
Per i trentenni e quarantenni di oggi, il nome di Creamy dovrebbe far ricordare qualcosa. Per non parlare della nota formula magica «Pimpuru, Pampuru, Parimpampù» che permetteva alla piccola Yu Morisawa di trasformarsi nell’affascinante idol Creamy Mami, grazie all’aiuto di una bacchetta magica e alla presenza di un paio di gatti alieni, Posi e Nega. Sì, stiamo parlando di L’incantevole Creamy, anime composto da 50 episodi andato in onda nel 1983, che ottenne un immediato successo. Successo che fu replicato anche in territorio nostrano.
Si trattò del primo anime prodotto dallo Studio Pierrot a essere dedicato alla figura della maghetta, inaugurando il genere majokko e diventando negli anni a venire un modello replicato con successo (Evelyn e la magia di un sogno d’amore, Magica, magica Emi, Sandy dai mille colori solo per fare alcuni esempi).
Forse non tutti sanno, però, che Creamy Mami è stato anche un manga, pubblicato in Giappone da Kodansha e tratto dalla serie animata. Proprio per sfruttare lo straordinario successo, si decise di pubblicare un fumetto dedicato a Creamy, affidandolo al duo composto da Kazunori Ito (che già curava il soggetto e la sceneggiatura dell’anime) ai testi e Yuko Kitagawa ai disegni. Uscito originariamente in due tankobon, è stato ora riproposto in un volume unico edito da Star Comics, anche per accompagnare lo spin-off Creamy Mami – La principessa capricciosa.

Nonostante la brevità, il manga Creamy Mami riesce nell’intento di fornire, in maniera succinta, una panoramica delle atmosfere e delle tematiche presenti nell’anime. Del tutto giocato sul “doppio” e sulle conseguenti situazioni comiche che si vengono a creare, Creamy Mami è un’opera che gira attorno a un tema particolare, quello della presa di coscienza di sé. Yu è una bambina insicura, e il poter indossare i panni di una idol affascinante, di successo e famosa le permette di vivere una doppia vita, salvo dover fare i conti con la propria esistenza.
Yu utilizza, quindi, il breve periodo magico concessole per trovare la propria strada. Il percorso narrativo vede proprio Yu accettare con il tempo se stessa e abbandonare l’artificiosità di un personaggio come quello di Creamy. È un tema per nulla superficiale, forse affrontato meglio nell’anime, che ha avuto un minutaggio nettamente superiore rispetto alla versione cartacea.
Kazunori Ito, alla sua prima e unica esperienza di sceneggiatore di fumetti, si concentra sul pubblico di riferimento, costruendo una storia lineare, semplice, a tratti banale ma con punte di delicatezza e fascino, come quando Creamy/Yu incontra la principessa al di là dello specchio. Ito, che prima aveva lavorato alla serie Lamù e che aveva scritto il soggetto dell’anime, sarebbe diventato in seguito uno dei più importanti autori nel campo dell’animazione giapponese, co-scrivendo Nausicaä della Valle del vento di Hayao Miyazaki, curando la sceneggiatura di Maison Ikkoku, tratto dal manga di Rumiko Takahashi e, più avanti, scrivendo film animati come Patlabor 2: The Movie o Ghost in the Shell.

Non si può dire, invece, che il lavoro Yuko Kitagawa sia altrettanto buono. Pur ripercorrendo l’estetica, il character design e le atmosfere dell’anime, non riesce a restituire la delicata bellezza del tratto di una gigante dell’illustrazione e del fumetto come Akemi Takada.
Creamy Mami – L’incantevole Creamy è un manga comunque consigliato per dovere di completezza, in quanto prende strade leggermente diverse dall’anime e riesce a vivere di vita propria, generando allo stesso tempo un effetto nostalgico che male non fa.
Creamy Mami – L’incantevole Creamy New edition
di Kazunori Ito e Yuko Kitagawa
traduzione di Luigi Boccasile
Star Comics, gennaio 2021
brossurato, 376 pp., b/n
8,90 € (acquista online)
Leggi anche: La “maghetta” per eccellenza dell’animazione giapponese: l’incantevole Creamy
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