La gioventù bruciata di Baron Yoshimoto

seventeen baron yoshimoto

I protagonisti dei racconti brevi di Seventeen di Baron Yoshimoto sono ragazzi degli anni Settanta, i figli del boom economico del Dopoguerra. Oggi li chiamiamo baby boomer e, agli occhi delle attuali generazioni più giovani, sono coloro che hanno avuto una vita facile, soprattutto perché poterono entrare nell’età adulta quando approcciarsi al mondo del lavoro non era un’impresa ardua e ingrata come lo è adesso.

Eppure, nemmeno la generazione di ragazzi giapponesi raccontata da Yoshimoto sembra essersela passata bene. Gli anni Settanta, anche in Giappone come in Italia e in molti paesi occidentali, furono un periodo di disordini sociali, durante il quale i giovani in età post adolescenziale ebbero un ruolo fondamentale nell’animare rivolte studentesche piuttosto dure. Erano i figli della popolazione sopravvissuta alla Seconda guerra mondiale e che aveva ricostruito la nazione in tempi e a ritmi impensabili. La nuova generazione si sentiva schiacciata sotto una pressione sociale fatta di grandi aspettative ma aspirava a quella libertà offerta dai modelli di sviluppo occidentali. Allo stesso tempo, non era disposta ad accettare i sacrifici fatti dai propri genitori.

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I protagonisti delle storie di Baron Yoshimoto sono le vittime di questo scollamento dal senso comune di una società che stava gradualmente trovando nuovi equilibri e nuove priorità. I personaggi reagiscono al loro disagio con atti estremi, consumano violenze sessuali, omicidi o assistono a reati efferati, ma li affrontano con assoluta disinvoltura e freddezza.

Il primo racconto del libro inizia con un inseguimento apparentemente innocente tra un ragazzo e una ragazza, che sfocia poi con sfrontata naturalezza in una violenza sessuale. E, con altrettanta naturalezza, in un’altra storia, una giovane può raccontare la propria relazione con un uomo molto più anziano di lei e la morte accidentale di una coetanea. Yoshimoto narra una realtà dalle pieghe fosche, popolata da ragazze graziose che nascondono vizi e perversioni o da ragazzi perbene che non sanno distinguere il confine tra bene e male.

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Accostabili ai lavori di Kazuo Kamimura o Tadao Tsuge, i fumetti di Baron Yoshimoto – personaggio eclettico, maestro del gekiga e del manga d’autore degli anni Settanta – furono influenzati dall’opera di Yoshihiro Tatsumi, soprattutto nel modo in cui la violenza è vissuta come reazione alle pressioni della vita quotidiana, consumata da uomini e donne con spontaneità animalesca. Ma, come Kamimura, anche Yoshimoto andava alla ricerca del bello, senza scarnificare contorni e figure all’essenziale – come invece facevano Yoshihiro e Tadao Tsuge e lo stesso Tatsumi – e raffigurava figure graziose, mostrando il fascino perverso della violenza.  

Yoshimoto non si accontentava soltanto di raccontare i vivaci e tumultuosi tempi in cui viveva, ma si addentrava nella narrazione di genere: tingeva contesti realistici di mistero, thriller e romanticismo, creando manga intriganti, frutto di una visione disincantata e cruda della realtà.

Seventeen
di Baron Yoshimoto
traduzione di Roberto Pesci
J-Pop, ottobre 2020
brossura, 408 pp., b/n e colore
18,00 € (acquista online)

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