Strange Adventures 1, di Tom King, Mitch Gerads e Evan Shaner (Panini Comics)

La nuova serie sceneggiata da Tom King è un po’ una “summa” di tutte le tematiche tipiche dell’autore: c’è una guerra che non si vede mai, ma che aleggia su tutto; c’è un protagonista che deve fare i conti con gli strascichi – psicologici soprattutto – che quella guerra gli ha lasciato; c’è un eroe in crisi, che arriva a mettere in dubbio il proprio ruolo; c’è un mistero enorme da risolvere, legato a tutto questo.
Il protagonista della storia è Adam Strange, eroe oggi di secondo piano di DC Comics ma che negli anni Sessanta era piuttosto popolare. Un archeologo che viene trasportato periodicamente dai raggi Zeta sul lontano pianeta Rann, di cui diventa il più grande eroe con l’aiuto di uno zaino a razzo e una pistola laser, combattendo i nemici al fianco della principessa Alanna, di cui è innamorato.
Nel saltare tra passato e presente, King imbastisce un gioco narrativo appassionante e a tratti struggente, che si addentra nella mente dei personaggi, applicando su di loro la massima pressione per capire fino a che punto riescono a sopportarla e in che modo reagisto (un gioco che gli riesce sempre piuttosto bene, quando l’autore può giocare con gli eroi a suo piacimento). Il confine fra i generi si fa così molto sfumato, in quello che diventa una sorta di “space-mystery-noir-psicologico-supereroico”.
In un periodo in cui poi i disegnatori interessanti e originali nell’industria del fumetto americano si contano sulle dita delle mani, qui ne troviamo addirittura due: Mitch Gerads (abituale collaboratore di King), che qui interpreta le scene ambientate nel presente e che spinge sul pedale dell’iperrealismo per imprimere dubbi, rabbia e sofferenza sui volti dei personaggi, e Evan Shaner (visto finora su fumetti minori di DC Comics), che invece disegna le parti del passato con uno stile a linea chiara a metà fra Chris Sprouse e Travis Charest, dando ariosità agli ambienti e luminosità ai personaggi.
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