Nonostante sia uno dei fumettisti più noti e tradotti al mondo, anche Frank Miller ha dei lati oscuri come il suo Batman. Al fianco di capisaldi come Il ritorno del Cavaliere Oscuro e Sin City, infatti, c’è anche una piccola porzione di storie (più o meno) brevi apparse, nel corso degli anni, nelle più diverse riviste e antologie. A partire già dai primissimi lavori, storie come Call It Karma! e The Last Warrior, apparse negli anni Settanta sulla fanzine APA-5 e mai più ripubblicate nemmeno negli Stati Uniti.
Alcune di queste storie sono a tutt’oggi inedite in Italia o perlomeno poco (o per nulla) ristampate, e quindi di non facile reperibilità. Alcune di esse, inoltre, sono davvero poco note: se non siete dei fan hardcore, difficilmente vi diranno qualcosa The Chase o RoboHomoPhobe. Così siamo andati a rileggerle, e ne abbiamo scelte cinque. Un pugno di short stories dimenticate o “invisibili” ma che, per i motivi più vari, meritano considerazione e che coprono quasi tutto l’arco di carriera dell’autore.
Final Warning (1980)

Quando era già il disegnatore di Daredevil, Miller disegnò una storia fantascientifica per la rivista Marvel Preview di Marvel Comics, che presentava storie autoconclusive in bianco e nero di genere fantascientifico o fantasy. Final Warning, sceneggiata dall’editor della testata Lynne Graeme, è ambientata nella Manhattan del 2034 e ha per protagonista un uomo inseguito dalle forze dell’ordine che vogliono giustiziarlo perché ha commesso un qualche grave crimine. Solo nelle ultime vignette si scopre il reato consiste nel non aver pagato una bolletta del telefono, con un plot twist non proprio riuscitissimo.
Al di là della scarna trama, la storia – in un bianco e nero fitto di tratteggi e di figure realistiche – mise in evidenza le capacità narrative di Miller, in pagine composte da numerose vignette che restituivano il senso di drammaticità e frenesia delle vicende raccontate, con qualche soluzione che sarebbe tornata anche in lavori più blasonati.
Elektra: The Mongoose Gambit (1981)

Pubblicata originariamente sulla rivista antologica in bianco e nero e in grande formato Bizarre Adventures, The Mongoose Gambit fu la prima avventura da protagonista di Elektra, realizzata da Miller nello stesso periodo in cui il personaggio appariva come comprimaria in Daredevil.
The Mongoose Gambit racconta un piccolo frammento della vita da mercenaria di Elektra, collocabile vagamente tra la fine dell’addestramento da ninja e la reunion con Matt Murdock/Daredevil. Lo stile di Miller in questa storia è simile a quello degli altri suoi lavori dei primi anni Ottanta, ma più vicino a Ronin che a Daredevil per la grande quantità di tratteggi e i layout più audaci, consentiti anche dalla maggiore ampiezza della pagina (e dal fatto che si inchiostrava da solo).
La storia fu pubblicata in Italia nel 1990 sulla rivista di Comic Art L’Eternauta, ma una sua versione a colori – che penalizza il tratto di Miller – è presente anche in Elektra Saga, miniserie del 1984 tradotta da Marvel Italia che raccontava la storia del personaggio prendendo le pagine della serie Daredevil con lei protagonista e rimontandole in base all’ordine cronologico degli eventi.
The Future of Law Enforcement (1988)

Nota anche come RoboHomoPhobe, la storia fu parte di un’antologia dell’effimera casa editrice Mad Love – fondata da Alan Moore – intitolata AARGH! (Artists Against Rampant Government Homophobia). Assemblata dallo stesso Moore, la raccolta di racconti fu creata per sostenere finanziariamente i gruppi di pressione che si opponevano a una legge del governo britannico che dichiarava fuorilegge la “promozione” dell’omosessualità.
In The Future of Law Enforcement, Miller immaginò un futuro distopico in cui l’omosessualità è vietata, e una forza di poliziotti in stile Robocop – ma con la testa a forma di pene – effettua test per scovare e punire i “colpevoli”. La storia, di sole 3 pagine, utilizzava una griglia a 9 vignette simile a quella de Il ritorno del Cavaliere Oscuro e uno stile molto vicino a quello del primo Sin City, con bianchi e neri netti e un segno molto caricaturale. In chiusura, Miller inserì anche un ritratto parodistico dell’allora Primo ministro del Regno Unito, Margaret Thatcher, dall’aria davvero satanica.
The Chase (1988)

Nonostante la sua brevità – 2 pagine – The Chase è una vera rarità, visto che non è mai stata pubblicata – a quanto ci risulta – nemmeno negli Stati Uniti. Questa storia fu infatti realizzata per un dossier della rivista francese Pilote et Charlie (che da un paio d’anni aveva fuso due storiche testate di fumetti), in cui alcuni autori statunitensi rappresentarono la città di Parigi. Tra questi, Will Eisner, Charles Schulz, Joe Kubert, Robert Crumb e Art Spiegelman, tanto per fare qualche nome.
The Chase parte in media res, durante una sparatoria in corso sui tetti di Parigi tra un uomo con un cappotto – quasi un prototipo di Marv di Sin City – e una donna dalla maglia a righe, in un bianco e nero molto netto. La storia tradisce l’influenza che il fumetto italiano aveva avuto su Miller: impossibile infatti non vedere nel design e nelle pose del personaggio femminile qualcosa di Guido Crepax o del primo Milo Manara.
Man with Pen in Head (2003)

Nel 2003, Miller partecipò con un cameo al film Daredevil di Mark Steven Johnson, che attingeva ampiamente dalle sue storie del personaggio. Il suo ruolo fu molto semplice e di brevissima durata: è una delle vittime di Bullseye, ucciso con una penna conficcata al centro della fronte. La sua unica inquadratura lo vedeva disteso a terra, privo di vita, e nei credits il suo ruolo veniva indicato come “uomo con la penna in testa”.
Su questa cosa l’autore volle scherzarci quando partecipò con una breve storia di 6 pagine per l’antologia di Dark Horse Comics curata da Diana Schutz e intitolata AutobioGraphix, che conteneva appunto storie di carattere autobiografico degli autori di punta della casa editrice di quegli anni, come Paul Chadwick e Matt Wagner, più Will Eisner.
La storia, veloce e parecchio romanzata (con Miller che picchia Ben Affleck e conquista le effusioni di Jennifer Garner, i due attori protagonisti del film), fu realizzata dall’autore con lo stile delle storie di Sin City di quello stesso periodo, come All’inferno e ritorno, con grandi campiture di nero e schizzi di inchiostro. In Italia fu tradotta da Kappa Edizioni nella versione italiana dell’antologia, intitolata AutobioGrafico, pubblicata nel 2005 e ormai introvabile.
Si ringraziano Andrea Fiamma e Marco Andreoletti per l’aiuto nella realizzazione dell’articolo.
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