La ripartenza del Doctor Strange rallenta sul finale

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doctor strange mark waid

Con il numero 11 della nuova serie di Doctor Strange si chiude il primo arco narrativo di Mark Waid e Jesús Saiz, e alla fine il mago deve affrontare il proprio peggior nemico, che non è Dormammu – pur presente nella storia – bensì la sua stessa arroganza.

Convinto di non dover più pagare il prezzo della magia per i propri incantesimi, Strange non ha ben capito perché si sia trovato privato delle proprie abilità e, dopo essersi consultato con Tony Stark, ha deciso che se non può cercare una risposta in altre dimensioni la può comunque cercare su altri mondi. Così è partito per lo spazio, dando alla serie un insolito taglio fantascientifico da space opera, cui si sposano piuttosto bene i disegni freddamente fotorealistici di Saiz.

dottor strange waid

Nel corso del suo viaggio spaziale il mago viene anche spinto da un nano della forgia a crearsi i propri oggetti magici per non dipendere continuamente da quelli di Agamotto e altri. Tutto sembra andare per il meglio, ma quando Strange torna a casa si ritrova prima ad affrontare una sua ex allieva – un personaggio creato proprio da Waid in una miniserie di qualche anno fa – quindi scopre che la burocrazia della magia non gli ha fatto alcuno sconto e continua a tenere il conto del suo debito. Debito che le Faltine decidono di riscuotere invadendo la Terra.

Questa rivelazione, con il suo drammatico esito, arrivava nel numero 10 della serie, che sarebbe secondo il conteggio Marvel il quattrocentesimo numero dedicato al personaggio (infatti l’albo era arricchito di altre tre storielle di appendice). Il confronto con Dormammu e il destino delle varie relazioni di Strange con i suoi alleati arriva quindi alla risoluzione in questo undicesimo episodio, che appare però fin troppo sbrigativo. 

Se infatti si usa il numero 400 non per chiudere trionfalmente una storia bensì per svelare una terribile minaccia, è davvero un anticlimax liquidarla subito dopo, oltretutto con una facile morale sull’importanza di affidarsi agli amici e di essere aperti con loro. Non tutti comunque perdonano i segreti di Strange, così da lasciare almeno una coda drammatica a una conclusione un po’ troppo facile.

Sebbene l’eroe sia tornato sulla Terra, il prossimo numero dovrebbe continuare con le minacce cosmiche e con l’arrivo di Galactus. Viene inoltre ricordato al mago che un burocrate ha sempre un capo e di certo c’è qualcuno di molto potente che presto verrà a riscuotere il debito.

Tavola di Jesus Saiz

La ricetta di Mark Waid è insomma la più classica possibile della Marvel: il supereroe che trionfa contro i villain – ma non definitivamente – e fallisce nel privato, dove l’arroganza rimane un superproblema insuperabile, contro cui non può fare di più che qualche piccolo passo in avanti.

Difficile quindi scrollarsi di dosso il senso di dejà vu. Inoltre Saiz, colorato da Rachelle Rosenberg, mostra qui la sua scarsa adattabilità a una situazione di pura magia anziché di fantascienza. Senza alieni e armi hi-tech il suo talento appare fuori luogo tra incantesimi e presenze demoniache, che le sue matite rendono prosaiche assai più che meravigliose o spaventose.

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