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RecensioniNovità"Marvel Legacy": il futuro della Casa delle Idee riparte dal passato

“Marvel Legacy”: il futuro della Casa delle Idee riparte dal passato

ATTENZIONE: QUESTO ARTICOLO CONTIENE SPOILER

Tutti i mercoledì negli Stati Uniti vengono pubblicate decine di albi a fumetti. Ogni Maledetta Settimana è la rubrica che tutti i venerdì, come un osservatorio permanente, racconta uno (o più) di questi comic book.

marvel legacy avengers

Il one-shot Marvel Legacy si apre ai tempi della preistoria, con il compito di proiettare verso il futuro le principali serie Marvel dopo la fine di Secret Empire e dopo circa un anno di vendite piuttosto stagnanti.

A differenza dei precedenti tentativi di rilancio editoriale (Marvel Now! Point One del 2012 e All-New Marvel Now! Point One del 2014 e pure All-New, All-Different Marvel Point One del 2015), qui appare ben chiara una direzione comune, ma allo stesso tempo si guarda al passato e si recuperano personaggi dispersi o addirittura morti.

La ricetta è di fatto la stessa del Rebirth della DC Comics, ossia una storia con premonizioni di qualcosa di terribile, che passa per una resurrezione – là quella di Kid Flash, qui quella di Logan – e per il ritorno di un elemento molto amato dai lettori. Alla DC era la suggerita e controversa inclusione dei personaggi di Watchmen, qui invece è la rinnovata centralità delle pietre dell’infinito (sì, come al cinema ora si chiamano pietre e non più gemme, cosa che non mancherà di indignare qualcuno).

Se in Rebirth il nemico incombente si capiva essere il Dr. Manhattan di Alan Moore, qui invece si riparte da Jack Kirby annunciando la venuta di una schiera finale di Celestiali, con un segreto però nascosto dalla preistoria.

Il tutto in entrambi i casi guidato da una voce fuori campo, che in Marvel Legacy si svela solo alla fine e parla in generale di eroismo e futuro, tenendo insieme più o meno bene pagine che fanno da teaser per le ripartenze di varie serie. Tanto che alle loro matite non ci sono i due disegnatori portanti della storia, ossia il fantastico Esad Ribic e il pur buono ma meno convincente Steve McNiven, bensì i regular delle rispettive testate: Maleev disegna i personaggi di Iron Man, Daunterman quelli di Thor, Samnee anticipa il suo prossimo Capitan America e via dicendo. In più Jim Cheung illumina la pagina più emblematica e attesa, quella dedicata alla Torcia e alla Cosa che riflettono sull’eredità dei Fantastici Quattro.

marvel legacy fantastici quattro

Il risultato è così uno one-shot che invece di essere una storia unica appare come un’accozzaglia di lanci di altre storie. Alla fine anche le due linee narrative portanti non sono compiute e sollevano più dubbi che altro, tanto da chiudersi entrambe con un cliffhanger.

Da una parte il tentato furto di una pietra dell’infinito per mano di Loki finisce con il ritorno di Logan, dall’altra l’incontro tra Starbrand e Ghost Rider ritorna al Celestiale visto nel prologo preistorico. Nel mezzo: l’impero intergalattico del Wakanda; la sparizione del comatoso Tony Stark; i dubbi di Jean Grey, Gamora e Capitan America; Deadpool ricercato; il passato dei Vendicatori riscritto dalla presenza della misteriosa Voyager tra i fondatori; l’annunciata minaccia di Mangog per Thor; gli Avengers di un milione di anni fa e altro ancora fino a concludere con Franklin e Valeria Richards in viaggio nel multiverso.

voyager marvel legacy

Impensabile tenere insieme tutto questo, infatti la lettura ne risente e sembra davvero di avere in mano un trailer piuttosto che un racconto. Impossibile anche dire ora quali di queste storie siano promettenti, visto che sono appena suggerite e in qualche caso nemmeno quello: la checklist a fine albo infatti include personaggi e storyline che non hanno avuto neppure una citazione nel corso di Marvel Legacy, come il Punitore e la grandissima parte dei mutanti.

Di certo il ritorno di Logan non appariva necessario a nessuno, visto che la sua versione anziana si è rivelata un sostituto assolutamente decoroso, senza contare figli e cloni come Daken e Laura. Va registrata poi l’annunciata sterzata apolitica dopo Secret Empire, per cui nessuna di queste nuove linee narrative promette qualcosa di diverso da un escapismo più o meno autoreferenziale, con forse la sola inevitabile eccezione di Capitan America.

marvel legacy wolverine

Riguardo la trama principale fa piacere che tutto sia orchestrato da Jason Aaron, che degli “architetti” lanciati anni fa dalla Marvel è rimasto il più costante, anche se finora il suo peggio lo ha dato proprio con un crossover (Original Sin). Aaron riesce a raccontare il tutto con una certa leggerezza, cosa piuttosto inusuale in queste circostanze, infilandoci pure un omaggio a The Wire messo in bocca a Mary Jane Watson.

Si rimane però con una sensazione di déjà vu più che di curiosità, perché di minacce terribili, misteri cosmici e sorti universali in bilico, così come di resurrezioni e riapparizioni, ne abbiamo già viste a bizzeffe e appunto ormai consigliano più cautela che entusiasmo. Forse ci si arriverà, ma difficilmente in tutte le testate. Come sempre, insomma, si dovrà vedere caso per caso. Ne riparleremo nei prossimi mesi.

Bonus: Godshaper

godshaper

Si è conclusa con il sesto numero la miniserie dei Boom! Studios Godshaper di Simon Spurrier, dove la tecnologia è crollata e gli uomini hanno una piccola “divinità” personale. Tranne alcuni di loro che sono “nogody”, ossia senza Dio, ma anche “buoni a nulla” in slang. Si aggirano come hobo per un’America bigotta che non li vuole, ma che ha occasionalmente bisogno di loro perché sono i soli a poter “modificare” gli dei personali. Inoltre c’è la musica Catnik, una sorta di incrocio tra blues e rock, che il protagonista suona con orgoglio, mentre nasconde invece di essere uno “shaper”, un modellatore di “dei”. Lo accompagna un dio dall’aspetto di fantasma che non potrebbe esistere senza essere legato a qualcuno, eppure vive misteriosamente libero.

I due insieme partecipano alla vendetta di una ex-militare caduta in disgrazia contro un riccastro, il cui “dio” è troppo potente per lei. Ci sono poi una giovane vagabonda “shaper”, un gruppo di malavitosi che vuole che il protagonista lavori per loro e pure la Chiesa, che nasconde enormi segreti e vuole rovinare una star della musica Catnik.

godshaper

C’è una impressionante quantità di idee e di colpi di scena concentrata in questi sei episodi, oltretutto scritti con uno slang piuttosto elaborato – che è un po’ il tratto distintivo di Spurrier. Calzanti anche le scelte del disegnatore e colorista Jonas Goonface, dove il segno è molto energico e dilagano cromatismi accesi come verde chiaro, azzurro e fucsia in rapporto ai poteri e alle forme degli “dei”. Inoltre c’è uno spirito profondamente anti autoritario e anti capitalista, dove l’eroe non può neppure possedere cose, vive di baratto e alla fine gli sta benissimo così.

Bonus 2: Nick Fury

nick fury aco

Un casinò, una base lunare, un treno in corsa, la città subacquea di Atlantide, una cittadina americana apparentemente bucolica e infine i resti di un gotico castello scozzese: sono le sei ambientazioni dei sei episodi della serie di Nick Fury, scritta da James Robinson, disegnata da ACO, inchiostrata da Hugo Petrus (che in un numero disegna anche qualche pagina) e colorata da una scatenata Rachelle Rosenberg.

Si tratta più o meno di sei esercizi di stile sul genere spy, tra il James Bond più fantasioso e il Nick Fury di Steranko, con tavole magnificamente elaborate e ricche di soluzioni pop, aggiornate all’era della colorazione digitale più sparata. ACO è semplicemente stordente e nelle sue doppie splash con sottovignette ci si può perdere, così come le sue scene d’azione sono ben coreografate ed elaborate tanto nei movimenti quanto nella composizione della tavola.

nick fury aco

James Robinson invece scrive sei piccole storie al servizio del comparto grafico, cui offre l’occasione di sbizzarrirsi nel rappresentare tecnologie da superspia ed eccentriche e dettagliate basi criminali. Il sesto numero purtroppo conclude per ora la serie che, oltre a introdurre una nuova e ricorrente villain per Nick Fury Jr., ha un arco narrativo che congiunge gli episodi uno, due e sei. Inoltre presenta anche un altro personaggio, una sorta di spia-samurai, che promette vendetta contro il protagonista ma di cui poi si perdono le tracce.

Vista la qualità davvero ineccepibile della produzione, tutto fa pensare e sperare che la serie riprenda, anche se potrebbe farlo senza Robinson che nel mentre è passato alla DC per scrivere Wonder Woman. Poco male: dei talenti coinvolti lo scrittore è sicuramente il più sostituibile.

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