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Mondi POPAnimazioneLoving Vincent, il suggestivo film animato (e dipinto) su Van Gogh

Loving Vincent, il suggestivo film animato (e dipinto) su Van Gogh

Negli ultimi anni il cinema sembra pervaso da un fortissimo gusto per il vintage (vale anche per il fumetto, certo) e, in parallelo, dalla volontà irrefrenabile di rievocare grandi titoli del passato. Nulla di sorprendente, quindi, se Blade Runner 2049 ha sbancato al botteghino.

Eppure negli stessi giorni faceva capolino un altro film, apparentemente “di nicchia” nonostante quest’anno abbia ottenuto il premio del pubblico al Festival internazionale del film d’animazione di Annecy.

Stiamo parlando di Loving Vincent, un film che sarebbe riduttivo relegare a biopic, così sorprendentemente innovativo e moderno da eclissare concorrenti come il sopracitato sequel del cult di Ridley Scott, sbancando i botteghini italiani con oltre 130mila spettatori in soli tre giorni.

Grazie alla piattaforma di crowdfunding Kickstarter, la regista polacca Dorota Kobiela e il produttore britannico Hugh Welchman, già premio Oscar nel 2008 per la produzione di Pierino & il lupo, nel 2014 ottennero i fondi necessari alla realizzazione di un film d’animazione su Van Gogh interamente dipinto a mano.

Sì, perché oltre a essere stato prodotto grazie a una raccolta fondi su internet (che fa tanto ventunesimo secolo) tutto il film è stato realizzato con la tecnica dell’olio su tela. Ogni singolo fotogramma, infatti, è il frutto del lavoro di un team di oltre 100 pittori, che in due anni hanno elaborato altrettanti quadri del pittore olandese, imitando la sua tecnica post-impressionista. Il tutto coadiuvato dalla tecnica del rotoscope per dare fluidità ai fotogrammi e da una CGI forse rudimentale, ma molto apprezzabile nella sua forma finale.

A un impegno tecnico di così grande livello si aggiunge anche un racconto solido e coinvolgente. Il film è ambientato a un anno dalla scomparsa di Van Gogh e racconta la storia di Armand Roulin, un giovane nullafacente e attaccabrighe a cui il padre, il postino Joseph Roulin, affida una lettera del pittore da consegnare postuma al fratello Théo, con cui quest’ultimo intratteneva una fitta corrispondenza epistolare. A Parigi Armand incontrerà il commerciante di colori Père Tanguy, il quale lo informerà del decesso di Théo e lo indirizzerà ad Auvers-sur-Oise da Paul Gachet, medico di fiducia di Vincent.

Questo viaggio porterà Armand – e lo spettatore – alla scoperta degli ultimi anni di vita del pittore. Ma anche, naturalmente, a indagare sugli eventi che portarono al suo suicidio. Attraverso i racconti di amici e conoscenti, e grazie alla lettura fuoricampo delle sue lettere, il personaggio che il film mette in scena è un Van Gogh geniale e tormentato. Dalla madre assente ai paesani bigotti, dagli approfittatori fino alla malattia mentale che lo ha consumato, Kobiela e Welchman mostrano l’uomo al di là del mito. In quest’opera noir infatti la maschera da tragica icona della cultura pop cede il passo al ritratto di una persona burbera e passionale, dolce e incompresa, tanto ammirato da morto quanto perseguitato in vita.

La coppia polacco-britannica ha così mostrato senza censure le difficoltà affrontate da un genio affetto da disturbo bipolare, nonché la forza di chi a queste persone decide di restare accanto. Fondendo assieme mito e realtà, il duo unisce infine personaggi realmente esistiti (e ritratti da Van Gogh, come il postino o il celebre dottor Gachet) a un allegorico viaggio alla scoperta del pittore, dei suoi quadri e della sua umanità. Un must per tutti gli amanti della pittura impressionista e per chiunque preferisca una nuova esperienza all’ennesimo remake.

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