
Massimo De Vita, storico collaboratore di Topolino da 59 anni, disegnatore di circa 500 storie e autore di cicli importanti come la saga della Spada di Ghiaccio, si è ritirato dall’attività.
«Guardate che il De Vita è salpato per altri lidi e ringrazia di cuore tutti i suoi lettori», ha detto l’autore a Fumettologica. Una notizia che era nell’aria: già Alex Bertani, il direttore di Topolino, aveva parlato del ritiro di De Vita in un’intervista concessa a The Fisbio Show e riportata dal Papersera, senza però dare una conferma. Oggi, invece, lo sceneggiatore Francesco Artibani, sul proprio profilo Facebook, ha reso omaggio al disegnatore, ringraziandolo per il lavoro svolto in tutti questi anni.
Massimo De Vita, è nato a Milano nel 1941 ed è figlio di Pier Lorenzo, uno dei primi disegnatori italiani di Topolino. La sua carriera iniziò proprio al fianco del padre, tanto che la sua storia d’esordio, Zio Paperone e il tesoro di capitan Kidd del 1961, fu realizzata a quattro mani. L’anno successivo disegnò la prima avventura “in solitaria”, Paperon de’ Paperoni contro Mandracchio, su testi di Rodolfo Cimino, e già nel 1963 esordì come autore completo in Paperino e la sagra della frittella.
Lo stile di disegno, inizialmente ispirato a quelli del padre e di Giovan Battista Carpi, raggiunse una completa maturazione negli anni Settanta, quando, insieme a Giorgio Cavazzano, divenne uno degli autori più rappresentativi del settimanale.
Proprio in quegli anni De Vita legò il suo nome a quello di Paperinik, di cui per oltre un decennio disegnò la maggior parte delle apparizioni, tra cui avventure memorabili come La disfida analcolica e Il mistero di Tuba Mascherata.

Nel 1979 in Topolino e l’enigma di Mu, da lui scritta e disegnata, inventò il personaggio di Zapotec, l’archeologo del Museo di Topolinia che coinvolge Topolino in imprese legate ai misteri del passato. De Vita è rimasto a lungo legato al personaggio, realizzandone diverse storie, come Topolino e il segreto della Gioconda, prima delle avventure della macchina del tempo. Un altro personaggio che contribuì a sviluppare è stato Indiana Pipps (creato da Bruno Sarda e Maria Luisa Uggetti), cugino archeologo di Pippo, di cui realizzò la seconda avventura (Topolino e la città di ghiaccio, 1989) e altre tra le più importanti del personaggio.
Negli anni Ottanta si dedicò sempre più spesso alla sceneggiatura delle proprie storie, tra cui la già citata trilogia della Spada di Ghiaccio (1982-1984). Su testi altrui illustrò classici della commedia a fumetti come Paperino e la casa elettronica (con Giorgio Pezzin) e 3 paperi e 1 bebè (con Bruno Sarda, parodia del quasi omonimo film Tre scapoli e un bebè).

Il suo stile di disegno molto versatile ed efficace soprattutto nella recitazione dei personaggi lo rendeva l’autore ideale per passare da storie più squisitamente umoristiche ad altre dal respiro avventuroso o addirittura epico.
Nonostante il forte legame con Paperinik, a metà degli anni Novanta De Vita decise di non disegnare più storie di paperi, tranne per rarissime eccezioni. Insieme a Pezzin creò numerosi cicli per il settimanale, tra cui C’era una volta… in America, dedicata gli antenati di Topolino, I signori della Galassia, saga di fantascienza ispirata liberamente a Star Wars, e le Tops Stories, avventure tra archeologia e mistero di un avo del topo.

Le ultime avventure pubblicate su Topolino hanno tutte per protagonista il “suo” Indiana Pipps. Il numero 3366 pubblicato questa settimana, ospita Super Pippo e Indiana Pipps in: arachidi e piramidi, scritta da Pietro Zemelo. Il suo congedo vero e proprio con il disegno Disney, in realtà, era avvenuto nel settembre 2019 su Topolino 3331 con Indiana Pipps e il falso pianeta, ultima storia in assoluto scritta e disegnata da lui.
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