Nella rubrica ‘BBB Consiglia’, ogni mese, il festival bolognese BilBOlbul seleziona un’opera a fumetti di particolare valore e interesse, offrendo una lista di buone ragioni per leggerlo. Questo mese parliamo di Ariol, serie di fumetti di Emmanuel Guibert e Marc Boutavant pubblicata da Becco Giallo.
1| Con gli occhi dei bambini
Una delle cose più difficili per gli autori per bambini è proprio adottare il loro punto di vista, un punto di vista che crescendo inevitabilmente si perde. È una questione di lingua e soprattutto di logica, di naturalezza argomentativa, di capacità di vedere il mondo come se lo si stesse scoprendo da capo.
Guibert e Boutavant dimostrano un mimetismo eccezionale e un’acuta capacità di osservazione, riuscendo a ricreare le dinamiche del gioco dell’infanzia, in cui la fantasia si innesta sulla realtà, o dei litigi per futili motivi, che vengono dimenticati il giorno dopo, e nel farlo gli autori si divertono evidentemente un sacco.
2| Una profonda leggerezza
Il tono del racconto è sempre lieve, in accordo con lo stile dei brevi episodi che, come fossero una sit-com a fumetti, raccontano la vita scolastica, la quotidianità, i giochi e le vacanze, le schermaglie tra amici… Ma non per questo si astiene dall’affrontare argomenti significativi: le prime cotte e le relazioni sentimentali, il “mistero” del concepimento e della nascita, la problematica dei vaccini, le differenze “razziali” nel mondo animale…
Come ogni sit-com che si rispetti, inoltre, non c’è una continuità cronologica specifica, ma solo l’eterno presente dei bambini, tanto che gli autori decidono di alternare episodi ambientati in stagioni e in contesti diversi, senza porsi il problema di giustificarlo, come se stessero “spizzicando” da un ampio buffet narrativo.
3| Il pretesto degli animali antropomorfi
La scelta di trasfigurare l’universo dell’infanzia nel contesto degli animali antropomorfi (bambini come cuccioli di diverse specie) non risponde solo a un indirizzo estetico, per quanto Boutavant abbia cercato nel disegno una sintesi grafica fresca e originale, che si discostasse dagli standard proposti in maniera abbastanza ripetitiva dal mondo dell’animazione, ma è elemento narrativo fondante.
Le differenze di specie, di cui tutti i personaggi sono ben consapevoli, sono il pretesto che dà il la a moltissimi episodi, permettendo di riflettere in chiave traslata e intelligente sulle differenze tra gli individui, sulle potenziali discriminazioni e sugli stereotipi (gli asini sono per forza stupidi e testardi? I maiali sporchi e disordinati?).
4| Un buon fumetto per bambini è sempre un buon fumetto per adulti
I protagonisti delle avventure di Ariol frequentano le scuole elementari, e potrebbero avere 7/8 anni, che è anche l’età del pubblico a cui si rivolge il fumetto. Ma come ogni buon fumetto per bambini l’età non conta, o meglio è solo un dato di partenza: se infatti il giovanissimo lettore troverà nelle storie una perfetta immedesimazione, quello non più giovane ripercorrerà con affetto e simpatia i topoi dell’infanzia. Per entrambi sono garantite grasse risate.
Da sottolineare come, in modo abbastanza atipico per un fumetto di questo tipo, se i bambini sono raccontati in quanto tali, gli adulti sono presentati nel loro essere “normalmente” adulti: adulti innanzitutto presenti (ed è già una novità), che si esprimono e comportano da adulti (anche nelle proprie debolezze), e si rapportano con i bambini con buonsenso e affabilità, ben consapevoli che la dimensione dell’infanzia è a loro estranea e non va corrotta.
5| Il fumetto come teatro di personaggi
Boutavant e Guibert sono maestri del fumetto francese, e la loro intesa su Ariol è perfetta: pur all’interno di una struttura narrativa essenziale (episodi di dieci tavole l’uno, una griglia fissa di quattro vignette per tavola) riescono a proporre uno storytelling “a orologeria”.
I dialoghi sono veloci, immediati, caratterizzati da un botta e risposta senza sosta che si dipana spesso attraverso più pagine senza mai annoiare o cedere ritmo, mentre le inquadrature, soprattutto campi medi fissi che mostrano i personaggi per intero, permettono di mettere in scena le interazioni e la gestualità comica dei vari animaletti. Una sorta di palco teatrale dove lasciar recitare i personaggi.