
Esiste un umorismo più universale ed efficace delle battute su cacca e scoregge? E un argomento più amato dei dinosauri, soprattutto dalla mia generazione, che si è beccata alle elementari pietre miliari come Jurassic Park e Il pianeta dei dinosauri di Piero Angela?
È così che Leo Ortolani ha avuto buon gioco con il suo nuovo libro, Dinosauri che ce l’hanno fatta, nel disegnare il regalo perfetto per un fratello-amico-cugino cresciuto negli anni Novanta e dall’umorismo da banchi di scuola.
Come ama ricordare spesso lui stesso con feroce autoironia, prima di essere un fumettista Ortolani è uno scienziato, laureato in geologia. Il retaggio del suo passato è tornato spesso negli ultimi anni, sotto forma dei fumetti di divulgazione scientifica per Comics & Science del CNR o di C’è spazio per tutti, in collaborazione con le agenzie spaziali italiana ed europea.

Dinosauri che ce l’hanno fatta è a tutti gli effetti un documentario su carta, con la forma di una puntata del finto format televisivo Misterius. Il presentatore snocciola per 140 pagine tutta una serie di nozioni sui dinosauri, intervallate da gag, battute e giochi di parole. Nessun discorso metanarrativo o saga esistenzial-supereroica come nei migliori numeri di Rat-Man, non c’è nemmeno una trama, solo pillole di paleontologia più o meno vere.
La semplicità della struttura è al tempo stesso il punto forte e quello debole del libro. Senza alcun obbligo di portare avanti un discorso unico, Ortolani può scegliere le nozioni più buffe sugli animali preistorici per strappare una risata dopo l’altra. Il fumetto è diviso in capitoli, blocchi tematici dedicati ai tre periodi del Mesozoico – Triassico, Giurassico e Cretaceo, come sanno tutti i bambini con sane passioni -, alla formazione dei fossili, alla Terra prima dei dinosauri e addirittura a pillole di storia della paleontologia, argomento sorprendente perché solitamente poco trattato.

La mancanza di un filo narrativo, però, obbliga l’autore a inserire continuamente battute, ogni due-tre vignette, con il risultato che alcune risultino decisamente posticce, se non addirittura mosce. Anche i giochi di parole sui nomi dei dinosauri spesso sono tirati per i capelli, inseriti soltanto per tenere un ritmo alto.
Per fortuna Ortolani sembra accorgersene e dopo ogni momento poco riuscito ritorna a farci ridere di gusto nel modo che apprezziamo maggiormente: con le battute sulla cacca.

È inutile nasconderlo: i fan di Rat-Man ne vanno pazzi – io ho riso più volte sguaiatamente durante la lettura, con grande perplessità della mia signora – e l’autore giustamente sfrutta la cosa con il suo grande talento nel gestire i tempi comici. Mentre stai leggendo sai che prima o poi il fumetto parlerà di nuovo di feci o flatulenze, sei preparato, eppure ogni volta riesce a sorprenderti e a farti sghignazzare come un ragazzetto dell’oratorio.
Per fortuna il suo umorismo non si limita a questo. I momenti più riusciti del libro sono quelli in cui allarga il discorso dallo snocciolare meri dati a excursus surreali: l’uso della lacca per capelli da parte dei rettili, le interpretazioni bislacche della morfologia dei dinosauri, le divagazioni su personaggi fittizi della storia della paleontologia…

Particolarmente riuscita per esempio è la sequenza su Harold Vallerau, la sagoma di omino utilizzata per confrontare le dimensioni dei rettili giganti con quelle umane: Ortolani ne racconta la carriera, dalla nascita alla scoperta da parte di un divulgatore, fino alla morte, in una scena realizzata quasi interamente con le icone dei cartelli stradali. Nulla di inedito, intendiamoci, ma che giunge completamente inaspettato – e gradito – all’interno di un libro altrimenti molto omogeneo.
Dinosauri che ce l’hanno fatta
di Leo Ortolani
Laterza, giugno 2020
cartonato, 144 pp., b/n
15,00 €
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