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Mondi POPAnimazionePerché guardare l'anime di "Beastars" su Netflix

Perché guardare l’anime di “Beastars” su Netflix

Tra le serie anime prodotte di recente, merita una certa attenzione la prima stagione di Beastars, disponibile su Netflix Italia dal 13 marzo e tratta dall’omonimo manga di Paru Itagaki, che negli ultimi anni in Giappone ha raccolto premi di prestigio come il Manga Taishō 2018 e il Tezuka Osamu Cultural Prizes 2018.

La serie è ambientata in un mondo popolato da animali antropomorfi, divisi tra specie erbivore e carnivore, che convivono con difficoltà. Il protagonista, Legoshi, è un lupo adolescente che frequenta il liceo, dove fa parte del gruppo di teatro. Nel liceo, studenti erbivori e carnivori non vanno sempre d’accordo, soprattutto da quando Tem, un alpaca anch’egli membro del gruppo di teatro, è stato ucciso e divorato. La vita di Legoshi viene scossa quando, spinto dal desiderio di carne, è sul punto di aggredire la piccola coniglietta Haru, per la quale inaspettatamente comincerà in seguito a provare emozioni contrastanti.

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Sin dal primo episodio è chiaro che la difficile convivenza tra razze diverse è una metafora del multiculturalismo delle società cosmopolite: quella descritta non è una comunità che si potrebbe definire “razzista”, e non c’è tra erbivori e carnivori un rapporto oppressi-oppressori. Non è come in Tokyo Ghoul, dove gli umani cercano di sterminare i ghoul poiché quest’ultimi sono cannibali.

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Si trovano buoni e cattivi in entrambi gli schieramenti, le istituzioni hanno leader di razze diverse, e in determinati contesti sembrano tutti andare d’accordo. Tuttavia, la realtà è molto più complessa: un esempio in tal senso si ha quando si scopre che i carnivori adulti spesso comprano carne illegalmente, un male necessario affinché i loro istinti non li portino a commettere omicidi.

Ma Beastars è anche una serie che parla dell’adolescenza e di tutti i problemi di questa età: attraverso i pensieri di Legoshi, un giovane timido e impacciato che fa fatica a socializzare, emergono le paure e le incertezze dei giovani alle prese con la crescita, le prime esperienze sessuali e il desiderio di diventare uomini. Pur essendo animali, lui e Haru sono personaggi molto umani: sono individui solitari, che per motivi diversi si sentono emarginati dalla massa. E i sentimenti di Legoshi nei confronti di lei portano a interrogarsi su dove sia il confine tra amore puro e ossessione morbosa.

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Sul piano visivo, l’animazione a prima vista può sembrare tradizionale, ma in realtà utilizza perlopiù una tecnica mista di animazione in 3D e immagini create al computer, con alcune scene in 2D. Tuttavia, questo stile di animazione “ibrido” rimane piuttosto fedele all’animazione in 2D, un strada che in Giappone diversi anime hanno seguito negli ultimi anni. Grazie a queste tecniche Beastars – che aveva già fatto parlare di sé per una sigla realizzata in stop motion – nel 2019 è stato premiato come miglior anime in computer grafica.

Sperimentazione e audacia dal punto di vista tecnico vanno ad aggiungersi a una narrazione avvincente, che spinge lo spettatore ad andare avanti per saperne di più. In particolare una volta arrivati alla conclusione di questi primi episodi, con il cliffhanger finale che lascia lo spettatore in sospeso, in attesa dell’arrivo della prossima stagione.

Leggi anche: “Enter the Anime”, un documentario Netflix sull’animazione giapponese

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