Le buone, vecchie abitudini non muoiono mai. E leggersi un po’ di fantascienza d’estate fa solo bene. È una abitudine consolidata qui su Fumettologica, visto che tante volte in passato abbiamo consigliato l’escapismo ipertecnologico del futuro immaginato. E una abitudine che anche nel 2020, anno in cui la realtà ha con facilità superato la fantasia più sfrenata, merita di essere portata avanti. Quindi, su le mascherine e avanti tutta con le letture per questa estate, che per gusto di chi scrive questa volta sono tutte italiane.

Primo consiglio di lettura, è una antologia pubblicata da Urania con il numero 87 di Millemondi, il “volumone” oggi trimestrale che ha perso la vecchia connotazione stagionale di quando usciva due volte l’anno (Milllemondi Estate e Millemondi Inverno) e che raccoglie una pattuglia di autori italiani e un tema comune a tutti proposto dall’editor di Urania, Franco Forte, cioè le distopie.
Urania Millemondi 87 – Distòpia, con l’accento che marca in modo atipico la parola ma che per Forte ha una ragione, come ha spiegato: «Per quanto riguarda il titolo… diciamo che Distòpia con l’accento mi piaceva, perché sembra il nome di una città, o di un luogo, senza essere banalmente la parola distopia, pur richiamandone esattamente il concetto. Insomma, ho cercato di dare vita a un titolo attrattivo, oltre a suggerire un tema».
Distòpia, antologia uscita a luglio e facilmente reperibile in edicola per tutta l’estate o come ebook, è in realtà un secondo atto, perché si richiama al precedente Strani Mondi (Millemondi 84 del luglio 2019). Fu quella un’iniziativa di successo e lo sarà sicuramente anche questa, perché riprende un tema complesso, quello del rapporto triplice tra fantascienza, Urania e autori italiani.
Negli anni Urania, per opera dei suoi curatori, ha da un lato promosso gli autori italiani (e istituito un prestigioso e riconosciuto “premio Urania” che porta alla pubblicazione dello scrittore vincitore e che costituisce l’unico riconoscimento “fattivo” del nostro mercato) e dall’altro ha fatto emergere un immaginario della scena fantascientifica molto legato alla cultura e alla lingua anglosassone: americani, britannici, e più raramente autori di altre culture (pregevoli lavori di autori francesi, polacchi e tedeschi, oltre che cinesi, ma con scarsità. Non era così tra i volumi pubblicati da Mondadori nella collana Urania negli anni Cinquanta-Sessanta, dove c’erano molte opere “diverse” rispetto alla svolta avvenuta a partire dalla fine degli anni Settanta e soprattutto negli anni Ottanta.
In realtà gli italiani, ben nascosti sotto pseudonimi vari, c’erano e non erano pochi. Così come erano tradotti e sostanzialmente riscritti da curatori-autori italiani molti dei lavori di nomi famosi della fantascienza angloamericana che avevano acquistato lunghezze e complessità parzialmente adatte a una collana settimanale, quindicinale e poi mensile da edicola.
Questa raccolta, supervisionata da Franco Forte, mette assieme racconti di Paolo Aresi, Valeria Barbera, Francesca Cavallero, Alberto Cola, Milena Debenedetti, Giovanni De Matteo, Linda De Santi, Valerio Evangelisti, M. Caterina Mortillaro, Simonetta Olivo, Giampietro Stocco, Nicoletta Vallorani e Andrea Viscusi.

Secondo consiglio di lettura: Alberto Grandi torna alla fantascienza con un nuovo romanzo intitolato Edipo Robot, pubblicato da Robin Edizioni e ambientato in una Milano del prossimo futuro. Grandi, che di lavoro fa il giornalista per la testata italiana di tecnologia Wired ma che è anche una figura di riferimento del collettivo di social writing Penne Matte e autore di altri due romanzi, questa volta ha deciso di trasportaci in un futuro prossimo per esplorare il rapporto tra uomo, macchina e coscienza.
Il suo è, almeno in parte, un romanzo di fantascienza con la struttura di un giallo: un serial killer sta facendo strage di persone quando indossano la forma di droidi, esseri meccanici indistinguibili dagli esseri umani, gestiti dalla multinazionale della robotica Human + (che ha anche costruito un villaggio sui resti di Milano 2). La filosofia caratterizzante questo momento storico è il Disumanesimo, l’epoca in cui l’essere umano ha superato la soglia dell’evoluzione congelandosi in un ruolo divino di creatore di esseri meccanici perfetti, e la vera tecnologia chiave è la trasmigrazione, che permette agli esseri umani di passare da un droide all’altro.
Il protagonista del romanzo è Giorgio, che indossa il corpo di una ragazza digitale per abbordare uomini nei locali e vivere l’emozione di una sessualità travestita. E che viene invischiato, assieme a Lucia, giovani poliziotta incaricata di scoprire chi è il killer dei droid, finendo entrambi a vedersela con la Human +.
Il romanzo ha un finale intrigante, aperto, e fa pensare che Grandi stia lavorando a un’opera più ampia. Ma questo volume è già decisamente all’altezza delle aspettative, con passaggi sicuri e scorrevoli, e un respiro che da un lato è capace di rappresentare gli aspetti più grotteschi della nostra società digitale fatta di “like” e “smile”, e dall’altro di tenere un passo con la fantascienza di razza.

Terzo e ultimo consiglio di lettura è un romanzo di fantascienza politica piuttosto datato, ma non per questo meno geniale: Dissipatio H.G. di Guido Morselli, pubblicato da Adelphi. Romanzo metafisico e ironico, è la storia di un uomo che, stanco del mondo in cui vive e dell’umanità che lo abita, decide di uccidersi. Per farlo, sceglie di lasciarsi annegare in un lago di montagna nascosto in una grotta, ma cambia idea e, quando esce, scopre che il mondo è completamente disabitato: il genere umano è misteriosamente scomparso?
Pieno di digressioni esistenziali, ragionamenti, lunghi intermezzi, Dissipatio H.G. è un romanzo particolare anche nella produzione esigua ma significativa di Morselli. L’autore, nato il 15 di agosto del 1912 a Bologna e morto suicida il 31 luglio del 1973 a Varese, è uno dei grandi incompresi della letteratura italiana. Spese la vita a cercare di affermarsi come scrittore e vide però la critica stroncarlo, un romanzo dopo l’altro, mentre la pubblicazione gli veniva spesso rifiutata. Ma lui, indefesso, continuò a scrivere, solitario genio ignorato dai contemporanei.
Tra le sue opere ci sono anche altri due romanzi ucronici di forte sapore fantascientifico: Contro-passato prossimo del 1975 in cui gli Imperi centrali hanno vinto la prima guerra mondiale, e Roma senza papa del 1974, con il Papa che ha abbandonato il Vaticano e vive a Zagarolo.
A Morselli venne riconosciuto il suo valore di autore solo dopo la morte, nel 1973. Prima, come detto, l’avevano rifiutato tutti, da Mario Pannunzio a Vittorio Sereno e Geno Pampaloni. Persino Italo Calvino, al quale si presentò scrivendo: «Sono emiliano, autodidatta, vivo solo su un piccolo pezzo di terra dove faccio un poco di tutto, anche il muratore; politicamente sono in crisi, con quasi nessuna speranza di uscirne». Niente. Quando sembrava che finalmente un suo romanzo sarebbe stato pubblicato, venne ritardato a lungo e poi l’arrivo di un nuovo direttore generale di Einaudi fece cancellare il progetto e quindi la pubblicazione.
I suoi romanzi vennero pubblicati tutti postumi da Adelphi, che ancora oggi li tiene in catalogo e che hanno contribuito in parte al successo della casa editrice fondata da Luciano Foà (che come agente aveva però perso i manoscritti dell’autore). La scrittura di Morselli è fuori dalle righe rispetto al romanzo novecentesco a causa della sua particolare traiettoria: come scrisse Giuseppe Pontiggia, Morselli è diventato una «proiezione esemplare dello scrittore postumo, respinto in vita dall’incomprensione dei giudici… le resistenze che hanno ritardato il suo riconoscimento hanno come causa particolare l’essersi, Morselli, scostato dalla linea tradizionale del romanzo italiano».
Morselli scrisse migliaia di pagine, da solo, immerso in un nordovest a cavallo di Varese profondamente “nordico” in maniera enormemente diversa da come la Lega e l’attuale populismo televisivo lo raccontano, ma anche da come la letteratura e il cinema neorealista hanno raccontato la fatica delle mondine o la sindacalizzazione dei lavoratori delle fabbriche.
Invece, il lavoro di Morselli (dieci romanzi e un pugno di saggi) è un frutto raro e difficile da immaginare soprattutto nella retorica delle grandi narrazioni politicamente corrette e connotate che caratterizzano la costante riscrittura del presente del nostro Paese. Dissipatio H.G. è l’ultimo romanzo scritto dall’autore, che a differenza del protagonista del romanzo, si è invece suicidato, amareggiato dalla lista infinita di rifiuti tale da renderlo, caso rarissimo per uno scrittore divenuto un successo, un autore prolifico e totalmente inedito in vita.
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