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RecensioniClassicQuanto ci manca Ai Yazawa: "Paradise Kiss" 20 anni dopo

Quanto ci manca Ai Yazawa: “Paradise Kiss” 20 anni dopo

Ai Yazawa è la regina indiscussa dei mangaka scomparsi. Non nel senso di morti ma nel senso di desaparecidos. Ci piacerebbe pensare che avesse deciso di prendersi un periodo di pausa tra vagabondaggi e alcolismo come fece negli anni Novanta il suo collega Hideo Azuma, per poi tornare in sé e raccontare l’esperienza in uno dei suoi manga più apprezzati, e invece no. Ha smesso di disegnare, si è stancata, si è esaurita. Le news negli anni hanno parlato di malattia, esaurimento nervoso, ritiro, stress e simili, ma l’unica cosa certa è che l’ultimo volume da lei prodotto (il ventunesimo della serie Nana, rimasta poi incompiuta) è uscito in Giappone nel 2008.

paradise kiss

Poi più nulla, salvo qualche tavola pubblicata su riviste di moda, illustrazioni sparse e collaborazioni con la pubblicità. E così a noi lettori della prima ora, ammiratori affezionati, orfani di quella che unanimemente è riconosciuta come una delle maggiori innovatrici recenti del manga per ragazze, narratrice dal talento eccezionale, non resta che rileggere le opere che ci ha lasciato, per tornare a quei pomeriggi di tanti anni fa in cui ci innamoravamo dei suoi personaggi e andavamo a bussare in fumetteria ansiosi di avere il nuovo volume tra le mani.

In occasione del ventennale dell’uscita in Giappone, Panini Comics ha pubblicato l’edizione integrale – un mattoncino di 848 pagine – di Paradise Kiss, una di quelle serie dei primi anni Duemila che noialtri fumettòfili divoratori compulsivi ci affannavamo a comprare il primo giorno di uscita. Trattasi del sequel / spin-off di Cortili del cuore, serie simbolo dell’autrice prima della comparsa di Nana (il suo vero capolavoro). Da Cortili fu tratto un anime passato addirittura nel 1998 all’interno di Bim Bum Bam, programma contenitore fin troppo stereotipato per presentare un lavoro come quello: niente magia, niente avventura, niente sport o mazzate, ma solo la vita quotidiana di un gruppo di adolescenti creativi, dediti al cucito, la fotografia o la scultura, tra scuola e tutto il resto.

Impossibile che l’occhio non cadesse subito sullo stile peculiare con cui erano disegnati i personaggi, che sfoggiavano abiti e acconciature diverse quasi in ogni scena, in un tripudio di colori e moda underground del tutto sconosciuto a chi era abituato da sempre al protagonista mono-abito tipico dei cartoni animati giapponesi. Dalla visione dell’anime alla lettura del manga, pubblicato sempre da Panini l’anno successivo, fu un attimo. E da quel grande successo, la grande attesa per il sequel, ambientato nella stessa scuola (l’Istituto d’arte Yazawa, detto Yaza con sfacciato autocitazionismo) circa vent’anni dopo.

paradise kiss Ai Yazawa

In Paradise Kiss compaiono personaggi imparentati con quelli di Cortili del cuore, e ritornano sporadicamente anche questi ultimi, ma la protagonista nuova di zecca è Yukari Hayasaka, studentessa modello di una scuola prestigiosa, all’ultimo anno delle superiori e in procinto di affrontare l’esame di ingresso all’università. Yukari pensa solo a studiare, non ha sogni o ambizioni particolari, è governata dal senso del dovere e stressata da sua madre, donna arcigna e anaffettiva. Nelle prime tavole si imbatte in Arashi, giovane punk che fa parte di un collettivo di aspiranti stilisti, studenti dello Yaza, chiamato Paradise Kiss.

A capo del gruppo c’è Joji, diciottenne carismatico e dall’estro geniale, che resta colpito dalla bellezza di Yukari e le chiede di fare da modella al festival della scuola, indossando l’abito da lui disegnato. Yukari all’inizio è terrorizzata da questa banda di strani individui (di cui fanno parte anche la dolce Miwako, fidanzata con Arashi, e Isabella, una transessuale) ma ben presto resta affascinata e travolta da quello stile di vita, così diverso dal suo, e dagli enormi sogni che i ragazzi coltivano, cosa per lei del tutto aliena. La sciatta e impacciata Yukari si trasforma così in un’aspirante modella mozzafiato, quasi fosse un Il diavolo veste Prada versione studentesca ante litteram (anche se la smaccata somiglianza delle protagoniste farebbe pensare che il film si sia realmente ispirato al manga, che è di qualche anno prima).

Nelle quasi 850 pagine dell’opera si dipanano le relazioni tra tutti i componenti del gruppo, vengono a galla amori, amicizie e rancori, l’atelier dei ParaKiss diventa il fulcro della vita di Yukari, che arriverà a mettere in discussione l’esistenza che ha condotto fino a quel momento e anche l’amore che segretamente prova verso il compagno di classe Hiroyuki, che il caso vuole fosse anche un amico di infanzia di Miwako e Arashi.

paradise kiss Ai Yazawa

Reimmergersi dopo anni – o, per i novizi, immergersi per la prima volta – tra le pagine di un manga così ben orchestrato e che non è invecchiato di un giorno fa davvero rimpiangere la perdita di un’autrice dalla personalità tanto straripante, in grado di accostare a uno stile grafico personalissimo una capacità narrativa e registica molto superiore alla media, nel convenzionale panorama del manga giapponese e soprattutto nell’asfittico mondo del manga per ragazze. Impossibile staccare gli occhi dalle pagine, anche solo per ammirare la sconfinata fantasia di cui sono intrisi gli abiti sfoggiati dai personaggi.

Arashi è il punk evidentemente influenzato da Vivienne Westwood, stilista amatissima dall’autrice (ricorrente anche in Nana); Miwako la bambolina ingenua dai capelli rosa e dal look infantile; Joji il dandy dallo stile impeccabile, sempre elegante e perfetto; Isabella la transessuale camp, vistosa ed esagerata ma anche delicata e materna, vera “tata” di tutto il gruppo. Non a caso la serie fu originariamente pubblicata a puntate sulle pagine della rivista di moda Zipper, magazine di culto indirizzato alle ragazze e dedicato al fashion (che ha tristemente chiuso i battenti a fine 2017, dopo 24 anni di copertine sgargianti).

Sarebbe stato bello se questa edizione commemorativa avesse incluso le pagine a colori originali. L’adattamento grafico e il lettering sono molto migliorati rispetto alla prima edizione (a cui seguì una collection in cinque volumi, sempre pubblicata da Panini), ma la traduzione è rimasta la stessa, salvo qualche parola cambiata qua e là e qualche refuso in più. Una cura maggiore in questo senso sarebbe stata apprezzata, così come l’indicazione del nome del traduttore, assente dal colophon.

Paradise Kiss Complete 20th Anniversary Edition
di Ai Yazawa
Planet Manga, aprile 2019
Brossura, 848 pp., b/n
25,00 €

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