Cale e persino con la condizione di Ares.
Sicuramente una storia compiuta, sebbene tirata per le lunghe – considerati i ben 24 numeri che occuperà con la pubblicazione del prossimo epilogo – e non particolarmente ispirata nel rivisitare il mito dell’eroina. Gli episodi disegnati da Nicola Scott hanno infatti raccontato di nuovo le origini di Wonder Woman, ma a così breva distanza dalla magnifica riscrittura di Grant Morrison in Wonder Woman: Earth One fanno una mesta figura.
Più riuscito l’ingegnoso intreccio che collega passato e presente, ma pure qui la conclusione risulta piuttosto stucchevole, con Wonder Woman che placa Phobos e Deimos, avendoli incontrati solo una volta sotto mentite spoglie e senza alcun percorso interiore per trovare la forza di fare quello che fa. Di fatto la protagonista si ritrova ridotta a Deus Ex Machina, mentre il personaggio più riuscito è Veronica Cale, villain tragica a cui viene dato un obiettivo umanissimo.
Prima di lasciare la serie con il numero 25 che, dice lo scrittore, servirà a preparare le cose per chi verrà dopo di lui, Rucka firma però anche la prima storia dell’annual dedicato all’eroina uscito questa settimana. Di nuovo affiancato da Nicola Scott, i cui disegni davvero brillano per ottimismo, racconta il primo incontro di Wonder Woman con Batman e Superman. Scritto con un sense of humour nel battibecco tra i due eroi maschi, li mette a confronto con l’altruismo e la bontà di spirito assolutamente senza macchia della donna.
Seguono altre tre storie brevi, tutte piuttosto dimenticabili, anche se l’ultima di Collin Kelly e Jackson Lanzing, disegnata da David Lafuente, dove un kaiju attacca Tokyo, trova un finale piuttosto divertente. Pessima quella di Michael Moreci e Stephanie Hans, dove l’eroina sembra dimenticarsi del proprio lazo arrivando a una conclusione tragica decisamente forzata. Passabile invece, ma pure scontata, quella di Vita Ayala e Claire Roe, dove Wonder Woman salva King Shark da un’esecuzione.
Bonus: Old Man Logan, vede concludersi il corso di Jeff Lemire sul personaggio, con l’arco narrativo Past Lives in cui Logan, cercando di rispettare una promessa fatta nel proprio futuro al nipote di Banner, si ritrova a ripercorrere, grazie alla magia di Asmodues, le sue numerose vite passate, da Weapon X, alla Saga di Fenice Nera fino a Madripoor e quindi al suo apocalittico futuro.
La risoluzione è però troppo facile e piuttosto improbabile, inoltre viene dimenticato alla fine proprio il nipote di Banner, che nella storia praticamente non appare. Una conclusione che punta più sulla nostalgia e sui sentimenti di Logan come uomo di famiglia, anziché su un racconto particolarmente compiuto o appassionante, emblematico dei pregi e dei limiti del ciclo di Lemire nel suo complesso.
Bonus 2: Paklis è una anomala serie Image Comics scritta e disegnata da Dustin Weaver, che debutta con un numero 1 extra lungo, di quasi sessanta pagine. La prima storia, Mushroom Bodies, è di chiara influenza kafkiana con un uomo che sente di essere uno scarafaggio in un mondo di scarafaggi. Esercizio di stile nelle atmosfere paranoiche, funziona molto bene graficamente ma non è certo memorabile dal punto di vista letterario.
Seguono due doppie splash page in bianco, nero e grigio di Sagittarius A*, che continuerà nei prossimi numeri raccontando di un giovane che nel futuro si arruola in una guerra spaziale. Infine inizia Amnia Cycle, altra storia ambientata nello spazio che continuerà nei prossimi numeri, dove la pilota Donnia trova la misteriosa Amnia e cerca di salvarla anche dai suoi superiori. Ispirato come racconto alla sci-fi a fumetti francese, è disegnata da Weaver con uno stile molto più schizzato del solito, cosa che gli dona però immediatezza e dinamismo.