Nella primavera del 1994, Monkey Punch segnò un record particolare: fu il primo autore di manga a essere ospite di una manifestazione fumettistica italiana. Anzi, due: prima Treviso Comics, poi Lucca Comics, nel giro di pochi giorni.

Per l’occasione, l’autore presentò anche una storia particolare di Lupin III intitolata Alis Plaudo e disegnata a partire da una sceneggiatura dei Kappa Boys – Andrea Baricordi, Massimiliano De Giovanni, Andrea Pietroni e Barbara Rossi – all’epoca responsabili del settore manga di Star Comics (la storia fu pubblicata sul numero 22 della rivisita Kappa Magazine).

Fu proprio a Lucca che il giornalista Renato Pallavicini realizzò un’intervista a Monkey Punch, per un articolo pubblicato su l’Unità del 21 marzo 1994, che vi riproponiamo ora, a 25 anni dalla sua realizzazione, in occasione della scomparsa dell’autore.

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di Renato Pallavicini

È come ci si aspetta che debba essere un giapponese. Piccolo e minuto, con un gran paio di occhiali scuri, i capelli neri (appena un po’ ingrigiti dall’età), gentile e disponibile. E con l’immancabile videocamera sempre con sé. Per Monkey Punch, al secolo Kazuiko Kato, nato a Hokkaido nel 1937, creatore di un successo mondiale come Lupin III, è la prima volta italiana; ospite, la scorsa settimana, a Treviso Comics in questi giorni è a Lucca, dove, in occasione del Salone del fumetto è allestita una sua mostra di disegni originali. Ovvio che se ne vada in giro a raccogliere appunti visivi su un paese a lungo sognato. Del resto, l’Italia e l’Europa, almeno culturalmente, sono tra le sue fonti d’ispirazione.

Lupin III nasce come un fumetto nel 1967, e quel «terzo» (Sansei in giapponese) sta a significare l’erede di terza generazione del celebre Arsenio Lupin, ladro gentiluomo inventato dallo scrittore francese Maurice Leblanc. Ma all’abilità, alla scaltrezza e all’ironia di quell’eroe da feuilleton si somma una buona dose di sfrontatezza, mutuata dall’agente 007 (più il Bond cinematografico di Connery che il protagonista dei romanzi di Ian Fleming). E, in aggiunta, un senso del grottesco e dell’eccesso, tipico della cultura giapponese.

«È curioso – rivela Monkey Punch – ho sempre creduto che gli influssi occidentali fossero prevalenti nei miei fumetti: un buon 75% per cento. E invece, recentemente, un critico americano mi ha detto che ad avere la meglio è la mia cultura, quella giapponese. Comunque, Lupin III è un personaggio senza frontiere, non discrimina tra razze e nazionalità e, forse, la ragione del suo successo sta proprio in questo». 

L’esordio a fumetti avvenne nell’agosto del 1967 su Manga Action e il personaggio ebbe subito successo tra un pubblico più adulto che apprezzava il «monello» Lupin e l’erotismo che caratterizza le strisce; a cominciare da Fujiko Mine, prorompente e procace fidanzata (ma lei si concede parecchie «distrazioni») di Lupin. Pochi anni dopo arrivarono i cartoni animati, anche se la prima serie non ebbe un analogo successo. «Non ero molto entusiasta – racconta Monkey Punch – di trasformare i miei disegni in cartoni animati. Pensavo che sarebbe stato difficile sceneggiare delle storie cosi poco lineari, come quelle di Lupin III». Poi, episodi e serie si moltiplicarono, i caratteri furono affinati e modificati (anche per l’intervento nei cartoon di Hayao Miyazaki) e fu l’esplosione».

In Italia Lupin III arriva agli inizi degli anni Ottanta, seguito dalla seconda e terza serie tra l’85 e l’87. Trasmesso da Canale 5 (ma ampiamente rimaneggiato e purgato delle scene più «piccanti»), conquista il pubblico dei ragazzi. A tal punto che una recente indagine eseguita dalla Doxa lo vede battere perfino i cartoon Disney con il 28% delle preferenze. Fa impressione vedere centinaia di ragazzi, giovanissimi e tutti abbondantemente al di sotto dell’età di Lupin III, assalire Kazuiko Kato per strappargli un disegno e un autografo, fare domande minuziose e precise su personaggi, caratteri ed episodi.

Del resto è questa la generazione cresciuta con i tanto vituperati (e altrettanto sconosciuti) cartoni giapponesi. «Non so se un certo tipo di cartoon – dichiara Monkey Punch – abbia o meno un’influenza negativa; dipende dai punti di vista. Con i miei figli, quando erano più piccoli, sono stato abbastanza severo e non volevo che li vedessero. Credo comunque che sarebbe meglio, almeno superata una certa età, di lasciar scegliere a loro».

A Lucca, oltre alla mostra e agli incontri, col pubblico, Monkey Punch presenta anche un nuovo episodio inedito di Lupin III, dal titolo di Alis Plaudo: otto tavole disegnate su sceneggiatura dei Kappa Boys (Andrea Baricordi, Massimiliano De Giovanni, Andrea Pietroni e Barbara Rossi), i quattro curatori delle riviste di manga edite dalla Star Comics che sono riusciti a portare Monkey Punch in Italia.

Per l’occasione viene presentato anche il primo numero della nuova serie di albi a fumetti Mitico, che pubblica la seconda serie delle avventure di Lupin III, ancora inedite in Italia. «Al momento – dice Monkey Punch – non penso di scrivere nuovi episodi. Oggi sono più interessato a sviluppare il mio lavoro nella direzione dei videogiochi e dei cd-rom. Però mi piacerebbe poter realizzare un cartone animato di alta qualità e pieno di fantasia». 

Ma il papà di Lupin, comunque, non abbandona il mondo dei fumetti, e sta lavorando a una riduzione de Le mille e una notte, un vecchio progetto che porta avanti da quattro anni. «Il fumetto è importante per avvicinare i ragazzi alla lettura. Anche in Giappone – spiega Monkey Punch – i giovani leggono poco. Il governo, recentemente, ha riconosciuto il valore dei fumetti e ha inserito alcuni autori nelle commissioni ministeriali per la pubblica istruzione».

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