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Sunday Page: Sarah Horrocks

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Ogni settimana su Sunday Page un autore o un critico ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le conversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».

Questa domenica esco con Sarah Horrocks, critica per Hooded Utilitarian e ComicsAlliance nonché autrice di The Leopard e Hecate Snake Diaries. Ha anche disegnato su Adventure Time, Multiple Warheads e Prophet. Sarah è stata di recente al centro di una polemica che ha coinvolto il fumettista Berliac.

childrensea

Children of the Sea è uno di quei fumetti in cui mi perdo ogni volta che lo prendo in mano. E anche se mi piacciono gli altri lavori di Igarashi, Children of the Sea è affascinante perché i piccoli miracoli che costruisce con le sue storie brevi qui si allungano ed è bellissimo vederlo creare nuovi ritmi.

È difficile scegliere una sola pagina dalla sua opera e convincere le persone dei suoi meriti perché il suo stile è una strana magia che si autoalimenta. È suggestivo con le forme e le linee, attira la tua immaginazione e ti avvicina alle immagini e alla storia, così quando leggi le cose sembrano più grandi di quanto lo siano in realtà. È l’artista più vicino che i fumetti hanno a qualcuno come Tarkovksy, che può creare le proprie sublimi verità magiche.

Come mai hai scelto questa pagina? Non c’è nemmeno un po’ di mare!

Per un paio di motivi. Il primo è che Anglade è uno dei miei personaggi preferiti, è bellissimo, un uomo affascinante e mi piace il design con questi capelli neri corti. La seconda ragione è che questa pagina proviene da una sezione anomala, rispetto al resto della storia, che è un’avventura metanaturale sui miracoli esistenziali che ci circondano. Questa invece è più nella norma. È Anglade con un personaggio che non abbiamo ancora conosciuto, in intimità in un modo che ci è nuovo, poco prima di essere attaccato e bruciato vivo. È l’unica sacca del fumetto in cui c’è un pericolo tale e questo conferisce alla scena un senso di epilogo, in particolare per Anglade. Vediamo Anglade anche dopo, ma questo è l’ultimo grande momento che lo vede coinvolto.

La pagina è bellissima per vari motivi. La composizione in sé è splendida perché c’è questa triangolazione di occhi da Anglade alla sua amata a quelli del gatto che soffia – e lo stacco sul gatto è forte perché trasla completamente lo spazio – e poi di nuovo nel letto con i due, fino a Anglade da solo nella stanza buia – è andato da qualcuno che conosce delle cose a qualcuno che non riesce a percepire il pericolo che gli sta per piombare addosso. E ovviamente la pagina è bilanciata tra i due amanti e il bellissimo fuoco violento che attacca la casa di Anglade.

Quando uno pensa a Children of the Sea – lo raccontava anche Valerio Stivé – pensa ad altre ambientazioni.

È vero, anche se il fumetto è pieno di fantasmagoriche avventure marine e alcuni momenti davvero sublimi – quando penso al fumetto come opera completa, questo è sempre il momento a cui penso per primo. Il quarto volume per me è uno dei migliori fumetti di sempre. Ha questa sezione e ha anche la parte con Anglade in Antartica che è la mia seconda preferita.

Penso che Anglade sia il personaggio più interessante della storia, perché non scende a compromessi nella sua ricerca per la conoscenza è c’è uno strano senso di disperazione in lui, perché capisci che per lui, nella vita, nient’altro ha valore – è inconsapevole e questa pagina catture le sue complessità. La sua curiosità e la sua sete di illuminazione gli costa la consapevolezza dei pericoli che lo circondano. È come se avesse abbandonato una modalità di visione per un’altra. Per me è questo che celano i suoi occhi quando dice «C’è un universo». La noia triste che Igarashi gli disegna negli occhi, sembra guardare in un modo che noi non vediamo. Il modo in cui si allinea agli occhi del gatto nella vignetta in mezzo, poi, mi fa pensare al fatto che Anglade sta guardando con gli occhi dell’animale.

Mi piace anche che Anglade guardi all’amata come guarda al gatto – come parte del mistero – e non come a qualcuno che è lì con lui in un momento di intimità. È uno strano amante! Non penso che Igarashi nomini nemmeno l’altra persona. E io penso che molte sezioni di questa storia ci vengano raccontate proprio attraverso gli occhi di lei. È il nostro simulacro e noi guardiamo ad Anglade attraverso di lei.

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