Come segni sulla sabbia: “Ombelico infinito” di Dash Shaw

C’è in rete un bel documentario del 2003 di Werner Herzog, si intitola Kalachakra, la ruota del tempo e racconta di un rito di iniziazione buddista durante il quale, per attivare il seme dell’illuminazione che dorme in tutti gli esseri viventi, i monaci realizzano un elaborato mandala di sabbia, chiamato appunto la ruota del tempo, che raffigura le oltre settecento rappresentazioni del Buddha in natura. 

Durante la cerimonia, una specie di rave party del buddismo, i monaci si dedicano con grande zelo a creare questo mandala, giorno e notte, senza interruzioni, affinché, una volta terminato, possa essere osservato e chiuso in una teca di vetro per la muta venerazione dei pellegrini. Al termine del rito – ed ecco la grande differenza dalla cultura feticista occidentale, che mai si sognerebbe di intaccare un prezioso oggetto di culto – il mandala viene distrutto, per dimostrare la provvisorietà dell’esistenza. 

ombelico infinito dash shaw

Dash Shaw – enfant prodige del fumetto made in USA – aveva ventiquattro anni nel 2008, quando pubblicò Ombelico infinito, enorme tomo di oltre settecento pagine dedicato – come ogni buon romanzo borghese che si rispetti – alla crisi di una famiglia.

David Loomy, il patriarca, e Maggie, la matriarca, riuniscono figli e nipoti nella loro grande casa sull’oceano, per annunciare il loro divorzio. In sei giorni ognuno dei personaggi si trova a fronteggiare la potenza di questo piccolo evento famigliare. Chi, come Dennis, non riesce ad accettare la decisione dei genitori, la fine del loro amore apparentemente incorruttibile, l’irragionevole scelta di una separazione che ha la portata di un cataclisma; altri, come Claire, che ha già affrontato un recente divorzio e si trova sola a inventarsi un futuro e gestire le inquietudini di sua figlia Jill; e Peter, disegnato con la faccia da rana, il figlio più giovane, bloccato in un’eterna adolescenza, che si innamora della vicina di casa Kai e vive questa favola meravigliosa di un amore puro e intenso come solo gli amori vacanzieri sanno essere.

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Ombelico infinito, come suggerisce il titolo, è un profondo romanzo di introspezione, dove i personaggi passano gran parte del tempo a riflettere su se stessi, a guardarsi la pancia, a masturbarsi in modo più o meno metaforico. Ma ad affascinare non è tanto cosa viene raccontato ma è soprattutto il come si racconta.

Shaw è straordinariamente maturo nella gestione della tavola, usa una scansione poetica ed espressiva delle vignette che può ricordare il Chester Brown di Non mi sei mai piaciuto, e sfrutta in modo originale il testo per marcare elementi del paesaggio come i colori del cielo e i suoni dell’oceano, o i momenti di silenzio tra due persone. 

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Come i monaci buddisti intenti a scolpire la ruota del tempo, anche Dash Shaw sembra aver voluto realizzare questa sua opera poderosa con disegni di sabbia. Il colore, l’aspetto effimero e sabbioso del tratto, e i riferimenti all’acqua e alla sabbia dell’oceano che ritornano durante tutto il romanzo mettono in evidenza il carattere al contempo transitorio e ambizioso del suo lavoro. 

Questo spaccato di vita famigliare, che racconta la fine della coppia formata da David e Maggie, in realtà riflette sui vari significati della famiglia in generale: che cosa rappresenta; quali sono le conseguenze dell’amore tra due persone; cosa costituisce oggi per davvero il senso di una famiglia, se sia un’unità di anime affini che si danno forza reciprocamente, o piuttosto un insieme casuale di corpi fluttuanti separati gli uni dagli altri e destinati a perdersi, come pianeti di un universo in espansione. 

Forse la famiglia è tutte queste versioni in momenti diversi, parti di un mandala che compongono la ruota del tempo: questa sembra essere la conclusione dell’elaborato romanzo di Shaw. E, come tutte le cose vive, è destinata a estinguersi naturalmente, a disperdersi nel vento come un disegno fatto di sabbia, proprio come un mandala buddista.

Ombelico infinito
di Dash Shaw
traduzione di Francesco Pacifico
Coconino Press, marzo 2020
brossurato, 720 pp, colore
32,00 €

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