«Le maschere sono spaventose, in passato, quando le tiravamo fuori, le reazioni dei bambini erano sempre “Io non la voglio”», ha raccontato al Guardian Lobke Marsden, specialista del gioco nel reparto di radioterapia dell’ospedale pediatrico di Leeds, nel cuore del Regno Unito. Le maschere in questione non sono quelle dei supereroi, ma quelle utilizzate nel trattamento radioterapico contro forme tumorali: una maschera che copre la faccia, si estende alle spalle e lega il paziente al letto può essere un’esperienza claustrofobica per molti adulti, figurarsi per un bambino.
Marsden, in collaborazione con un team di oncologi e radiografi, ha cercato di trasformare l’esperienza in un momento di gioco per i piccoli pazienti. Ha dipinto le maschere con le fattezze di personaggi amati dai bambini, da Darth Vader a My Little Pony, passando ovviamente per supereroi come Batman e Spider-Man.

Marsden ha raccontato che una maschera richiedeva da un’ora a due giorni di lavoro a stretto contatto con il bambino o la bambina che doveva indossarla per essere completata. La donna ha dovuto sperimentare con diverse pitture a base acquosa che non sbiadissero e che non diventassero dannose durante la terapia.
«Avere a che fare con adulti e bambini è simile» ha dichiarato Lucy Hume, collega di Marsden. «Hanno le stesse paure e ansie, ma ovviamente i bambini non hanno la comprensione di ciò che sta succedendo loro, perché sono i genitori a ricevere le informazioni». Nonostante poi i genitori possano spiegare ai figli la situazione in cui si trovano, i pazienti vivono comunque uno stato di confusione che le maschere aiutano ad alleviare, distraendoli. La sessione può durare dai venti ai sessanta minuti e, se i bambini non riescono a stare fermi, i medici sono costretti a somministrare l’anestesia totale, una procedura poco indicata sulla lunga distanza.
Diventare un personaggio diverso da sé rende il bambino più forte e «fornisce un elemento di controllo e scelta in una situazione altrimenti spaventosa e opprimente», afferma Anne Stanton, capo infermiera dell’ospedale.
Il fine ultimo è quello di rendere il tempo passato in ospedale il meno traumatico possibile, e l’escamotage delle maschere supereroistiche sembra funzionare: «Restano sorpresi di come una cosa così fredda possa diventare un oggetto che desiderano indossare, specie i più piccoli. Quando è dipinta, a volte la vogliono tenere addosso solo per il gusto di farlo».