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FocusOpinioniNero, cinese, adolescente: un Superman per tutte le stagioni

Nero, cinese, adolescente: un Superman per tutte le stagioni

Che il personaggio di Superman sia difficile da maneggiare già si sa. L’uomo invincibile il cui unico problema è trovare sfide alla propria altezza è stato stravolto in mille modi dagli autori, che hanno cercato crepe in cui insinuarsi per raccontare storie degne di essere lette. Se nel 2004 lo scrittore Lev Grossman si poneva una domanda di ancora difficile risposta – «come migliori un personaggio che ha super-tutto?» – oggi il problema che sta affrontando DC Comics è un po’ più complesso: come avviciniamo i fumetti di Superman al pubblico non fidelizzato?

Perché tanto lo zoccolo duro di lettori le storie se le sciroppa pure se Superman si mette a fare l’istruttore di acquagym per anziani, solo che lo zoccolo duro è una fetta della torta sempre più sottile e c’è bisogno di allargare la fanbase. Secondo i dati del sito Comichron, negli ultimi vent’anni, i fumetti con protagonista Superman si sono posizionati nella classifica dei dieci titoli più venduti dell’anno solo quattro volte, due delle quali al primo posto – nel 2004, con la partenza di un ciclo narrativo realizzato da Brian Azzarello e Jim Lee su Superman, e nel 2018, con l’albo celebrativo Action Comics 1000.

Non è un grande risultato per il personaggio portabandiera di un’azienda – un tempo avrei potuto scrivere “e di un settore” ma penso siamo tutti d’accordo sul fatto che adesso i beniamini del pubblico sono altri, anche se Superman resta un simbolo fortissimo del fumetto, solo un po’ astratto e sgualcito.

Quindi, proprio per queste condizioni editoriali non felicissime, DC Comics ha provato a dargli una scossa, a farlo tornare rilevante nel discorso comune, nell’attualità e nelle letture dei non appassionati.

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Il superman asiatico di Gene Luen Yang

Ecco che nel 2016 l’editore ha dato mandato a Gene Luen Yang (autore del pluripremiato American Born Chinese) e Viktor Bogdanovic di creare un nuovo Superman, giovane e cinese, protagonista di una serie personale. Che fosse cinese era una mossa pensata per assecondare quell’incrocio di esigenze che mischiano il bisogno di una rappresentazione diversificata della popolazione del paese alla costruzione di opportunità economiche, aka un eventuale sfruttamento del personaggio in altri media. Oltre a qualche titolo di giornale e qualche polemichetta (perché il nome del personaggio, Kenji Kong, non è proprio cinese-cinese), la serie ha raggranellato poco altro.

Di recente ha preso corpo la possibilità che il prossimo Superman possa essere interpretato da un attore afroamericano. E in queste settimane, DC Comics ha inserito una versione nera di Superman, Calvin Ellis, creata nel 2009 da Grant Morrison e Doug Mahnke, tra i protagonisti dell’evento Infinite Frontier.

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Calvin Ellis

Ora l’ultimo tentativo di avvicinamento di un nuovo pubblico è incarnato da Jonathan Samuel Kent, il figlio di Superman precedentemente noto col nome di battaglia di Superboy che si prepara a raccogliere l’eredità paterna in una serie in uscita a luglio. Ai testi di Superman: Son of Kal-El ci sarà lo scrittore Tom Taylor (Injustice: Gods Among Us, Wolverine), ai disegni John Timms (Young Justice). La storia vedrà Jonathan Kent fare le veci di Superman e difendere la Terra. Suo padre, parallelamente, sarà impegnato in un’avventura nello spazio che sarà raccontata sulla testata Action Comics.

È una mossa che punta a intercettare il florido settore editoriale noto come “young adult” (o YA), libri pensati per lettori in piena adolescenza, i giovani adulti, ma che potenzialmente possono raccogliere pubblico più precoce o più grande. DC Comics ha aveva già accarezzato l’idea nel 2007 con l’etichetta Minx, un fallimento che chiuse dopo un anno, pur vantando il coinvolgimento di autrici come Cecil Castellucci e Mariko Tamaki.

Lo stesso era successo nel 2003 quando Marvel Comics aveva provato a colonizzare quel lettorato con alcune iniziative: Marvel Age, linea che presentava remake di storie classiche per i più piccoli, e Tsunami, un parco testate di ispirazione manga e young adult che produsse titoli come Runaways ma anche robaccia ignobile tipo Namor, scritto dall’allora presidente della Marvel Bill Jemas, praticamente l’allenatore della squadra che si mette i guantoni e sta in porta al posto del titolare.

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La copertina di ‘Superman: Son of Kal-El‘ 1

Il mercato è cambiato e dal 2008 a oggi si è dimostrato molto più ricettivo in fatto di prodotti che accompagnassero nella crescita i bambini e i giovani adulti. Nel 2019, DC Comics ci ha riprovato con la linea Ink – poi diventata DC Graphic Novels for Young Adults (un poco pedante, ma almeno non gli si può biasimare di essere poco trasparente). Ha assoldato nomi importanti del mondo young adult o del fumetto in generale (Jul’ Maroh, Mariko Tamaki – sempre lei -, E. Lockhart, Laurie Halse Anderson, Alex Sánchez) e li ha messi a lavorare su graphic novel con supereroi medio-grandi (in Italia li pubblica Il Castoro). 

La nomina di nuovo – per quanto probabilmente momentaneo – Superman è l’evoluzione di una strategia in atto da anni per coltivare Superboy come personaggio per i giovani. La figura del figlio di Superman è cambiata moltissimo nel tempo, assumendo varie facce e connotazioni. La versione più recente è parte di un duo chiamato Super Sons, che vede Jon Kent fare coppia con un altro figlio illustre, quello di Batman.

Quella dei Super Sons è in realtà un’idea che ha fatto il giro. I personaggi nacquero con intenti quasi farseschi negli anni Settanta e i loro autori – Bob Haney e Dick Dillin – quando li crearono erano dei quasi cinquantenni che guardavano al mondo giovanile come un mulo guarderebbe a un forno a microonde, spernacchiando il movimento hippie e disegnando il figlio di Superman con dei vistosi basettoni da perdigiorno.

Super Sons Rebirth dc comics
I Super Sons

Poi però il concept è stato sistemato ed è diventato un marchio per storie a misura di preadolescente con protagonisti Superboy, il figlio diecenne di Lois e Clark, e Damian Wayne, la prole tredicenne (ma in ritardo sulla crescita, tanto da diventare oggetto di battute a riguardo) di Batman. Dopodiché nel 2019, Brian Bendis, sceneggiatore di Superman e Action Comics, ha deciso di far crescere Superboy. Nella storia La saga dell’Unità Jon è partito con il nonno paterno per un viaggio nello spazio ma è rimasto prigioniero in una smagliatura temporale, tornando sulla Terra da diciassettenne.

Era una soluzione sensata, se si considera che Superboy era un personaggio con un seguito di lettori che, nell’arco di qualche anno, è cresciuto in fretta e potrebbe essersi disinteressato alle avventure di due ragazzini imberbi. Superman è un diciassettenne, un’età in cui tutti i tuoi problemi sono “super”, ma con l’aggravio di gestire un’eredità importante. Chissà, potrebbe essere il viatico per storie che meritano il tempo di lettura.

Il supereroe adolescenziale non è certo una novità, quello che è interessante è che adesso Superman, da decenni simbolo monolitico e onnicomprensivo, è diventato un’icona frantumata in tante forme diverse, in risposta – più o meno consapevole – ai mutamenti sociali. Il Superman di una volta andava bene per tutti, era la grande band che dominava le classifiche, ora ogni versione occupa una nicchia diversa per assecondare i gusti di altrettante platee.

Leggi anche: 80 anni di Superman in 8 disegnatori

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