
J. Scott Campbell è uno che sa fare molto bene quello che fa. E quello che fa è disegnare donne slanciate con gambe lunghe tre metri, vitini da vespa e minimo la quarta di reggiseno. E ovviamente tutto il resto: capelli gonfi e torrenziali, nasini, labbra piene e un incarnato che se fosse di magma non sarebbe altrettanto luminoso. Gli piacciono molto anche le lentiggini, che sparge a pioggia su volti e braccia (e hanno anche un loro senso estetico, perché creano movimento e ritmo). Che sia Catwoman, la Sirenetta, zia May o una fatina anagraficamente quindicenne, la donna di Campbell è fatta così. Insomma, J. Scott Campbell ha colmato la distanza che c’era tra le modelle di Victoria’s Secret e i fumetti di supereroi.
È lo stile che Dave Stevens, autore di Rocketeer, definì con il termine “cheesecake style”, per indicare quell’immaginario che metteva al centro il corpo. Ed era un corpo lascivo, gonfio, pieno, laccato, che satura gli occhi come una cheesecake satura il palato con il suo gusto stucchevole. Come tanti altri autori prima di lui, Campbell è uno che si è costruito una carriera per il modo in cui ha guardato al corpo femminile – e anche maschile, perché non ditemi che il sedere di questo Spider-Man o di quest’altro non sono gratuiti.
Cresciuto con il sogno di diventare animatore e poi passato al fumetto, è entrato giovanissimo nella scuderia Wildstorm di Jim Lee, disegnando Gen¹³ e Danger Girl. Sono anni, quasi decenni, che il suo nome non compare dentro un albo (e per la Marvel ha in sospeso dal 2006 una serie di Spider-Man sceneggiata da Jeph Loeb). Come ha spiegato lui stesso, «disegnare pagine interne non è una mossa finanziariamente saggia».
Campbell è infatti attivissimo nel mercato parallelo delle copertine (soprattutto variant), da cui è scaturita un’attività basata sul proprio marchio, con tanto di sito in cui furoreggiano edizioni limitate e oggettistica varia, tra cui la serie sulle principesse Disney che però non erano tanto Disney. In occasione di una polemichetta che lo ha visto protagonista, Campbell ha dimostrato come la costruzione di un’attività basata sul proprio nome e gestione della propria presenza online lo abbiano fatto diventare un fumettista molto popolare senza la fatica di disegnarli davvero, i fumetti.
Qualche settimana fa un post (poi cancellato) su tumblr dell’utente nonbinaryfinnmertens, risalente a otto mesi fa, è tornato alla ribalta in seguito ad alcune condivisioni. La dinamica è la stessa di quella verificatasi nel caso della Spider-Woman di Milo Manara: qualcuno si era preso la briga di spiegare a un disegnatore come fare il proprio mestiere ritenendo il suo stile sbagliato e votato all’esaltazione sessuale del corpo. È accaduto lo stesso con Campbell, la cui copertina per Amazing Spider-Man 601 del 2009, una delle sue più ricordate, è stata rivista secondo i canoni estetici dell’utente.
L’immagine ritraeva Mary Jane Watson seduta sul divano mentre, con una tazza di caffè tra le mani, guarda Spider-Man partire per una missione. Nonbinaryfinnmertens ha modificato la posa per renderla meno provocatoria e più rilassata, ridisegnando alcuni dettagli come le braccia, che nel disegno di Campbell si stringevano per far risaltare il seno.

Come un caso da manuale dell’effetto Streisand, il post è diventato popolare a causa dei vari fumettisti che hanno iniziato a condividerlo lamentandosi di quanto fosse scorretta quella pratica e poco centrate quelle critiche. Il rumore attorno a queste aggiustatine – “the fix”, l’hanno chiamata in America, “la correzione” – ha portato Campbell a esprimersi in prima persona.
Il disegnatore non solo ha argomentato tutte le scelte creative che l’utente aveva corretto, ma ha colto l’occasione per rilanciare. Si è appropriato del discorso e, con uno spirito sconfinante nel passivo-aggressivo, ha risposto alle modifiche, spiegando perché, secondo lui, alcune correzioni erano sbagliate: «Ehi, ha ragione nonbinary» ha scritto sui propri social, «dare consigli non richiesti agli altri è divertente».
Ha voluto ricreare la copertina seguendo i suggerimenti di nonbinary ma, da consumato illustratore, correggendoli come meglio credeva – probabilmente dopo essersi accorto che c’era del buono in quei consigli. Nel frattempo nonbinary ha risposto su Twitter, ma le dichiarazioni sono passate praticamente sotto silenzio.
Forse resosi conto che la vessazione di un utente anonimo e senza un seguito alla spalle lo avrebbe più danneggiato che altro, Campbell ha corretto la rotta mettendo all’asta su eBay la versione “aggiustata” della copertina, con l’intento di donare il ricavato all’associazione Fresh Artists, che raccoglie fondi per sostenere le materie artistiche nelle scuole pubbliche. Lo schizzo è stato venduto a 14.700 dollari.
Non pago, Campbell ha capitalizzato sul successo di interazioni del suo post (dieci volte superiore alla media) dirottando l’attenzione sui due temi dell’incidente: le scelte artistiche e le personalizzazioni di disegni altrui. Ha quindi realizzato prima uno schemino in cui mostrava la costruzione della posa di Mary Jane e poi un tutorial su un’altra sua copertina, Amazing Spider-Man 607, in cui aveva disegnato la Gatta Nera impegnata a giocherellare con il suo ultimo bottino, con addosso il costume di Spider-Man.
Ha postato inoltre una serie di copertine e illustrazioni in cui disegnatori di varie epoche replicano un’immagine storica secondo i loro stili, e una in cui altri disegnatori omaggiavano le sue, di copertine. E poi ha indetto un gioco social, spronando i suoi follower a creare le loro versioni della copertina con la Gatta Nera, al grido dell’hashtag #ReDrawASM607.
Il riscontro è stato tale che l’autore è andato avanti per due settimane a pubblicare gli omaggi pervenuti, tra cui figurano quelli di nomi illustri come Brandon Graham e Stanley Artgem Lau.
In sintesi, Campbell ha fatto, nell’ordine, un po’ di bullismo, un po’ di beneficenza, un po’ di scuola di anatomia, e il risultato è stato quello di aver fatto girare il suo nome e aver rafforzato il suo marchio di disegnatore specializzato in pin-up.
Che il suo intuito per l’autopromozione fosse spiccato lo si capiva già dalla scelta della firma, un tornado orizzontale studiato per essere più appariscente possibile. Era un consiglio che gli aveva dato Jim Lee quando Campbell aveva iniziato a muovere i primi passi nell’ambiente. Qui però l’abilità nel vendere il proprio lavoro si è declinata nella capacità di stare sulla scena internettiana, sbagliando nei toni, correggendo la rotta e plasmando il discorso a proprio piacimento. Una lezione di cinismo, imprenditoria e tempismo che ricorda come, in certi contesti, essere disegnatori significhi essere questa roba qua.
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