L’editore Castelvecchi ha da poco pubblicato il volume Vita? O teatro? di Charlotte Salomon, un’opera d’arte tra le più significative nate dall’esperienza tragica dell’Olocausto, realizzata in un linguaggio che mescola fumetto, pittura e scrittura.
Un’opera di straordinario valore storico che, dopo la fortunata biografia dell’autrice uscita nel 2014, Charlotte di David Foenkinos (premio Renaudot in Francia), è tornata ad attirare l’attenzione da parte dei più diversi mondi creativi arrivando ad essere definita, fra le altre cose, “la nonna del fumetto indipendente”.
Vita? O teatro? si presenta in un imponente cartonato in cofanetto di 820 pagine a colori, e si può ordinare anche online. La sua autrice Charlotte Salomon è stata una pittrice tedesca di origini ebraiche, vittima dell’Olocausto, morta nel 1943 a ventisei anni, incinta, poco dopo l’arrivo ad Auschwitz. Solo in seguito alla sconfitta della Germania nazista i genitori della Salomon – padre e matrigna, sopravvissuti – hanno rinvenuto i suoi dipinti custoditi gelosamente da un amico.
I suoi lavori componevano un complesso documento autobiografico raccontato in oltre 1300 fogli, dipinti con la tecnica del guazzo, con uno stile che evoca la pittura dell’espressionismo tedesco o di Chagall, Munch o Modigliani, in una forma narrativa che trascende le definizioni di pittura e fumetto. E anche di teatro, visto che nelle sue intenzioni Vita? O teatro? era una sorta di operetta (un singspiel per la precisione).
«Questa autobiografia può essere letta come un’opera d’arte, un’affermazione di vita, un documento, un romanzo di sentimenti di fronte al destino», così Primo Levi definiva Vita? O teatro?.
L’opera racconta la vita dell’autrice, dall’infanzia fino a prima della deportazione, ma mostra periodi ancora precedenti alla sua nascita, dal 1913, anno in cui la zia pittrice si suicidò. Le immagini dipinte sono accompagnate spesso da testi e anche musica, come un copione teatrale, facendo proprio un linguaggio espressivo praticamente inedito allora, in una sorta di romanzo grafico che all’epoca trovava precedenti forse solo nei lavori di Frans Masereel, Lynd Ward e pochi altri.
Sebbene la composizione sia priva di vere e proprie vignette e di balloons, “ogni pagina può essere vista come una vignetta” – ha scritto Stephen Tabachnick in The Cambridge History of the Graphic Novel – “ed è chiaro quando qualcuno sta parlando, il che la rende un precursore della forma che oggi chiamiamo graphic novel“. Secondo il fumettologo Paul Gravett, oggi è sempre più chiaro che Vita? O teatro? “ha anticipato di trent’anni l’arricchimento del mondo del fumetti portato da schietti graphic novel autobiografici e dall’ascesa delle donne fumettiste”.
Dal punto di vista narrativo, le peculiarità di Vita? O teatro? emergono nel raccontare la tragedia ebrea da un punto di vista personale, peraltro prettamente femminile, nel solco dell’esperienze tragiche di morte della nonna, della madre e della zia, tutte suicide. La tragedia e la morte attraversano dunque la sua vita, segnandola prima ancora che il suo dramma diventi lo stesso di tutti gli ebrei, razziale e globale.
Prima del Maus di Art Spiegelman e di altri resoconti moderni di esperienze dell’Olocausto (come We Are On Our Own di Miriam Katin), Solomon ha dato una testimonianza diretta della Germania durante la dittatura nazista, sperimentando e ampliando le possibilità del racconto per immagini. Il suo lavoro ha ispirato opere teatrali, un romanzo e un film animato (ancora non completato).
Di seguito una selezione di pagine da Vita? O teatro?.
Charlotte Salomon (Berlino, 1917 – 10 ottobre 1943), giovane artista berlinese, è stata l’ultima studentessa ebrea dell’Accademia di Belle Arti. Alla fine del 1938, fugge dalla Germania per raggiungere i nonni materni vicino Nizza. Qui Charlotte viene a sapere che la famiglia materna è segnata da una lunga catena di suicidi, quello della madre e quello della zia di cui portava il nome.
Dal 1940 al 1942, dipinge più di mille tempere dai colori intensi e luminosi, realizzate esclusivamente con i tre colori primari e il bianco, in cui si avverte in particolare l’eco dell’Espressionismo tedesco. Nei testi trascrive la sua storia, percorsa da una forte vena poetica, a tratti anche da un’ironia sconfinante nel sarcasmo, e sostenuta da ampi riferimenti musicali. Da questo insieme Charlotte sceglierà 781 tempere che formeranno, insieme ai fogli manoscritti, il romanzo della sua vita: Vita? o Teatro? Un Singspiel. Alla fine del settembre 1943, Charlotte e il compagno vengono denunciati, arrestati e poi deportati ad Auschwitz. Incinta di cinque mesi, Charlotte viene probabilmente uccisa tre giorni dopo l’arrivo.
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