Le aspirazioni dell’impostore. “Iperurania” di Francesco Guarnaccia

L’otturatore scatta e il momento viene cristallizzato. Il gioco di luce, la prospettiva e il soggetto incorniciato concorrono a formare lo sguardo del fotografo. L’orizzonte della sua visione. Una palpebra artificiale si chiude su di una immagine che si spera essere unica e indimenticabile.

Iperurania è al centro dell’ossessione fotografica dei personaggi del nuovo libro di Francesco Guarnaccia. Un pianeta lontano e irraggiungibile, ma anche un’idea sospesa nello spazio. Da fare propria con una macchina fotografica vecchio stampo, rubata in una guerra silenziosa ed estetica di cui vediamo, qui e ora, il pregresso tra Instagram e le tavole a fumetti. Il libro è il racconto di questo luogo ma soprattutto della sua natura ideale, per raccontare la quale seguiamo la vita del protagonista Bun tra le stelle, fatta di echi e rimandi al presente.

iperurania guarnaccia bao

Bun vive in un altrove ricco di forme ma povero di prospettive. Abita in una stazione spaziale orbitante intorno al curioso pianeta conosciuto come Iperurania. È un giovane qualunque, con la fortuna di un paio d’amici rari, Chet e Marsi, una famiglia tenera benché un po’ stolida e una guida professionale alla sua passione, Cage.

La sua passione è la fotografia. Il soggetto d’elezione: Iperurania. Perché, nell’universo intavolato da Francesco Guarnaccia, lo snodo intorno al quale si sviluppa la vita di Bun e dell’intera comunità è proprio questo pianeta. Un luogo ostile, dalle caratteristiche bizzarre, e con un set di leggi fisiche sui generis che lo rendono perfetto per trasformarsi in una sfida sportiva e artistica. Il controcanto futuristico, naturalista ed esibizionista del grande reportage per immagini.

Intorno al suo mistero orbita la passione di Bun e dei suoi sodali, gli Shooting Stars: “fotonauti” eternamente in volo intorno al pianeta, desiderosi di accaparrarsi lo scatto iconico e definitivo. Una schiera che danza nello spazio, tra il turismo, l’agonismo puro e il concorso artistico. Bun, tra loro, non spicca particolarmente per le sue qualità, e per questo si vede impelagato in un presente infinito, fatto di mediocrità e insoddisfazione. Presto, però, scoprirà in sé un talento nuovo e raro, che cambierà la sua vita e quella di chi gli sta intorno…

Ed è proprio nella lotta per l’affermazione di se stessi, del proprio talento e della propria arte, che muove i suoi passi il lavoro di Guarnaccia. L’autore, 25enne, ha già al suo attivo la partecipazione al collettivo Mammaiuto e la produzione di From Here To Eternity, divertita parabola su quanto l’anziano medio possa essere punk più (e prima) di te.

iperurania guarnaccia fumetto bao

Con il nuovo libro, sul quale ha lavorato per un paio d’anni, Guarnaccia sceglie di raccontare questa storia a partire da un tema ben specifico: la sindrome dell’impostore. La quale, in sostanza, è una condizione psicologica che porta a sottostimare se stessi e le proprie qualità, imponendo il terrore atavico di essere smascherati per le proprie incapacità, in quanto, appunto, impostori.

L’argomento è tutt’altro che banale dato che, nell’overdose di fumetti e creativi di ogni specie e forma, i meccanismi mediatici e finanziari impongono una realtà dura e contraddittoria in termini di successo, pubblico e condizione economica. Tanto più nel mondo artistico spicciolo, preso in ogni sua variante, dove abbondano le grandi “truffe del rock’n’roll” (si pensi ai comodi détournement di Maurizio Cattelan o Damien Hirst) e l’idea del contrasto tra contenuto e forma, superficie e sostanza, si è fatta centrale da anni.

Guarnaccia, dal canto suo, risponde con una prospettiva paradossalmente molto più terrena: come impatta tutto questo nella routine quotidiana? Cosa succede quando il successo diventa così invasivo da disturbare? Benché infatti parta da un’ambientazione di tipo fantascientifico, il vestito sci-fi viene indossato solo come un paravento: per separare il privato dall’occhio del pubblico.

Qui, al riparo, nel gelido vuoto siderale e tra il calore familiare di un genere conosciuto e dotato di stilemi ed estetica precisi, l’obiettivo si avvicina sino a cogliere pagine personalissime. L’autore e il lettore colgono insieme un close-up che è puro cosmo privato: l’amicizia e le relazioni umane. Il cuore vero e reale di tutta la storia. È nel triangolo tra Bun, Chet e Marsi, e nel rapporto con gli altri comprimari, che la storia carbura e procede.iperurania guarnaccia fumetto baoE in questo senso sia il pianeta che dà il titolo al libro, sia il genere di riferimento codificato, si rivelano nella loro essenza. Cioè, rispettivamente, un elemento funzionale alla questione narrativa e uno spazio di possibilità che permette tutto e il contrario di tutto, nonché l’occasione perfetta per parlare del quotidiano trasfigurandolo in toto.

Un quotidiano che è fatto anche di depressione e ansia sociale, di problemi relazionali, narcisismo, dipendenza dall’Intrattenimento e inabilità alla vita o al lavoro. Dove il bisogno di realizzarsi professionalmente e l’incapacità di accontentarsi possono schiacciare amicizie e sentimenti, scavando dall’interno fino a lasciare solo un guscio vuoto. L’apparenza di una vita.

A questo punto è solo logico e normale che i dialoghi tra i protagonisti siano direttamente ispirati al linguaggio e ai rapporti personali dell’autore. Così come è possibile rintracciare nelle peripezie del protagonista, a patto di non esagerare con lo psicologismo, anche un quesito di natura strettamente etica, professionale e filosofica (cfr. Teoria della classe disagiata) che potrebbe aver accompagnato Guarnaccia e chiunque, oggi, sogni di sbarcare il lunario con la propria arte: posso vivere della mia passione?

Guarnaccia ricerca un equilibro tra riflessione e commedia, strutturando il tutto in funzione della pura narrativa e del ritmo, con la costruzione di tavole notevoli per vitalità e impatto sul lettore. Nella storia dunque vengono sì infilati i lamenti del protagonista, ma il tutto viene esorcizzato grazie alle gag umoristiche che, tra le altre cose, recapitano e amplificano il messaggio senza trasformarlo in moralismo d’accatto.

iperurania guarnaccia fumetto baoNonostante ciò, non tutto si rivela perfetto. Qualche spunto narrativo è sviluppato a singhiozzo, qualcosa rimane in superficie e qualche personaggio si perde un po’ per strada. In più, a tratti, il risultato sembra la tappa di un percorso ancora in fieri, con un segno che può procedere verso un sincretismo ulteriore e superare, trasfigurandoli, i modelli ideali, si tratti di fumetto, illustrazione o animazione (e videogiochi): Bryan Lee O’ Malley, Tuono Pettinato, la galassia Nobrow (Luke Pearson in primis) e l’universo Cartoon Network (nella sacra triade Adventure Time, Gravity Falls e Steven Universe), tra gli altri citati e miscelati dall’autore. Più precisamente, tra i riferimenti di fantascienza presenti all’autore durante la stesura figurano: FLCL, Planetes e Everything we miss di Luke Pearson.

D’altro canto, spesso, Iperurania offre invece soluzioni visive e di racconto che stupiscono per maturità compositiva, resa, effetto ed equilibrio, con alcuni eventi che vengono narrati in maniera laterale e inaspettata e qualche scelta coraggiosa dettata da cambi di ritmo non scontati.

Allo stesso modo e con lo stesso approccio, Guarnaccia sperimenta con il colore tramite campiture in grado di favorire contrasti molto efficaci, pur adoperando una palette leggermente diversa dai suoi lavori precedenti. Le scene sono spesso immerse nei neon violacei di tanta narrativa cyberpunk, oppure annegate tra l’idea di una città notturna, una “quotidianità metallica” e un tono verdemare a fare da contrappunto.

Come risultato, Iperurania si rivela una scoppiettante pallottola pop. Per Guarnaccia è arrivato il momento di riprendere e concludere le gesta di Cavalier Inservente: tutt’altra storia, ma ancora ribaltamenti e paradossi.

Iperurania
di Francesco Guarnaccia
Bao Publishing, aprile 2018
cartonato, 192 pp., colore
23,00 €

Leggi anche: Francesco Guarnaccia su Manu Larcenet