Fumettibrutti. Critica esplicita

Una riflessione su Romanzo Esplicito di Fumettibrutti, che sembra una divagazione filosofica e che invece ci ricorda quanto sia importante il 'brutto', e come Yole Signorelli offra una storia-antidoto.

Per prima cosa
È ovvio che dell’interesse preliminare che suscita, almeno in me, un fumetto come Romanzo Esplicito è responsabile un altro interesse: quello in buona misura erotico che, nel tempo, ha suscitato il personaggio costruito dalla sua autrice.

E non ci vedo nulla di male ad ammetterlo. Non farlo sarebbe come sostenere, per esempio, di non poter considerare Nastassja Kinski una grande attrice perché affollava i miei sogni erotici di quindicenne. Oppure non poter affermare che Rest è uno dei dischi migliori del 2017 perché Charlotte Gainsbourg è tra i soggetti del mio desiderio.

Non scherziamo: i miei attuali sogni erotici da cinquantenne li so gestire molto meglio di quando ne avevo quindici e non influiscono, se non nella misura in cui voglio lasciarglielo fare, sul mio giudizio critico. Non ho paura delle mie pulsioni e dei miei desideri. In fondo fanno parte di me, quindi anche della mia intelligenza critica.

In parole povere, non arrivo a considerare un buon lavoro quello che non lo è, solo perché mi piace chi l’ha realizzato. Quindi non abbiate timore: so quello che dico e che scrivo.

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Per seconda cosa
Edgar Morin ci ha insegnato che la cultura è un sistema che fa comunicare – dialettizzandoli – un’esperienza esistenziale, quindi individuale, e un sapere strutturale, per forza condiviso. In Romanzo Esplicito Josephine Yole Signorelli fa proprio questo, e lo fa con precisione chirurgica, niente di istintivo, ma tutto precisamente calcolato.

Proprio per questo non è un fumetto generazionale, né tanto meno intimistico. È la cronaca autobiografica di un amore filtrata attraverso il mito di Orfeo e Euridice (sì, a mio avviso l’influenza del Poema a Fumetti di Buzzati sulla Signorelli è fondativa) in cui la protagonista, a differenza di Euridice, si salva da sola dagli inferi (che sono la città in cui vive), fuggendone; ma dopo esserne stata salvata, scopre che l’inferno non è un luogo da cui scappare, perché aveva torto Sartre: non sono gli altri il nostro inferno, siamo noi.

Per terza cosa
Heinrich Gustav Hotho è stato un mediocre e trascurabile filosofo e un ottimo editore. Discepolo di Hegel, gli succedette alla cattedra di Estetica dell’Università di Berlino quando il suo maestro ne diventò rettore. Il motivo per cui è ricordato non sono certo le sue lezioni, ma l’edizione che curò con estrema dedizione e che pubblicò nel 1835, delle Lezioni di Estetica tenute da Hegel dal 1821 al 1829.

Hotho era un filosofo, e per quanto mediocre, aveva delle idee sull’estetica. Idee che aveva maturato dal suo maestro, certo, ma che non erano quelle del suo maestro, e che purtroppo influenzarono la scelta degli scritti che infilò in quella raccolta. Così Hotho fa dire a Hegel che il bello e il brutto corrispondono ai due valori morali del bene e del male.

In effetti Hegel all’inizio la pensava così, ma poi, a partire dal 1826, quando incappò nel problema della rappresentazione della sofferenza nell’arte sacra, comincia a cambiare idea. Il brutto non è più solo la rappresentazione del male, ma può servire anche a raffigurare il dolore; non il dolore fisico, quanto quello spirituale.

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Per quarta cosa
Sicuramente Karl Rosenkranz frequentò i corsi di Hegel successivi al 1826 e tenne conto di questo sviluppo del pensiero estetico hegeliano quando pubblicò, nel 1853, il suo fondamentale Estetica del brutto. Già Christian Weisse, nel suo Sistema di estetica (1830) aveva avanzato l’ipotesi che il concetto di brutto fosse un momento organico del bello.

Rosenkranz va oltre, e dice che il brutto è un momento dialettico dell’idea di bello. Il brutto è una potenza attiva, che toglie per sempre al concetto di bello quella natura di ideale cui deve tendere. Una posizione rivoluzionaria, perché aprì potenziali conoscitive anche all’espressione del brutto.

E se le cose stanno così, se possiamo esprimere il brutto, l’arte può liberarsi dalla sua condanna educativa e dal dovere di innalzare gli umani verso il sublime, ma limitarsi (proprio attraverso il brutto) a essere espressione di quello che la società è, non di quello che dovrebbe essere.

Per quinta cosa
Un piccolo salto temporale. Fino al 1968, anno in cui Deleuze pubblica il suo libro più seminale: Differenza e ripetizione, in cui avanza l’idea di una filosofia della differenza che non sia integrabile nella teoria classica della rappresentazione (la metafisica) né in quella idealistica (la dialettica). Per farlo, dice Deleuze, dobbiamo dotarci di un pensiero senza immagine, cioè di un pensiero privo di prestrutturazione logica.

Spiegazione. L’immagine necessaria alla rappresentazione deleuziana non è l’immagine classica che lavora sulla ripetuta differenza da una generalità normativa per affermarsi, ma un’immagine che è, punto e basta. E torniamo a noi; o meglio, ai fumettibrutti.

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Per ultima cosa
Chuck Palahniuk ha scritto che «il mondo è fatto di gente che racconta storie. E ogni storia di ampio respiro, ogni romanzo, non è che una combinazione di racconti brevi». Romanzo Esplicito è una combinazione di storie brevi, costruite con immagini assolute, che non rimandano a nient’altro che a loro stesse. In qualche modo, pura materia deleuziana la cui scabrosità/bruttezza comunica al lettore – quantomeno a quello in cerca di una qualche differenza simbolica ed etica nelle immagini – un senso di vuoto e di inutilità. Quello stesso vuoto, immagino, che un lettore impegnato degli anni Settanta deve aver creduto di trovarsi davanti leggendo il primo Pier Vottorio Tondelli.

Un senso di vuoto e di inutilità che in realtà non è altro che quello della verità. La verità bruta (rosenkrazianamente brutta), l’inferno da cui la Euridice che è Josephine, ma che è ciascuno di noi, cerca continuamente di fuggire, senza possibilità di riuscita. È una cosa che fa male. Lo capisco. Ma con cui, e in questo senso considero questo libro come un nodo focale perché lo fa senza infingimenti, ci conviene imparare a convivere. Per sopravvivere. Un antidoto.

Romanzo Esplicito
di Fumettibrutti
Feltrinelli Comics, settembre 2018
brossura, 144 pp., colori
16,00 €

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