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RecensioniNovità"Jupiter’s Circle": l’altra faccia della Silver Age

“Jupiter’s Circle”: l’altra faccia della Silver Age

Laddove la serie principale Jupiter’s Legacy si concentrava sulla dimensione pubblica di alcuni supereroi archetipici, indagandone potenzialità utopiche e derive autoritarie, il prequel/spinoff Jupiter’s Circle pone al centro la dimensione privata di quegli stessi personaggi, inquadrandoli all’interno dei roboanti anni Sessanta. Vediamo quindi gli anni giovanili della prima generazione di eroi in costume, prima che questi fallissero nel proprio dovere genitoriale e risolvessero in modo spettacolarmente violento le proprie contraddizioni ideologiche.

jupiters circle mark millar panini

Sceneggiata dal sempreverde Mark Millar, questa volta accompagnato da un rooster di artisti tra cui spiccano Wilfredo Torres e Davide Gianfelice, la miniserie rinarra la Silver Age del fumetto americano per immaginare le drammatiche complessità di tutine e mantelli all’interno della loro vita quotidiana, affettiva e sessuale. Ciò che non abbiamo mai visto nelle storie di Superman e Batman, in quella che è stata la fase più sguaiatamente escapista della storia dei comics.

Soprattutto, nel solco dei più riusciti period drama, Jupiter’s Circle mette in relazione le vicende personali di questi supertizi con gli sconvolgimenti di un decennio complesso e transizionale. Una manciata di anni che videro gli Stati Uniti passare dall’ingessato benessere normanrockwelliano dell’era Eisenhower verso un disorganizzato fervore economico, politico e soprattutto sociale. 

Senza spoilerare troppo, è possibile divedere il fumetto in due parti. La prima indaga le molte forme dell’amore supereroistico ai tempi della Silver Age, le cui storie, come ricorda Grant Morrison in Supergods, «were all about emotions». Millar usa i personaggi della serie principale – alcuni in origine solo accennati – per inscenare la stigmatizzazione dell’omosessualità, l’adulterio e la gelosia.

L’articolazione di queste tematiche in un periodo storico e in un medium dove venivano sistematicamente soppresse o edulcorate, la deliberata rimozione della patina di glamour che di solito associamo agli anni Sessanta, e una forte presenza di alcolici e sigarette hanno portato più commentatori a rilevare un debito nei confronti della serie tv Mad Men.

Come spiega Millar al sito Comicosity, «Sono affascinato dall’idea che i nostri genitori siano stati giovani, un tempo. I più grandi supereroi del mondo, nel 1959, tanto pieni di difetti e umanità quanto i loro figli. […] Grazie al cielo oggi viviamo in un mondo discretamente progressista, almeno in occidente. Negli ultimi 10-15 anni abbiamo visto dei grandi passi avanti nei diritti LGBT, al punto che è strano NON pensare che un altro essere umano possa avere gli stessi tuoi diritti. […] Tuttavia, nel 1959 le cose erano assai diverse, e ho voluto esplorare l’idea di un supereroe [omosessuale] che possiede sostanzialmente due identità segrete».

Questioni complesse, che Millar non affronta con la stessa sottigliezza o efficacia di un Mad Men. Se la trattazione dell’omosessualità risente di cliché abbastanza triti o persino dannosi – il Gayngst-Induced Suicide –, l’adulterio e la gelosia di coppia vengono filtrati da una prospettiva maschile che marginalizza il ruolo della donna. I personaggi femminili vengono infatti descritti come elementi accessori, funzionali allo sviluppo delle loro controparti maschili, o pedine all’interno di relazione di potere tra uomini. Senza ricevere il lusso di un character arc vero e proprio. 

mark millar panini

La composizione dei personaggi femminili costituisce forse il più grande limite di Jupiter’s Circle, che sotto questo punto di vista non sembra distinguersi più di tanto dalla Silver Age che vorrebbe satirizzare. La seconda metà del volume si apre con l’unico capitolo dedicato alla sola supereroina del gruppo, Grace, che si lamenta con la moglie di Utopian, Jane, per lo scarso successo in campo maschile: «Sono stata a undici appuntamenti l’ultima volta e nessuno ha voluto vedermi una seconda volta». Jane le risponde raccontando come Utopian renda la sua vita perfetta, «Ho sposato un uomo il cui unico scopo è di farmi felice e ci riesce perfettamente. Non avrei mai pensato che la vita potesse essere così bella».

In un fumetto di quasi 300 pagine, in cui le battute di personaggi femminili si contano sulle dita di una mano, questo è letteralmente l’unico dialogo tra due donne. Diciamo che tra tutti i fumetti che ho letto negli ultimi 5 anni, questo è il più lontano dal passare con successo il Test di Bechdel.

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Il conflitto tra due uomini per il possesso della donna è la causa scatenante degli avvenimenti raccontati nella seconda parte del volume. Ci viene infatti mostrata la violenta e drammatica spaccatura tra George Hutcheson (Starfox) e Walter Sampson (Brain-Wave), adombrata nella serie originale, che funge anche da correlativo analettico per gli eventi futuri.

Jupiter’s Circle si fa più interessante quando il conflitto personale acquisisce connotazioni politiche. Vediamo infatti come l’allontanamento di Starfox porti il personaggio a maturare una sorta di coscienza civile e a ripudiare le convenzioni del classico supereroe reazionario e borghese. Legandosi a figure della beat generation come Jack Kerouac e William Burroughs, George si avvicina, anche in modo violento, alla controcultura e al movimento per i diritti civili degli afroamericani. Diviene, in sostanza, un supereroe-terrorista che rievoca V for Vendetta di Alan Moore e David Lloyd o Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora di Frank Miller. 

Quest’ultimo punto stimola una riflessione ulteriore. Se prendiamo in esame lo sviluppo storico del genere e dell’archetipo supereroico, si può notare come ciascuno dei tre protagonisti dell’universo Jupiter’s – George, Walter e Sheldon – rappresenti una delle caratterizzazioni che formano il Superman degli esordi, come concepito dagli autori originali Jerry Siegel e Joe Shuster.

L’eroe che vediamo nei primi dodici numeri di Action Comics (1938-1939) oscilla infatti tra:

  1. un sovversivo New-Dealer che combatte lo strapotere di capitalisti corrotti e supporta lavoratori, donne, bambini, carcerati e altre figure marginalizzate – caratteristiche che ritroviamo in George/Skyfox;
  2. un Übermensch utopico, quasi uscito da un romanzo di H.G. Wells, che si impone in maniera autoritaria e antidemocratica per imporre un mondo ‘migliore’ – e questo è Walter/Brain-Wave;
  3. un eroe reazionario che agisce per proteggere lo status quo, sventare attacchi alla proprietà privata e confermare l’effettiva perfettibilità del sistema – elementi propri di Sheldon/Utopian.
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Il macrotesto Jupiter’s rappresenta così il conflitto narratologico e ideologico tra diverse articolazioni dello stesso personaggio archetipico. Il finale risulta in tal senso emblematico. Il testo suggerisce infatti che, nella storia del fumetto supereroistico statunitense, il modello a trionfare sia quello incarnato da Sheldon, il supereroe reazionario e caritatevole che non azzarda ristrutturazioni sistematiche dell’ambiente in cui opera.

Come scriveva Eco in Apocalittici e integrati (1964), «abbiamo in Superman un perfetto esempio di coscienza civile completamente scissa dalla coscienza politica. Il civismo di Superman è perfetto, ma si esercita e si configura nell’ambito di una piccola comunità chiusa. […] Così come il male assume il solo aspetto dell’offesa alla proprietà privata, il bene si configura solamente come carità».

Più che nella trattazione storica di mutamenti e complessità sociali, è in questo tipo di lettura genealogica del genere supereroistico che risiede il punto di forza di Jupiter’s Circle. La scomposizione dell’archetipo primigenio in tre attori antagonisti fornisce un interessante cornice attraverso cui inquadrare lo sviluppo di schemi formulaici assai consolidati. Almeno, permette di dire qualcosa di vagamente interessante in un sottogenere ormai sclerotizzato come il revisionismo decostruzionista. E nel frattempo far divertire il lettore, che è la cosa che viene meglio a Mark Millar, anche senza provare a rifare Mad Men con i supereroi.

Jupiter’s Circle
di Mark Millar e Aa. Vv.
traduzione d Luigi Mutti
Panini Comics, luglio 2019
cartonato, 296 pp., colore
34,00 €

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