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FocusProfiliZao Dao: lo sguardo della tradizione cinese nel fumetto globale

Zao Dao: lo sguardo della tradizione cinese nel fumetto globale

La casa editrice Oblomov si è presa il piacere e l’onere di introdurre in Italia il lavoro della giovane illustratrice cinese conosciuta con il nome Zao Dao – che significa “riso precoce” – pubblicando due opere: Il soffio del vento tra i pini, uscito alla fine del 2017, e Carnet Selvaggio, da poco nelle librerie.

Queste pubblicazioni, seppur in maniera diversa in quanto il primo racconta una storia, un viaggio iniziatico, e il secondo consiste in una raccolta di felici e affascinanti illustrazioni, ci permettono di affrontare Zao Dao con la giusta considerazione che si deve ad un’autrice portatrice di una cultura visiva e narrativa così distante da noi.

Il soffio del vento tra i pini zao dao oblomov fumetto

Borges asseriva che la Cina è il paese più tradizionalista al mondo e per questo ne amava la letteratura, un mix di fantastico e filosofia. La Cina non è mai così vicina come qualcuno auspicava nel 1968 e adesso auspica per motivi diversi. Dopo cinema, musica e letteratura, all’insegna dell’ibridazione culturale dei nostri tempi, la creatività del Far East sta penetrando anche il mercato della narrazione grafica. Questo accade però spesso a scapito della cultura di provenienza, a favore di un meticciato che incontri il gusto occidentale o passi attraverso le coordinate culturali dei manga e dell’anime, ormai dominanti anche in occidente dove la colonizzazione culturale sta procedendo, almeno in parte, in modo inverso.

In questo contesto, pur con qualche concessione alla comprensione, Zao Dao costituisce una preziosa unicità sia per lo stile narrativo sia per i contenuti e il panorama culturale che presenta ai nostri occhi attraverso queste illustrazioni ad acquarello. Artisticamente figlia di un gigante dell’illustrazione tradizionalista cinese, l’ancora vivente acquarellista Dai Dunbang, la nostra “Riso Precoce” si distacca dalla tradizione sia dei manhua, i fumetti cinesi, sia dei lianhuantu, una sottocategoria dei manhua, che consistono in story book illustrati senza parole.

Zao Dao propone infatti una modalità di racconto visivo costruito su sequenza di grandi tavole illustrate cui aggiunge (rari) passaggi più fumettisticamente articolati in fase di montaggio, soprattutto quando l’azione tende a essere più complessa o richiede una sottolineatura. Si tratta di un montaggio della tavola e della storia che deve forse qualcosa anche al cinema wusia (film cappa e spada, di derivazione fantasy, prevalentemente prodotti a Hong Kong), oltre che a indubitabili influenze manga e anime dei giapponesi Otomo e Miyazaki.

Un esempio dei lavori di Zao Dao

Per il mercato editoriale cinese questo modello risulta poco accettabile. Il soffio del vento tra i pini arriva in Europa dopo un passaggio editoriale che “occidentalizza” in termini di comprensione della storia, con aggiunta di testi riscritti redazionalmente dall’editore francese e di capitoli che spezzano il fluire degli eventi.

In origine Zao Dao aveva prodotto una wordless graphic novel basata solo sull’evocatività delle grandi tavole illustrate, tipologicamente vicino ai lianhuantu, e sull’accelerazione del ritmo narrativo – quando necessario – attraverso il montaggio manga/wusia. Chiamiamolo editing, dialogo creativo o “adattamento culturale”, ma il dato è questo: senza questo intervento editoriale non avremmo mai conosciuto Zao Dao.

La tradizione: indietro per andare avanti

Sul piano artistico ciò che emerge è la non comune volontà della giovane autrice di rimanere saldamente nell’alveo della tradizione, non solo visivamente nella costruzione della tavola ma anche concettualmente, attraverso un racconto meno definito e più allusivo, concedendo ai linguaggi narrativi “mainstream” solo lo stretto necessario. In questo modo Zao Dao riesce a parlare di mondi a noi in gran parte sconosciuti attraverso un disegno acquerellato costruito con una tecnica sopraffina che fa pensare quanto qualità e sensibilità realizzative siano valori ancora imprescindibili per l’affermazione di un’illustrazione narrativa contemporanea.

zao dao il soffio del vento tra i pini fumetto oblomov

Anche per quest’ultima considerazione Il vento soffia tra i pini e Carnet Selvaggio costituiscono a loro modo un unicum narrativo complementare l’uno all’altro. Sono un’immersione totale nelle tradizionali storie cinesi, dove si sente forte l’eco dei popolarissimi “liaozhai” di Pu Songling, scrittore e raccoglitore di storie fantastiche nato nel 1640, dove l’uomo, la natura e il mondo generale degli spiriti convivono in parte felicemente in parte combattendosi tra metamorfosi, epifanie e sogni sognati. Questo mondo, un fantasy antropologicamente naturale in continua trasformazione, intriso di suggestioni provenienti dal Taoismo e dal Buddismo, ci viene svelato attraverso l’interpretazione di un’illustratrice che unisce al fantastico etnografico anche le fantasie e la felicità dell’adolescenza.

Non è un caso che il viaggio mistico ed iniziatico de Il soffio del vento tra i pini presenti un eroe adolescente e androgino, come tutti i maschi adolescenti ritratti dall’artista che, come nella migliore tradizione dei film wusia, sconfigge i demoni fuori e dentro di sé.

Non di meno va considerato l’apporto dell’elemento animale e vegetale, amico o nemico mortale. Il tutto condito da quel pizzico di nonsense surreale e umoristico che è presente nelle culture asiatiche e che si incarna in un mondo fantastico che Zao Dao ricostruisce con minuzia di particolari. Ricordandoci, forse, il lavoro dei nostri miniaturisti medioevali inventori di un immaginario fantastico surrealisticamente ibrido ai margini delle pagine miniate.

Zao Dao al tavolo da disegno

Ecco: i particolari sono importantissimi. E vanno ricercati soffermandosi il più possibile sulle tavole magistrali dell’artista cinese, la quale rimanendo ancorata a modelli di immaginario popolare tramandati da secoli li innova potentemente rinnovando e reinventando da vera designer contemporanea costumi, paesaggi e atmosfere e in special modo lo straordinario bestiario del Carnet Selvaggio.

Come nello scritto Il sogno della farfalla del taoista Chuang Chou benché tra il sognatore e la farfalla vi sia differenza non si sa chi sogna e chi sia sognato anche le tavole di Zao Dao ci immergono in una “trasformazione delle cose” dando vita al sogno di tutto il vario mondo degli spiriti buoni, dei maghi, dei monaci e poi dei mostri e fantasmi cattivi in cerca di vendetta o solo di essere una rappresentazione, con grande gusto estetico, dell’essenza del male.

zao dao

Qualche tavola di Zao Dao potrebbe inoltre ricordare la lotta di Sant’Antonio con i mostri ritratta nell’incisione di Martin Schongauer. Ma la memoria riporta anche a film quali Storie di fantasmi cinesi o La fanciulla cavaliere errante che hanno avuto il merito, prima di Hero e La Tigre e il Dragone, di rianimare quell’immaginario che sembrava perduto sotto il regime comunista.

Delle tematiche wusia, nei lavori di Zao Dao manca solo l’amore, ma in compenso è ricco di felicità. Ecco perché leggere e guardare queste due pubblicazioni assomiglia più all’atto di una salutare meditazione. Dove ci si diverte come un’adolescente che si appropinqua a vivere la propria umana avventura, il proprio viaggio verso la ricerca di sé con ancora il cuore di un bambino pronto ad aver paura ma pronto anche a combattere solo perché è giusto.

Queste due opere di “Riso Precoce”, nella loro apparente diversità, sono un regalo inaspettato perché portano un vento nuovo all’interno del mainstream illustrativo, spesso schiavo del digitale, e di sempre più uniformi modelli di narrazione. A volte guardarsi indietro vuol dire fare dei passi avanti.

Leggi anche: I vagabondaggi di Zao Dao

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