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Comics"Lanterna Verde/Freccia Verde": quando i fumetti di supereroi si svegliarono

“Lanterna Verde/Freccia Verde”: quando i fumetti di supereroi si svegliarono

lanterna verde freccia verde fumetto dc

«Green Lantern 76 fu il momento in cui i fumetti di supereroi si svegliarono» ha titolato in modo roboante un articolo di Vulture del 2018 scritto dallo storico e critico dei comics Abraham Riesman. L’albo di cui si parla, pubblicato da DC Comics, uscì negli Stati Uniti esattamente 50 anni fa, nell’aprile del 1970, e segnò l’inizio di un ciclo di storie con protagonisti Lanterna Verde e Freccia Verde, che nell’immediato non ebbe grande successo di pubblico, ma che segnò la storia del fumetto americano per il modo inedito in cui inserì i supereroi in vicende dal taglio più cronachistico e quotidiano.

Supereroi on the road

A fine anni Sessanta, la serie di Lanterna Verde era a rischio di cancellazione a causa delle scarse vendite. Il caporedattore di DC Comics d’allora, Carmine Infantino, e l’editor della testata, Julius Schwarz, decisero di fare un ultimo tentativo, rendendo co-protagonista della testata un eroe senza più spazio per le proprie avventure, Freccia Verde. La serie fu ribattezzata Green Lantern/Green Arrow e fu affidata – con grande libertà creativa – a due giovani autori: Dennis O’Neil e Neal Adams, che da poco avevano iniziato anche a rilanciare Batman con toni più maturi e caratterizzazioni più realistiche.

O’Neil in precedenza aveva lavorato anche come giornalista, occupandosi della pagina dei giovani di un piccolo quotidiano del Missouri, ed era quindi molto attento alle (sotto)culture giovanili nate nella seconda metà degli anni Sessanta, oltre che un grande appassionato di fumetti. Adams aveva un po’ più di esperienza, essendo attivo già da un decennio sia in DC Comics che in Marvel, ma il suo stile realistico stava iniziando a ricevere apprezzamenti e considerazione solo da poco tempo.

O’Neil e Adams misero i due protagonisti in viaggio attraverso gli Stati Uniti, usando come pretesto i loro profondi contrasti caratteriali e ideologici: Lanterna Verde – alias Hal Jordan – era un poliziotto intergalattico idealista e dai modi spesso reazionari che tendeva a combattere soprattutto minacce spaziali con il suo anello del potere; Freccia Verde – identità segreta di Oliver Queen – era invece un burbero e cinico liberale (ex milionario) privo di poteri ma dotato di una mira infallibile con arco e frecce. I due autori partirono da queste basi già assodate, ma utilizzarono un approccio alla materia supereroica più realistico e più ancorato alla realtà quotidiana.

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La loro prima storia si apre con Lanterna Verde che, arrivato in una zona di periferia di Star City, la città di Freccia Verde, difende un anziano signore da un ragazzo che vuole aggredirlo. Per Lanterna Verde – visto il suo background – sembra normale dover difendere un individuo che rischia di essere pestato, ma la realtà dei fatti è ben diversa, come gli dimostra presto il collega: il ragazzo ha perso il controllo con il proprio padrone di casa che non vuole spendere neanche un centesimo per riparare la sua abitazione, nella quale vive con sua nonna dopo aver dovuto lasciare la scuola per fare lavori umili e permettersi di pagare l’affitto.

Un anziano afroamericano a quel punto gli si avvicina e gli chiede: «Ho letto di te… che lavori per quelli con la pelle azzurra… e hai aiutato su qualche pianeta qualcuno dalla pelle arancione… e hai fatto cose importanti anche per i pellerossa! Però ci sono alcuni di cui non ti sei mai preoccupato… quelli con la pelle nera! Vorrei sapere… perché?»

Lanterna Verde capisce allora di aver perso la prospettiva delle cose: ha salvato l’universo e il pianeta diverse volte, ma che cosa ha fatto per le persone che soffrono quotidianamente? L’eroe accetta un depotenziamento dei propri poteri per poter girare gli Stati Uniti insieme a Freccia Verde e cercare di risolvere problemi più “terreni” rispetto a quelli a cui era abituato.

Dai giornali ai fumetti

L’interesse di O’Neil e Adams era quello di trattare i temi che in quegli anni erano al centro dei discorsi dei giovani e sulle pagine dei giornali, come l’inquinamento, le tensioni razziali, la sovrappopolazione con conseguenti povertà delle periferie e largo consumo di droghe. Ovvero di raccontare gli Stati Uniti di quegli anni, con uno stile narrativo che mescolava realismo, satira e parabole. In questo contesto, i due eroi – così diversi tra loro – si prestarono bene alla situazione, riuscendo a mostrare le diverse facce che ci celavano dietro a ogni questione.

«Il mio background giornalistico e l’attivismo sociale spensierato mi portarono a chiedermi se avrei potuto inserire quelle cose in quello che facevo per vivere» avrebbe affermato O’Neil. «Era una situazione in cui nessuno aveva nulla da perdere. E credo che scrivere di cose che davvero mi interessavano mi spinse fino a un livello più alto di tecnica. E mi fornì anche veri problemi da risolvere in termini di tecnica che non avevo mai affrontato prima.»

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La terza storia (su Green Lantern/Green Arrow 78) fu ispirata dalla cronaca di quei giorni e dalle vicende legate a Charles Manson e alla sua Manson Family, con una sorta di predicatore dal nome biblico – Joshua – che raduna delle persone intorno a sé spingendole a commettere omicidi, con l’intento di «portare la verità in questi tempi così tribolati» («La verità di chi?», gli risponde prontamente Freccia Verde).

In un’altra avventura (su Green Lantern/Green Arrow 83), un cuoco di una scuola invece fu rappresentato da Adams con tratti somatici che ricordavano parecchio quelli dell’allora vice-presidente degli Stati Uniti, Spiro Agnew – particolarmente inviso al disegnatore –, mentre la bambina dai poteri paranormali che lo accompagnava assomigliava al presidente Richard Nixon. Nella storia, il cuoco costringe la bambina a controllare telepaticamente i bambini della scuola: una metafora chiara del controllo attuato dal Governo nei confronti dei cittadini americani.

L’albo provocò una reazione politica immediata, anche se non fu compreso del tutto: «Ricevemmo una lettera dal governatore della Florida che diceva “Come osate insultare il vice-presidente degli Stati Uniti in questo modo! È la cosa più oltraggiosa che abbia mai visto in un fumetto. Rovinerà le menti dei bambini. Se rifarete una cosa del genere, mi assicurerò che la DC Comics non venga più distribuita nello stato della Florida”» ricorda Adams.

«Quindi il governatore mandò questa lettera, e i proprietari di allora della DC vennero a cercare me, perché Denny non c’era, lui era di rado in ufficio, e mi dissero “Guarda questa lettera”, allungandomela. Ma io feci fatica a non scoppiare a ridere» continua il disegnatore. «Dissi: “Già, noto che non si sono accorti che la bambina è Richard Nixon”, ed era la bambina più brutta della storia del fumetto. “Ah, sì?” “Già.” A quanto pare non se ne erano accorti nemmeno loro. Dissero: “Be’, che cosa faremo a riguardo?” e io risposi: “Be’, immagino che non lo rifaremo più”. Idioti.»

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La collaborazione tra O’Neil e Adams sembrava rasentare la perfezione. «Quando lavori con qualcuno e scopri che è semplice lavorarci, allora puoi prendere certe scorciatoie che altrimenti non potresti percorrere» avrebbe confessato il disegnatore. «Mi sembrava che Denny percepisse di poterlo fare, perché sapeva che io avrei capito quello che lui voleva fare. Quindi perdeva meno tempo nelle descrizioni, mi dava solo una breve descrizione, e passava più tempo sui dialoghi, così credo di aver tirato fuori da Denny i migliori dialoghi possibili. In quel modo tiravamo fuori il meglio l’uno dall’altro.»

Lo stile realistico di Adams contribuì a rendere ancora più vivida l’America descritta dalla prosa di O’Neil – oggi un po’ pesante e a tratti retorica –, anche tramite l’uso occasionale di fotografie e ritagli di giornale inseriti tra i disegni.

«Dicono che mi ucciderà… ma non dicono quando»

Qualche mese prima di terminare il loro ciclo, i due autori decisero di toccare un tema delicato come quello della diffusione delle droghe nelle periferie delle città, in una storia pubblicata in due parti su Green Lantern/Green Arrow 85-86. In essa, il sidekick storico di Freccia Verde, Roy Harper/Speedy, si rivelò essere diventato un eroinomane a causa del comportamento poco paterno del suo mentore nei suoi confronti.

La storia ebbe origine dalle esperienze personali dei due autori: «Io e Denny O’Neil avevamo entrambi studiato il problema delle droghe attraverso Phoenix House [un’organizzazione no-profit che aiuta ex alcolisti ed ex tossicodipendenti a disintossicarsi, Ndr] e stavamo per realizzare una storia per la città di New York sulla dipendenza dalle droghe, quindi eravamo davvero coinvolti. Io ero anche a capo del comitato di quartiere sulle droghe per l’ente locale di controllo nel Bronx. Ero a capo del comitato dei cittadini che teneva il quartiere al sicuro dai tossici e i tossici al sicuro dal quartiere. Quindi avevo un po’ di esperienza con questo problema della dipendenza dalle droghe» ha raccontato in seguito Adams.

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La copertina di uno dei due albi che completavano la storia fu particolarmente scioccante, dato che raffigurava Harper con una siringa di fianco a lui, dopo essersi appena iniettato nel braccio una dose di eroina. L’albo ebbe inizialmente problemi con l’approvazione della Comics Code Authority ma fu ugualmente pubblicato da DC Comics, grazie all’intervento deciso dell’editor della testata, Julius Schwartz, nei suoi colloqui con l’ente e con l’editore.

Nell’ultimo numero con Freccia Verde come co-protagonista, i due eroi si ritrovarono a contrastare le azioni di Isaac, un hippy con il volto di Gesù Cristo che tenta di sabotare un nuovo prototipo di aereo – dal valore di molti milioni di dollari – creato dall’azienda di Carol Ferris, la fidanzata di Hal Jordan/Lanterna Verde, perché rischia di distruggere il pianeta.

Isaac si ritrova linciato e crocifisso a morte da una folla di operai inferociti e Lanterna Verde, che fino ad allora ha cercato di fermare Isaac considerandolo un criminale, capisce in modo definitivo che la verità non è sempre quella apparente e distrugge lui stesso l’aereo. La similitudine sembra compiuta non solo nell’aspetto: come Gesù, anche Isaac si è sacrificato per salvare qualcun altro.

Isaac e la sua morte furono la pietra angolare di tutto il ciclo di O’Neil e Adams, che ebbe il merito di anticipare – nel giro di circa 300 pagine – una nuova era per i supereroi, lontana dal manicheismo spesso spicciolo della Silver Age e incentrata su eroi più consapevoli dei propri limiti. In grado di fermare magari un gigantesco alieno che vorrebbe divorare la Terra, ma non sempre di salvare un ragazzino da un’overdose o distinguere in modo evidente il bene dal male.

«Leggi quelle storie ora e non capisci perché fossero audaci, ma per l’epoca lo erano», ha affermato O’Neil in un’intervista. «Mettevano in discussione alcuni giudizi predominanti. Facevamo un’affermazione profondamente radicale: “La guerra non è bella”. Eravamo davvero sul pulpito. Ma, al tempo, nessuno nei fumetti diceva quelle cose, nemmeno un po’.»

La lezione di O’Neil e Adams ci mise un po’ a essere masticata e rielaborata dalle case editrici americane. Il loro Lanterna Verde/Freccia Verde oggi è considerato un grande classico e continua a essere ripubblicato in ogni edizione possibile («Presto sarà come la Bibbia di Gutenberg» ha affermato scherzosamente il disegnatore qualche anno fa), ma fin da subito ebbe l’enorme merito di svegliare – tanto per confermare la citazione di apertura – il fumetto di supereroi dal torpore in cui era caduto da un paio di anni, portandolo in una nuova dimensione più in linea con i tempi.

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