Curioso che la riedizione di Il re bianco (Bao Publishing) di Davide Toffolo abbia preso corpo proprio oggi, in un periodo così instabile per il nostro paese, dove i confini tendono ad alzarsi sempre di più e la paura del diverso si trasforma spesso in una chiusura mentale di tipo esclusivo.
La riproposizione di questa storia ha permesso all’autore di correggere e integrare qualcosa rispetto alla prima versione (pubblicata nel 2007), con l’aggiunta di un’introduzione inedita e una migliore calibratura del tipo di rosa della bicromia che domina le pagine. Lo stesso Toffolo ha definito questa edizione “definitiva”, ma, al di là dei pregi e dei difetti dell’opera, Il re bianco trova la sua maggiore forza e importanza nelle riflessioni sotto traccia che percorrono e attraversano la storia.
Leggi anche: “Io e Paz”, la vita di Davide Toffolo al fianco di Pazienza
Protagonista assoluto del fumetto è Copito de Neve, Fiocco di neve, l’anziano gorilla albino che si trova nello zoo di Barcellona e che è ormai in punto di morte. Un Davide Toffolo più giovane decide di partire dall’Italia per porgergli il suo ultimo saluto, poiché da sempre quell’animale ha avuto un ruolo fondamentale e affascinante nella sua vita, senza che l’autore sia mai riuscito a capirne il motivo. Una fascinazione nata casualmente, quando Toffolo lo vide la prima volta nello zoo, e che presto si trasformò in una sorta di affetto a distanza, di rispetto intellettuale, di pensiero fisso per la bellezza e la particolarità del mammifero. Quello di Davide è, dunque, un viaggio che si trasforma in commiato e che, contemporaneamente, ripercorre le tappe fondamentali della vita del gorilla, nato in Africa, separato dalla madre dopo che quest’ultima fu uccisa, portato in Europa e divenuto un’attrazione unica e spettacolare.
In dieci anni sono cambiate molte cose, ma il discorso contenuto tra le pagine di Il re bianco sembra essere quanto mai attuale e, forse per questo, universale. Toffolo ha scelto una bicromia in cui, in questa versione, il rosa è leggermente più attenuato, esaltando quindi il bianco del gorilla, che spicca fra le vignette. È proprio la sua “diversità” ad attirare l’attenzione delle persone, ma ciò che emerge nel fumetto è che Copito non è diverso e non è speciale. È un gorilla esattamente come gli altri, solo di un colore diverso. E questo suo apparire diverso fa sì che gli altri facciano coincidere l’essere con la maschera. L’assunto attraverso cui si sviluppa l’opera è proprio questo: Copito è il re di uno spettacolo vuoto, fatto per spettatori altrettanto vuoti.
Il re bianco si presenta quasi come se fosse una parabola dei nostri tempi, una fotografia estenuante e triste dei giorni che stiamo vivendo. Fiocco di neve è stato privato degli affetti, del suo ambiente naturale, estirpato da casa sua e trasformato in un’icona che, di fatto, non lo rappresenta. E il pubblico ne è felice, quasi avesse la necessità di adorare o temere o schifare un feticcio strano e mai visto. Il diverso che stimola svariate reazioni e che nasconde la sofferenza di un essere vivente finalizzata alla fittizia felicità di un uomo ormai appassito.
Il gorilla albino diventa così uno specchio sul quale scoprire il riflesso di chi siamo realmente. Uno spietato schermo bianco attraverso cui le nostre paure e il nostro desiderio di omologazione coincidono con la nostra comfort zone, la nostra dimensione di essere (poco) pensante, il cui sguardo si ferma, sempre e comunque, alla superficie, al colore, all’apparenza. E tutto il resto svanisce, il dolore, la solitudine, i mondi e le storie dei singoli: tutto rimane sottopelle, ben nascosto alla nostra coscienza, minacciata talvolta dallo sguardo triste e malinconico di un gorilla che è icona del nostro desiderio di distruzione assoluta.
Il re bianco
di Davide Toffolo
Bao Publishing, maggio 2018
Brossurato, 160 pp in bicromia
€ 17,00