Le piccole grandi storie di Shaun Tan sono una critica al modello economico e sociale globale

piccole storie dal centro shaun tan

Brad Holland, uno degli illustratori più influenti degli ultimi decenni e sicuramente uno dei maggiori riferimenti artistici di Shaun Tan, lapidariamente definisce il surrealismo come: «Termine arcaico. Un tempo movimento artistico, ora non più distinguibile dalla vita quotidiana». Se questo è vero, considerare Piccole storie dal centro (Tunué, 2020) esclusivamente un prodotto del surreale, seppur contemporaneo, non solo è intellettualmente riduttivo ma rischia di spingere questo importante progetto grafico-letterario verso una delle tante sfumature del weird e del fantastico, relegandolo ad una nicchia di appassionati estimatori, seppur cospicua, dell’artista australiano.

Questa opera è molto di più e, per certi versi, va considerata, per la complessità e la profondità dei temi, nascosti ma assolutamente visibili e decifrabili, sotto un’apparente leggerezza tutta calviniana e una poetica visiva tra il felliniano e il film Sogni di Akira Kurosawa, la più matura e rilevante produzione dell’eclettico Shaun Tan. A mio avviso molto più importante dell’acclamato capolavoro di narrativa grafica wordless L’approdo (Tunué, 2016), che, pur nella sua straordinarietà, peccava per l’eccesso di luoghi comuni politically correct e per una visione complessiva un po’ troppo ottimistica, degna dei film a supporto del New Deal di Frank Capra. E questo non solo per il consolatorio happy ending.

I motivi dell’eccezionalità di questa raccolta di favole per adulti sono ascrivibili da una parte all’aspetto ibrido del racconto illustrato, e dall’altra la lucida potenza esplicita del messaggio di condanna etico-morale dell’attuale sistema economico e sociale accompagnata della conclamata crisi della visione antropocentrica della vita sul nostro pianeta, intesa come rapporto tra l’uomo dominatore e natura dominata.

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Per quanto riguarda il primo punto è necessario dire che il libro è pensato come un progetto unitario, se fosse un album musicale parleremo di un concept album, costituito da 25 tra racconti e liriche, accumunati dal tema della relazione tra l’essere umano e alcune diverse forme animali. L’approccio narrativo è prevalentemente di carattere metaforico o allegorico, collocato in una contemporaneità estesa al passato e al futuro, ed è integrato magistralmente, in senso interdipendente dal punto di vista comunicativo, da grandi, bellissime e a volte stranianti illustrazioni. Queste ultime sono realizzate con una tecnica mista, che comprende anche una postproduzione digitale, e sono miracolosamente potenti ed evocative nella loro purezza espressiva.

Shaun Tan, per ottenere questo risultato, abbandona completamente il segno comico-grottesco, a volte barocco, degli ultimi lavori, per  avvicinarsi alle atmosfere pittoriche di Vilhelm Hammershøi, Renè Magritte, Paul Delvaux, Henri Rousseau, Edward Hopper e David Hockney, senza dimenticare illustratori come il citato Holland.

Ma se l’aspetto grafico incanta anche quando si fa più perturbante e leggermente deviato rispetto alla narrazione, quasi a volere rimarcare l’autonomia delle immagini che integrano, illuminano il testo e non lo traducono solamente, ciò che sbalordisce in Piccole Storie dal Centro è l’alto livello della scrittura raggiunto dall’autore. La qualità dei racconti è letterariamente superba e, seppur riconducibile ad autori del fantastico contemporaneo come Stephen King, Neil Gaiman o Jonathan Carroll e, senza dubbio, la lunga schiera degli esponenti del realismo magico centro-sudamericano, di cui il messicano Juan Rulfo è stato caposcuola, risulta indubitabilmente unica nella ricerca dello stile, nel linguaggio e nella varietà dei toni. Una scrittura talmente “surreale” da sfiorare il realismo e la cronaca.

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Shaun Tan ha realizzato una raccolta di favole per adulti, nel senso più stretto e antico del termine, tanto da ricordare gli apologhi pessimistici di Esopo e Fedro, raccontate da esseri umani ma delle quali sono protagonisti gli animali, intesi come specchi distorti dell’io collettivo della specie Homo Sapiens.

Insomma, Shaun Tan evoca miti e mitemi perduti dell’umanità per proiettarli nel presente-futuro. Ognuna di queste favole grafico-letterarie contiene una morale: a volte più esplicita a volte meno ma, nonostante questo, se ne percepisce sempre distintamente l’intento e la presenza. In questo, il rapporto uomo e animale, per come è concepito, risente della pionieristica lezione biocentrista ed egalitaria di Jack London, unita alla letteratura fantastica orientale e al folclore popolare di civiltà perdute.

Il secondo motivo dell’eccezionalità di quest’opera è il messaggio contenuto nel progetto. Lo scrittore indiano Amitash Ghosh, noto per il suo impegno ambientale, nel suo saggio La Grande Cecità del 2016 denuncia la difficoltà della narrativa e del mainstream cinematografico nell’affrontare con la dovuta attenzione il tema della crisi ambientale e con essa la critica al modello di sviluppo, scegliendo di non vedere ciò che ci riserva il futuro. Dice il vero: questi argomenti sono molto presenti nella costruzione dell’immaginario, ma relegati indissolubilmente ai generi della fantascienza, pre e post catastrofista, e del poliziesco legato agli eco-crimini come inquinamento, deforestazioni e sfruttamento delle risorse naturali da parte del sistema economico

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Shaun Tan con questo libro sembra dare conto della profezia di Ghosh che alla fine del suo saggio riponeva nell’essere ibrido della narrativa grafica e illustrata una strada più percorribile per l’affermarsi di una reale narrativa ambientale che tocchi nel profondo l’immaginario collettivo alla base del possibile cambiamento. Per fare questo, ad oggi, forse solo pochi autori del valore di Shaun Tan possono permettersi di mettere in campo un’opera così straordinariamente godibile ma allo stesso tempo assolutamente politica, nel senso migliore del termine.

Un’opera di forte critica al modello economico e sociale globale, che costruisce miti effimeri e privi di qualsiasi valori etici se messi in relazione all’importanza vitale, capace di affrontare a più livelli i temi del superamento di un antropocentrismo fatto di dominio e sfruttamento, per avviarsi verso una società e un modello incentrato su un equilibrio olistico della biosfera che tenga insieme i diritti degli uomini e degli altri esseri viventi.

Forse inconsapevolmente Shaun Tan ha realizzato la prima narrazione illustrata che trasporta a livello artistico-comunicativo molte delle linee portanti della cosiddetta ecologia sociale, teorizzata da Murray Bookchin già dagli anni Settanta, nella sua versione più sinecologica e coevolutiva. Shaun Tan ci dice che gli animali, docili o pericolosi, siamo noi e che abbiamo tutti un’anima animale con cui fare i conti e dialogare, come avevano già capito le culture ancestrali, le filosofie orientali e gli psicologi archetipologici come Carl Gustav Jung. Bisogna cambiare rotta o ci resteranno solo frammenti di sogni e un mucchio di ossa sepolti nel deserto.

Piccole storie dal centro
di Shaun Tan
traduzione di Omar Martini
Tunué, novembre 2020
cartonato, 234 pp., colore
20,90 € (acquista online)

Questo articolo è originariamente apparso su ‘L’indice dei libri del mese‘ di gennaio 2021 e qui ripubblicato in una versione editata.

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