5 motivi per leggere “Hip Hop Family Tree” di Ed Piskor

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Nella rubrica ‘BBB Consiglia’, ogni mese, il festival bolognese BilBOlbul seleziona un’opera a fumetti di particolare valore e interesse, offrendo una lista di buone ragioni per leggerlo. Questo mese parliamo de Hip Hop Family Tree, una serie a fumetti di Ed Piskor pubblicata in Italia da Panini Comics.

1| Un documentario disegnato

Una domanda che si pone ciclicamente è quanto il fumetto, inteso come linguaggio, si presti alla dimensione saggistica, cioè sia in grado di proporre un approfondimento che vada al di là del racconto di una storia, e soprattutto come possa farlo senza venir meno a una dimensione di intrattenimento, considerando un intento di base divulgativo e non specialistico. Hip Hop Family Tree affronta questo problema scegliendo di raccontare le storie individuali dei pionieri di questa cultura e intrecciandole tra loro, a partire da capisaldi quali Dj Kool Herc, Grandmaster Flash e Afrika Bambaataa. Amalgamando il tutto grazie al ruolo del narratore che fornisce date, numeri, informazioni e fatti, attraverso una massiccia presenza di didascalie, viene lasciato invece alle sequenze disegnate il compito di intrattenere con singoli aneddoti ed episodi più divertenti e avventurosi.

2| Enciclopedico e ludico

È evidente, già dopo la lettura di poche pagine, il grandissimo lavoro di documentazione storiografica svolto dall’autore: un lavoro affatto facile, considerando che le fonti sono con ogni probabilità i racconti dei protagonisti stessi (raccolti attraverso libri, saggi, articoli e interviste), e che di molti episodi si è probabilmente persa la dimensione cronachistica in favore di una rilettura “mitica”. Nonostante lo spirito completistico e l’incredibile ramificazione di vicende e personaggi, Ed Piskor riesce a evitare che il lettore sia sopraffatto dalle informazioni e che subentri la noia, mantenendo in tutto il corso dell’opera un tono giocoso e divertente, che tracima talvolta nel grottesco, grazie alle personalità esagerate e fuori dagli schemi dei protagonisti.

Hip Hop Family Tree fumetto ed piskor

3| Una grande storia fatta di piccole storie

La cultura hip hop ha una storia molto breve, che inizia a New York nella seconda metà degli anni Settanta. Non è una storia compatta e lineare, ma, almeno agli esordi, l’insieme delle azioni e delle produzioni artistiche operate da un piccolo gruppo di inconsapevoli pionieri. Le circostanze storiche e sociali hanno permesso prima di tutto alla musica (ma anche al writing, alla breakdance e all’arte del djing, cioè le altre discipline che con il rap compongono l’hip hop) di attecchire rapidamente e diffondersi a macchia d’olio, dalla grande mela, agli Stati Uniti e al mondo intero. In questo senso il titolo dell’opera è quanto di più esplicativo ci possa essere per descriverla: una rilettura integrale di un albero genealogico, che parte dalle radici e si ramifica molto rapidamente, e in cui i singoli rami finiscono per intrecciarsi vorticosamente. Una storia con la S maiuscola composta di piccole storie che finiscono per incrociarsi e influenzarsi vicendevolmente, senza mai perdere di vista le connessioni con il resto della cultura musicale e massmediatica.

4| Il giusto mix tra segno e colore

Parte del successo del lavoro di Ed Piskor è senz’altro dovuto al suo segno estremamente riconoscibile: un solido impianto figurativo, molto attento e preciso nella rappresentazione dei volti, dei dettagli e delle ambientazioni, venato però da una sfumatura di “underground”, che lo porta a calcare volutamente la mano, deformando espressioni e anatomie in chiave espressionistica (citando spesso pose e inquadrature proprie del fumetto supereroistico) e insistendo in un’inchiostrazione ricca di linee e tratteggi a dir poco meticolosi. In Hip Hop Family Tree il disegno si sposa poi a una scelta coloristica smaccatamente vintage: il colore infatti, per quanto digitale, non è piatto, ma stampato con l’intento di ricreare l’effetto della retinatura tipica degli albi a fumetti degli anni Sessanta e Settanta. L’operazione permette al lettore di entrare meglio in sintonia con lo spirito dei tempi, e al contempo all’opera di distinguersi e rendersi “autoevidente”: basta leggere una pagina del fumetto per capire se farà per noi.

Hip Hop Family Tree fumetto ed piskor

5| Un’opera che guarda al presente

Al momento Ed Piskor ha realizzato quattro volumi di Hip Hop Family Tree, che coprono la storia dagli anni Settanta al 1985. L’intento dell’autore è proseguire, non sappiamo se fino ai giorni d’oggi, ma di certo più si procede con gli anni, più l’hip hop cresce, si moltiplicano gli attori, e diventa difficile continuare a percorrere tutti i rami dell’albero. Già così però l’opera parla al presente, tirando in ballo un sacco di artisti ancora attivi di cui sono mostrati gli esordi (come Rick Rubin, Q-Tip o Dr.Dre), e raccontando la genesi di brani musicali che sono diventati ormai dei classici tuttora in programmazione nelle radio e nelle playlist di Spotify (una per tutte la celebre Rapper’s Delight della Sugarhill Gang).

Per certi versi questo fumetto fa quello che il rap ha sempre fatto con la musica: recuperare e campionare qualcosa di vecchio, rimettendolo così in circolo e creando rimbalzi e cortocircuiti tra ciò che è stato e ciò che è, dettando magari anche possibili percorsi per ciò che sarà (si veda a esempio la serie Netflix The Get Down di Baz Luhrmann e Stephen Adly Guirgis, uscita tra il 2016 e il 2017, che ha sfruttato il fumetto come reference imprescindibile).

Hip Hop Family Tree fumetto ed piskor

Ma Hip Hop Family Tree è un fumetto per tutti? Agli amanti del rap piacerà di sicuro, perché ci troveranno senz’altro dentro i propri idoli, potendo approfondire i loro inizi di carriera e le intricate vicende, mix di causalità e casualità, che li hanno visti partecipi; per quelli che non disdegnano l’hip hop, ma non hanno mai approfondito, sarà un’accessibile enciclopedia visiva; gli adolescenti potranno indagare le origini e le ascendenze della musica che in questi ultimi anni ha colonizzato come non mai tutti i network italiani (trap,rap e it-pop, da Sfera Ebbasta e Dark Polo Gang a Frah Quintale e Willie Peyote); a tutti gli altri consigliamo comunque di fare un tentativo, se non altro per saggiare come Ed Piskor riesca a destreggiarsi con assoluta padronanza in una materia così sfuggevole, e per godere delle sue capacità di storyteller nel realizzare l’affresco di un’epoca.