La cosa più evidente di The End of the Fucking World è che le sue duecentootto pagine si bruciano in dieci minuti di lettura attenta. Non che manchino al loro interno fatti, intrecci e personaggi che anzi, si susseguono in maniera quasi frenetica tavola dopo tavola, ma è proprio l’autore a obbligarci a leggere velocemente il suo fumetto.
The End of the Fucking World è la storia di due adolescenti in fuga da un’esistenza apatica, una fuga sconclusionata e disperata, che sin dall’inizio non promette nulla di buono. James è un ragazzo disadattato e introverso, al limite del sociopatico; la sua ragazza Alyssa lo segue, amandolo e temendolo.
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Charles Forsman mantiene sostenuto il ritmo del suo road trip strutturando il libro in capitoli molto brevi di otto pagine l’uno (retaggio della serializzazione per il suo marchio di autoproduzione Oily Comics), alternando in maniera regolare le due voci narranti. James e Alyssa si danno il cambio capitolo dopo capitolo. C’è poi il modulo narrativo della tavola che oscilla tra le sei e le nove vignette, una soluzione che permette all’autore di tenere un ritmo sostenuto e incessante ma anche la possibilità di avere in ogni tavola molto spazio a disposizione per raccontare la sua storia.
Le scenografie sono scarne e minimali, poche linee precise che definiscono gli spazi degli ambienti e il volume degli oggetti. Sulla scena c’è solo ciò che è strettamente necessario in modo da poter mantenere un ritmo alto nella lettura senza però perdere mai di vista i frammenti della trama e soprattutto l’universo emotivo dei due protagonisti.
Quando Forsman decide che il ritmo necessita di un cambiamento, la scenografia sparisce del tutto nelle scene dialogate: diventa uno sfondo neutro fatto non tanto per mettere in evidenza i personaggi, quanto per estraniarli dal mondo che li circonda, un filtro tra il loro pensiero e quello di una società che li rigetta. La narrazione sembra subire uno stop, si concentra sui silenzi dei protagonisti senza indugiare mai sui loro volti.
Forsman si tiene a distanza di sicurezza per non scalfire quel momento di intimità e solitudine, invoglia i suoi personaggi a sfruttare una vignetta per riflettere e raccogliersi in loro stessi prima che la narrazione riparta frenetica e incessante. Ed è strano leggere una storia on the road dove il paesaggio non sembra cambiare mai, dove i luoghi appaiono sempre uguali, dove i personaggi sembrano sempre fermi nello stesso luogo. Alyssa e James sono intrappolati in un’America anonima e sempre identica a sé stessa a cui è impossibile sfuggire.
I volti sono delineati con un segno essenziale e cartoonesco, che crea un interessante corto circuito con i toni duri del racconto. L’impressione è quella di trovarsi davanti a un Dennis the Menace adolescente e diretto da Gus Van Sant. L’autore si concede un’unica digressione grafica con l’identikit di James, disegnato in tono realistico e quasi caricaturale nel suo accentuare i difetti di quel volto. È quello il modo in cui l’intera umanità vede James, un adolescente torvo coi capelli sporchi e le guance brufolose, un ritratto che nel suo eccessivo realismo toglie profondità al personaggio ma non ci racconta una bugia. James è davvero così, non proprio bellissimo, un po’ inquietante e con qualche problema relazionale, ma Alyssa (e così anche noi) ne è profondamente innamorata.
È proprio per questa capacità che Forsman ha nel renderci partecipi dello sguardo esclusivo e intimo di due innamorati, che The End of the Fucking World non può essere altro che il racconto della loro storia d’amore. Tutte le tracce narrative che l’autore semina durante la storia (quell’accenno da thriller esoterico, l’impianto di storia on the road, il rapporto padre e figlio) infatti sono semplicemente accennate e mai sviluppate a dovere, proprio per inquinare il meno possibile il microcosmo sentimentale dei due protagonisti.
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Il mancato approfondimento di queste vicende non è un punto debole del racconto, che infatti non si incaglia mai in spiegazioni e digressioni e fila dritto a una velocità impressionante senza mai incepparsi e senza mai dare l’impressione di essere superficiale. È la velocità più che l’alternanza delle voci narranti, il vero nodo centrale della narrazione di Forsman ed è per colpa dell’impossibilità di replicare questa frenesia narrativa che l’adattamento televisivo prodotto da Channel 4 e Netflix, ha una carica meno dirompente pur mantenendo una certa fedeltà alle vicende e una vicinanza ai toni del fumetto (qui molto più ironici).
L’adolescenza corre veloce come un proiettile, la cui traiettoria è prevedibile ma mai certa. Forsman cerca di replicarne la frenesia e l’imprevedibilità con un insieme strano di crudezza e romanticismo. The End of the Fucking World colpisce duro e colpisce in fretta.
The End of the Fucking World
di Charles Forsman
traduzione di Valerio Stivè
001 Edizioni, ottobre 2017
cartonato, 208 pp. b/n
16,00 €