Il futuro è un morbo oscuro, dottor Zurich! è un fumetto imbizzarrito, un animale strano che conosce bene la propria libertà e che quindi se la gode tutta. Se Lise e Talami per riuscire a cavalcarlo ci hanno messo quindici anni (tra incubazione, scritture e riscritture, un’occasione sfumata per Dark Horse, l’editing di Alice Milani), figuriamoci il poco che può fare un critico.

Faccio qui un tentativo, sebbene sia impossibile costruire una staccionata di definizioni attorno a questo fumetto: nemmeno il genere – l’etichetta apparentemente più semplice da appiccicare sulla copertina – è definibile da paletti troppo precisi. Il fumetto di Lise & Talami è anzitutto un compendio fantascientifico che va da Philip K. Dick a J.G. Ballard, dai double-feauture anni Cinquanta a Karel Capek. C’è davvero di tutto: i viaggi nel tempo, l’invasione aliena, un po’ di distopia socialista, metanarrazione, un male misterioso, complottismo, scienziati pazzi ed eroica gente comune, ma tutto viene raccontato con il passo strascicato di chi ha un piede ben ancorato nella tradizione di una narrazione fantascientifica e l’altro legato a un pattino che lo fa scivolare quando meno se lo aspetta.
Il risultato è sì un fumetto di fantascienza pura, ma percorso da una bizzarria che lo fa costantemente deragliare nell’assurdo e nel comico, cosa che gli permette di raccontare alla perfezione la disperazione di un mondo devastato da un’epidemia. Questo è il primo di una serie di effetti stranianti che il libro provoca nel lettore: mentre si legge una storia di fantascienza classica con una trama a prova di bomba, si viene trasportati in territori totalmente inaspettati, che all’apparenza sembrerebbero fuori contesto e invece si integrano alla perfezione in un world-building stratificato e molto consapevole (cosa che raramente si vede nel fumetto italiano, ancora meno in quello puramente sci-fi).

Così, questo socialismo surreale che permea le pagine de Il futuro è un morbo oscuro, dottor Zurich! (qui un’anteprima) si manifesta attraverso un’ironia costante verso qualsiasi forma di potere, sempre protetta da un adeguato labirinto fantaburocratico che prende forma in ospedali quantici, uffici postali e posti di blocco nella steppa. Per non dimenticare i labirinti mentali in cui si incastrano i personaggi assorbiti da mansioni quotidiani che li identificano come esseri umani prima di ogni altra cosa.
L’umorismo di Lise & Talami è infatti – ancor prima della struttura fantascientifica – la macchina perfetta (nei tempi comici, nella costruzione precisissima di battute e gag) per narrarci le assurdità della nostra vita facendone emergere il non-sense dell’iper-burocrazia e soprattutto trasformando la perenne mancanza di lucidità dei personaggi – unita a un estremismo spesso ridicolo – nella chiave giusta per raccontarci gli eccessi del Sistema (ma anche di coloro che lo combattono). Si ride per drammatizzare, non per alleggerire la nostra vita ma per aggiungerne peso.

A questo pessimismo non resiste nulla: lo Stato, l’ideologia, la medicina, la religione, la famiglia, l’accademia. Sotto la macina di Lise & Talami ogni cosa si sbriciola, tutto tranne quel bisogno di speranza nel futuro che l’umanità insegue con follia e disperazione. La struttura del racconto è una macchina di speranza: a ogni fallimento si apre una nuova possibilità di debellare la malattia, una nuova linea temporale per trovare una cura, una nuova soluzione per cercare la via di uscita da quel mondo assurdo e malato.
Lise & Talami ci illudono con questa macchina di speranza, ed è un’illusione reiterata con regolare sadismo a ogni svolta narrativa. A ogni possibilità demolita ce n’è una nuova che si costruisce, finché questo sistema di nuove e rinnovate speranze implode su se stesso collegando tra loro ogni sentiero che avevamo abbandonato (anche graficamente, grazie a una pratica timeline degli eventi che si popola a ogni pagina).
Così scopriamo che ogni vittima è causa del proprio male, che la speranza esiste soltanto come una grande illusione burocratica (e narrativa) e che nella vita reale si rivela essere infatti un’utopia irrealizzabile. La speranza nel futuro è il morbo che affligge l’umanità, ma è anche ciò che meglio la definisce. Siamo malati di sopravvivenza e non ne usciremo vivi.

A rendere unica la narrazione de Il futuro è un morbo oscuro, dottor Zurich! ci pensano anche i disegni di Alberto Talami. Linee spesse e retini vanno a creare quello che sembra il relitto radioattivo del nostro mondo, una Terra inevitabilmente popolata da umani ibridati con funny animals più che con animali veri, che vanno a formare – insieme ai matti oggetti di scena – un immaginario unico e sempre sorprendente per ricchezza e originalità.
È per questo motivo che il lavoro di coppia di Lise & Talami non può essere disgiunto: il loro modo di fare fumetto è la mediazione affettuosa e mostruosa tra due gemelli siamesi, un lavoro di stimoli reciproci che provoca una stratificazione millenaria di riferimenti, simboli, reperti. Al lettore non resta che trasformarsi in archeologo e disseppellire ogni coccio, ogni osso, e farsi la sua idea del nostro mondo estinto.
Il futuro è un morbo oscuro, dottor Zurich!
di Lise & Talami
BeccoGiallo, novembre 2018
Brossurato, 328 pp, b/n e colore
19,50 €
Leggi anche:
• 5 fumetti commentati da Lise e Talami
• La storia della bicicletta raccontata da Lise e Talami
Entra nel canale Telegram di Fumettologica, clicca qui. O seguici su Instagram, Facebook e Twitter.