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“Era una notte buia e tempestosa”, storia di Snoopy scrittore

snoopy notte buia tempestosa

Era il 12 luglio del 1965 quando Snoopy trascinò per la prima volta una macchina da scrivere sul tetto della cuccia e si mise a battere sui tasti «Era una notte buia e tempestosa». È una delle strip più famose di Charles M. Schulz, l’inizio di un tormentone fondamentale – al pari di quello del pallone da football – che è durato fino alla fine della serie. L’ultima striscia dei Peanuts, infatti, pubblicata il 3 gennaio 2000 e rimontata in forma di domenicale il 13 febbraio dello stesso anno, giorno successivo alla morte di Schulz, vide infatti il bracchetto scrivere un messaggio di addio a tutti i suoi lettori. La posa era la stessa, la macchina la stessa.

snoopy notte buia tempestosa

Eppure, alla sua prima comparsa, la gag sembrava destinata a esaurirsi presto. Il 13 luglio Snoopy ricevette per posta l’assegno di un editore: il suo racconto era piaciuto ed era stato pubblicato, e il cane si rimise a scrivere, ovviamente sempre dallo stesso incipit. Lo stesso accadde il giorno successivo e quello dopo ancora. Finalmente il 16 arrivò la prima lettera di rifiuto, e Snoopy non la prese affatto bene. Fu la fine della sua carriera di scrittore… almeno per qualche mese.

snoopy notte buia tempestosa

Grazie a questa manciata di strisce, «Era una notte buia e tempestosa» diventò una frase proverbiale in Italia, a indicare l’incipit banale di un romanzaccio. Nei paesi anglosassoni, però, era già diffusa da molto tempo, da oltre un secolo.

Si apre così, infatti, il romanzo Paul Clifford di Sir Edward George Earle Bulwer-Lytton, pubblicato in Inghilterra nel 1830 e tradotto in italiano soltanto nel 2018. È il classico romanzone romantico britannico, tre volumi di avventure, travagli, sventure di un poco di buono che si innamora di una donna di alto lignaggio (per i più coraggiosi qui ci sono le 288 pagine del primo volume su tre). Un libro – giustamente? – rimasto alla storia solo per quella frase diventata sinonimo di pessima letteratura, destino condiviso da altre opere del primo Barone di Lytton: quanti sanno, ad esempio, che la frase «La penna è più forte della spada» viene dal suo Richelieu?

Negli anni in molti hanno ripreso, e spesso preso in giro, «Era una notte buia e tempestosa», prima e dopo che lo facesse Schulz. Un anonimo traduttore dei Tre moschettieri la utilizzò per «C’etait une nuit orageuse et sombre», tecnicamente «una notte tempestosa e buia». Neal Gaiman e Terry Pratchett la ripresero nel prologo e nel primo capitolo di Buon Apocalisse a tutti!, scherzandoci sopra. Anche Ray Bradbury, in uno dei suoi ultimi romanzi, Costance contro tutti, aprì in quel modo, scusandosi poi con i lettori per la banalità dell’incipit.

Dal 1982 esiste addirittura un premio letterario dedicato a Bulwer-Lytton che chiede di inventare «l’incipit del peggiore dei romanzi possibili». Il romanzo del nostro Barone proseguiva infatti descrivendo la buia e tempestosa notte in una maniera altrettanto scalcagnata:

Era una notte buia e tempestosa; la pioggia cadeva a torrenti – tranne che in intervalli occasionali, quando veniva frenata da una violenta raffica di vento che spazzava le strade (perché è a Londra che si svolge la nostra scena), sferragliando sui tetti delle case e agitando ferocemente la debole fiamma delle lampade che lottavano contro l’oscurità.

Anche Snoopy non si fermò al suo incipit. Dopo vari episodi in cui batté a macchina sempre la stessa frase, finalmente tra il 5 e l’8 settembre 1969 riuscì a portare avanti l’intreccio. Era un’accozzaglia di cliché da feuilleton, ovviamente.

snoopy notte buia tempestosa
Il “capolavoro” di Snoopy, traduzione di Andrea Toscani: «Era una notte buia e tempestosa. D’un tratto risuonò uno sparo. / La domestica lanciò un grido. Una porta si chiuse di schianto. / All’improvviso, una nave pirata apparve all’orizzonte».
snoopy notte buia tempestosa
«E mentre lui le sfiorava la mano, lei emise un sospiro…»
snoopy notte buia tempestosa
«E vissero per sempre felici e contenti. / Fine.» / Ora, per la prima volta, so come dev’essersi sentito Leo… / Tolstoj, intendo…

Questa assurda sequenza diventò celebre anch’essa, tanto che in Detective Comics 500 (marzo 1981) di DC Comics, lo sceneggiatore Len Wein e il disegnatore Walter Simonson ci costruirono sopra una storia di Batman di due pagine, riuscendo a dare un senso perfino alla presenza della nave pirata.

Batman romanzo Snoopy
Batman romanzo Snoopy

Inutile dire che anche questo romanzo fu rifiutato da un editore. Stavolta però Snoopy non si arrese e, come si diceva sopra, per i restanti 30 anni della strip continuò a provarci. Ogni tanto riapriva la macchina da scrivere e iniziava un nuovo libro, di avventura, di genere indefinito, un saggio o addirittura un’autobiografia.

snoopy notte buia tempestosa

Ogni tanto, ancora, ripartiva da lì, dalla “notte buia e tempestosa”, come a cercare un’idea nuova nella ripetitività, per macchiare finalmente la pagina bianca. 

Andrea Carlo Cappi (giallista, autore per Segretissimo e dei romanzi di Diabolik e Martin Mystére), nel suo intervento nel catalogo della mostra Il fantastico mondo dei Peanuts di WOW Spazio Fumetto, ha affermato che Snoopy scrittore è la migliore incarnazione del suo autore, che per 50 anni si è svegliato ogni mattina sapendo di dover disegnare una striscia. «La fantasia non è sufficiente: occorrono tenacia, ostinazione (di cui Snoopy è ben provvisto) e soprattutto metodo, che di sicuro è ciò che ha permesso a Schulz di arrivare a quasi 18.000 strisce tra il 1950 e il 2000».

Quante volte, inoltre, il fumettista si è rifugiato, come il suo personaggio, in un incipit già collaudato, apparentemente semplice? Quante volte i suoi ragazzini sono stati appoggiati a un muretto e hanno esordito con una battuta vaga sul senso della vita? Quante volte la strip si è aperta con una vignetta con Schroeder che suona il piano? O con il bracchetto che dorme naso all’aria sul tetto della cuccia?
Non sono queste variazioni schulziane della “notte buia e tempestosa”? 

La grandezza del fumettista stava anche in questo, quindi: nel saper modulare ogni volta con toni differenti la sua opera pur partendo dagli stessi elementi. Talento, mestiere, istinto, ma anche un grandissimo lavoro quotidiano per affinare la propria arte. Perché – parafrasando Snoopy – è duro fumettare bene.

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