
In un video pubblicato su Youtube, Lewis Trondheim, uno dei maggiori esponenti del fumetto francese, autore di opere che spaziano dal fantasy (La fortezza) all’umoristico e al satirico (Lapinot) fino allo sperimentale (La nuova pornografia), ha attaccato il Ministero della Cultura francese, che ha da poco pubblicato una serie di provvedimenti a favore degli autori senza però preoccuparsi di convocare gli organi sindacali.
Trondheim evidenzia come gli autori siano stati dissanguati da questo governo, incurante delle raccomandazioni del Rapporto Racine, che sono state del tutto accantonate – a suo dire – per colpa della lobby degli editori. Nel suo atto di accusa, l’autore ha disconosciuto l’autorità di un ministero che non ha voluto tutelare i diritti degli autori, arrivando a restituire la medaglia di Chevalier des Arts et des Lettres conferitagli nel 2005 dal governo francese.
Trondheim afferma che, a seguito degli affronti del governo, la restituzione è un atto dovuto: gli autori non avanzano richieste di denaro o di ferie, vogliono solo il riconoscimento di uno statuto professionale.
Consapevole del peso esiguo degli autori di fumetti (poco più di 3.000) nella decisione di una riforma complessiva, Trondheim si fa portavoce di una categoria più ampia che annoverebbe tra registi, scultori, visual artist, scrittori, fotografi eccetera quasi 270.000 lavoratori.
Il Rapporto Racine – chiamato in causa dall’autore – conteneva ben 23 suggerimenti che avevano come fine quello di allentare la pressione fiscale degli autori, la creazione di un organo di rappresentanza con tanto di delega presso il Ministero della Cultura, il rafforzamento dei diritti degli autori nei confronti dei distributori per cercare di semplificare la diffusione delle opere sia in Francia che all’estero.
Il Rapporto era stato accolto favorevolmente da SEA (il sindacato degli editori alternativi), che vi vedeva un riconoscimento della precarietà in cui si trovava gli autori, sprovvisti di tutele sui diritti d’autore delle opere digitali. Tuttavia, alcuni punti del Rapporto hanno generato un animato dibattito tra autori e editori, tanto che il Ministero si è visto costretto ad affidare la redazione al professor Pierre Sirinelli, specialista di diritto d’autore, e all’avvocatessa Sarah Dormon, specializzata in proprietà intellettuale per dirimere alcune questioni. La loro consulenza ha però sostanzialmente svuotato la sostanza del Rapporto, provocando la rabbia tanto degli autori quanto dei professionisti dello spettacolo.
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