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L’uomo che colorava “Little Nemo”

Little Nemo del 21 gennaio 1906

Uno degli elementi più importanti delle tavole domenicali di Little Nemo in Slumberland era il colore. Il creatore della serie, Winsor McCay, era molto attento e sapeva usarlo con grande efficacia – a volte ricreando la realtà di un’ambientazione naturale, altre optando per toni caleidoscopici che sottolineassero la natura sognante dell’avventura vissuta dal piccolo Nemo. Ma non era lui che effettivamente colorava le pagine. Dopo averle inchiostrate, il fumettista lasciava istruzioni molto specifiche sui margini della tavola ai responsabili della colorazione.

La tavola di Little Nemo pubblicata il 21 gennaio 1906, per esempio, recava questo messaggio: «Signor Hunt, Questa è una foresta di neve. Tutti gli alberi e il fogliame sono fatti di neve. Toni viola e blu in abbondanza. L’unico colore brillante dovrebbe essere nel costume delle figure. Un cielo arancione. Il resto è tutto blu pallidi, rosa e viola. Mc».

Il destinatario era tale signor Hunt del dipartimento colori del New York Herald, presso un palazzo newyorchese ispirato alla Loggia del Consiglio di Verona. Il messaggio è citato nella biografia del 1987 Winsor McCay – His Life and Art di John Canemaker, storico dell’animazione e del fumetto (nonché uno degli sceneggiatori dell’adattamento animato di Little Nemo), ma nessun’altra informazione sul colorista e sul rapporto che McCay aveva con questi è emersa per anni. Dall’epoca della prima edizione della biografia, l’autore ha aggiornato il libro con nuovi dettagli scoperti durante le ricerche negli archivi o per coincidenza, come nel caso di Hunt.

Colorare i fumetti nei primi del Novecento era un processo laborioso chiamato Ben Day, in onore del suo inventore Benjamin Henry Day Jr., che nella seconda metà dell’Ottocento aveva sperimentato una tecnica di colorazione che prevedeva la giustapposizione di piccolissimi puntini di colore (i “ben day dots”) per creare le varie tinte. Ma i nomi degli artefici del processo non erano noti al pubblico come accade oggi, ed è complicato tracciare una storia collettiva di quest’arte.

Alfred Hunt Little Nemo
Alfred Benjamin Hunt al lavoro nel 1914 | Via John Canemaker

Nel novembre 2011 le nipoti di Hunt contattarono Canemaker dopo aver letto la biografia per una valutazione su alcune prove colore appartenute al loro nonno. Erano riproduzioni di tavole di Little Nemo grandi come un foglio di giornale, su cui Hunt aveva sperimentato accostamenti di colori. Canemaker così scoprì che Alfred Benjamin Hunt aveva lavorato all’Herald per 28 anni, colorando Little Nemo e altri fumetti, ed era stato un pioniere del processo Ben Day. Nato a Brooklyn nel 1854, Hunt si era diplomato alla Academy of Design di Cooper Union, iniziando a lavorare nel settore della stampa. Si era sposato a 32 anni, aveva avuto una figlia di nome Iola e aveva perso la moglie nel 1933.

Hunt lavorò a stretto contatto con McCay dagli esordi della serie, nell’ottobre 1905, fino al giugno 1911, data in cui il fumettista passò al New York American di William Randolph Hearst. Conclusa la collaborazione con l’Herald, Hunt passò alla Boro Engraving Company, per poi andare in pensione nel 1941, all’età di 86 anni. Trascorse il resto della sua vita coltivando l’hobby del giardinaggio. Morì il 23 giugno 1947, a 92 anni.

Canemaker ha potuto consultare foto, ritagli di giornale e materiale vario appartenente a Hunt, aggiornando la biografia di McCay con le nuove informazioni – ma non è riuscito a includere le foto di Hunt e delle sue prove colore. Nel 2013, gli eredi del colorista hanno venduto un lotto di 59 prove colore, per circa 4.500 euro, attraverso la casa d’aste Bonhams. Ora Canemaker ha voluto condividere con il pubblico i materiali pubblicandoli sul proprio blog.

Leggi anche: L’autoreferenzialità nel fumetto di Winsor McCay

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