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RecensioniNovità"Her Infernal Descent", aggiornamento dell’inferno dantesco

“Her Infernal Descent”, aggiornamento dell’inferno dantesco

Tutti i mercoledì negli Stati Uniti vengono pubblicate decine di albi a fumetti. Ogni Maledetta Settimana è la rubrica che tutti i venerdì, come un osservatorio permanente, racconta uno (o più) di questi comic book.

Her Infernal Descent fumetto recensione

La Divina Commedia con un’anziana in cerca della propria famiglia al posto di Dante e William Blake al posto di Virglio, così inizia la nuova serie Aftershock Her Infernal Descent della coppia di scrittori Lonnie Nadler e Zac Thompson (di cui abbiamo parlato più volte nelle scorse settimane) per i disegni di Kyle Charles e i colori di Dee Cunniffe.

I due sceneggiatori, che nel mentre sono entrati nella scuderia Marvel, oltre che in quella Black Mask, sono tra le penne emergenti più interessanti del comicdom americano e lo confermano con Her Infernal Descent. La loro perizia si vede non tanto per come fanno parlare Blake secondo strutture metriche in rima, comunque efficaci, né per le invenzioni pur azzeccate di popolare il Limbo dantesco di filosofi classici così come di figure successive a Dante, da Edgar Allan Poe e John Milton fino a rockstar quali Jimi Hendrix (che non può non chiedersi “There must be some kind of way out of here…”) o John Lennon.

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A convincere davvero per maturità è lo storytelling, che passa dalla gabbia a nove tipo Watchmen – oltretutto con il medesimo gusto per croci e rombi di vignette dalla stessa tavolozza cromatica che coesistono nella medesima pagina – a strutture più ardite ma sempre giustificate, come una tavola labirinto, una per metà onirica e per metà di memorie tagliata in diagonale, e altre con vignette larghe tutta pagina, in una sorta di cinema scope che sarebbe piaciuto a Fritz Lang perché usato per rappresentare un fiume.

Ci basta del resto guardare le prime due tavole, la prima su tre colonne con al centro la finestra di casa in diverse ore del giorno e a sinistra e a destra scene di vita, con l’anziana protagonista, sempre speculari tra loro: se nella vignetta di sinistra guarda a destra, in quella di destra guarderà a sinistra, e viceversa.

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Nella seconda tavola la finestra passa a occupare quattro vignette vista dall’interno e una dall’esterno messa a centro pagina. La croce che si forma vede quelle in alto e in basso con dettagli della vista dalla finestra (una pianta e una farfalla), e quelle a destra e sinistra con la donna che guarda fuori, ma dove non sappiamo cosa veda e in cui serramenti appaiono come una gabbia che la rinchiude. Delle restanti quattro vignette le due in alto sono scene di vita trasandata e depressa, mentre le due in basso sono campi più lunghi dove i corridoi della casa hanno un effetto claustrofobico.

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Non c’è una tavola che non sia costruita con cura e se il disegno di Charles è spesso delicato e preciso ma a tratti un po’ piatto e deludente – in particolare la doppia splash con i cancelli dell’inferno non è certo felice – il colore di Cunniffe è steso invece sempre con sapienza: per esempio si noti come nella seconda tavola il blu diventi dominante nel triangolo di vignette in basso, mentre nelle restanti si tende al giallo o ad avere almeno un elemento giallo. Le sue atmosfere passano dal crepuscolare della vecchiaia a situazioni più eteree ed oniriche, fino al minaccioso finale di episodio, con l’entrata in scena del terribile giudice K., figura kafkiana a capo di un processo che è giustamente un girone infernale, destinato a tenere banco nel prossimo numero. Ne riparleremo sicuramente.

Bonus 1: Giants

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Si conclude con il quinto numero la miniserie dell’esordio fumettistico per Dark Horse dei Valderrama Bros. Avevamo già parlato del primo episodio qualche mese fa e ci torniamo per constatare che, se da una parte questa storia di due amici fraterni che finiscono divisi e l’uno contro l’altro non è certo la più originale del mondo, dall’altra è però costruita per giustapposizioni elementari ma pur sempre efficaci.

Così uno dei due personaggi è rimasto all’aperto nelle lande desolate e innevate popolate dai mostri giganti, da cui viene salvato da altri ragazzi che hanno abbandonato la vita nelle caverne dominata dalla violenza tra bande. Il loro è un mondo solitario e pericoloso ma bianco e puro, mentre quello sprofondato nel sottosuolo ha ancora in sé tutta la violenza della società umana, le ambizioni di potere, i soprusi del più forte e il culto delle armi. Uno è buio, l’altro è luminoso, come i due mostri giganti, uno bianco (in una scura caverna) e uno nero (tra la neve) che si affronteranno proprio mentre anche i due (ex)amici arrivano a battersi.

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Alla fine in soli cinque numeri c’è tutto quello che deve esserci, il racconto funziona, l’ambientazione pure e si apprezza che nessuno cerchi di raccontare come siamo arrivati a questo punto, o cosa si possa fare contro i mostri, o da dove vengano o altro. Quello al massimo sarà materiale per gli eventuali seguiti. Fa piacere vedere che l’ossessione per la mitologia dei mondi immaginari – che dilaga in molte serie sfondando nell’autoreferenziale – qui è tenuta a un livello basilare, a dare potenza a una storia principale profondamente archetipica.

Bonus 2: Action Comics #1000

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Inizialmente si pensava di dedicare lo spazio principale di questa settimana a un evento storico come il numero mille di Action Comics… poi però l’abbiamo letto. Contiene molte storie piuttosto brevi e se alcune non sono male – su tutte quella di Tom King e Clay Mann, che comunque non è il top delle opere dello scrittore – altre sono un po’ stucchevoli, come quelle di Dan Jurgens e di Louise Simonson. Una proprio si confessa di non averla capita, ma essendo di Scott Snyder forse non vale la pena di curarsene, starà forse anticipando una qualche ennesima minaccia cosmica, giustapposta alla semi-amicizia tra Superman e Luthor.

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Poi, alla fine, c’è il colpo di grazia, il raccontino di un Jim Lee abbastanza svogliato e di un Bendis poco riconoscibile (a parte per le battutine sul ritorno delle mutande sopra i pantaloni), tutto rissa ed esplosioni manco fossimo negli anni ’90. Da cui del resto pare provenire anche il nuovo villain con l’ascia gigante e i poteri fuori scala – e il modo in cui umilia la cugina Kara stupisce sia stato fatto passare dalla dirigenza DC Comics. Se il buon giorno si vede dal mattino, qui c’è già di che mettersi le mani nei capelli…

Leggi anche: Bendis cambia le origini di Superman

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