“Magic Order”, la recensione del primo fumetto Netflix di Mark Millar

The Magic Order segna l’inizio della nuova grande avventura di Mark Millar, che ormai è il re indiscusso del mainstream americano, il solo ad avere messo la propria etichetta – la Millarworld – nelle mani di Netflix, che è già al lavoro per sfornare vari adattamenti dalle sue opere.

magic order fumetto netflix millar

Si tratta della prima miniserie pubblicata da Image per conto della piattaforma di video in streaming più diffusa al mondo ma anche della prima collaborazione tra Mark Millar e Olivier Coipel, definito tempo fa da una personalità della Marvel come il solo disegnatore capace di spostare significativamente le vendite di un albo.

La vera sorpresa è però scoprirsi a fine lettura più soddisfatti da Millar che non da Coipel, che qui appare un po’ svogliato, con volti lasciati in ombra e grandi vignette dove gli sfondi sono ridotti ai minimi termini. Cosa oltretutto piuttosto deprimente per una serie sulla magia, che dal Doctor Strange di Steve Ditko a Maestros di Steve Skroce ha sempre avuto le proprie migliori espressioni a fumetti in scenari psichedelici ricchi di dettagli.

Coipel invece sembra interessato a realizzare solo uno studio di figure, con un tratto comunque sempre molto elegante nella sua semplicità e capace anche di scene spettacolari nello scontro tra poteri arcani, ma non molto diverso e di certo non più ispirato dei suo momenti migliori alla Marvel. Il guadagno nei primi piani infatti non compensa la povertà di molte tavole, dove tocca al sempre buon Dave Stewart trovare soluzioni cromatiche che le facciano sembrare meno vuote. 

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Anche Mark Millar gioca a tirare un po’ via, come ormai al suo solito, dando ben pochi dettagli sull’ambientazione e lasciando che il funzionamento di questo ordine di maghi che vive da sempre tra noi si sveli poco a poco, tra una colpo di scena e l’altro. Ma scoprire che un personaggio praticamente irrilevante è in realtà potentissimo non ne fa una figura interessante, così come il massacro dei primi numeri di vari maghi di cui non sappiamo niente non aiuta certo a definirli come figure memorabili – né a rendere credibile l’idea che questo Ordine esista da migliaia di anni.

Le motivazioni della villain rientrano poi nel filone “i giovani d’oggi sono bambini viziati senza valori” che Millar ha già praticato in passato, per esempio su Jupiter’s Legacy, e che in fondo è da sempre la sua provocazione principale, a volte rivolta anche contro i lettori stessi. Non è però questo il caso, e anzi il colpo di scena ha un impatto notevole e dà a un personaggio una ragione un po’ più matura del solito. Peccato che il tutto sia poi rapidamente neutralizzato da un altro colpo a effetto.

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A Millar sembra ormai mancare la cattiveria – spesso un po’ gratuita – che lo caratterizzava in passato e che qui, come per esempio in Empress, risolve semplicisticamente in un lieto fine, ma per lo meno è ancora capace di costruire una storia con rivolgimenti e rivelazioni efficaci.

A riempire di dettagli i moltissimi vuoti di The Magic Order – che abbraccia persino i tempi di Atlantide – ci penserà probabilmente una qualche serie tv. L’ennesimo pitch in forma di fumetto scodellato da Millar insieme a un disegnatore di prestigio infatti questa volta gioca direttamente in casa di un produttore televisivo, e dovrebbe facilmente fare centro.

Magic Order
di Mark Millar e Oliver Coipel
Panini Comics, maggio 2019
cartonato, 176 pp., colore
19,00 €

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