
Un uomo fa un patto con un essere sovrannaturale malvagio e riesce a metterlo nel sacco: questa è, secondo lo studio di un’università inglese, la storia più antica del mondo, raccontata innumerevoli volte, in diverse culture ed epoche. Fino a riapparire alla fine degli anni Ottanta attraverso uno dei personaggi più astuti, bastardi e dannatamente affascinanti del fumetto: John Constantine.
Creato per DC Comics da Alan Moore, Steve Bissette e John Totleben su Swamp Thing #37 del giugno 1985, John Constantine divenne poi protagonista della serie Hellblazer, pubblicata per 300 numeri fra il 1988 e il 2013, uno dei titoli più importanti della storica etichetta Vertigo.
Tra gli sceneggiatori dei 300 numeri “storici” c’è stato anche Garth Ennis, che quando cominciò a scrivere la serie aveva solo 21 anni e sul curriculum nient’altro che qualche collaborazione con le riviste britanniche che gli editor DC Comics setacciavano alla ricerca di nuovi talenti. Il lavoro di Ennis su Hellblazer diede il via alla sua straordinaria carriera e si rivelò fondamentale per un’etichetta editoriale come Vertigo, che ha cambiato la fisionomia del fumetto americano.
Ma il punto non è solo questo: le storie di Hellblazer firmate da Garth Ennis sono invecchiate bene e sono ancora oggi una lettura adatta a chi ama fumetti di grande complessità e l’ambiguità degli antieroi.
[Ripercorrere il lavoro di Garth Ennis su John Constantine significa inevitabilmente rivelare alcuni passaggi di trama. Il che non toglie nulla al piacere di seguire passo passo l’intreccio e assaporare i dialoghi, ma un po’ di spoiler ci sono.]

Numero albi: Ennis ha scritto i numeri 41-50, 52-83 e 129-133 della serie regolare Hellblazer, cui si aggiungono Hellblazer Special 1, Heartland 1, l’episodio Tainted Love in Vertigo Jam e All Those Little Girls and Boys in Winter’s Edge 2. Si tratta in tutto di 51 storie, realizzate tra il 1991 e il 1999.
Dove posso leggerlo in Italia: Panini DC Comics ha pubblicato di recente un omnibus che comprende tutte le storie di John Constantine sceneggiate da Ennis. Il volume, distributo inizialmente a gennaio, è stato subito ritirato dal mercato a causa di un errore nella stampa, prima di essere nuovamente rimesso in commercio a giugno in versione corretta.
Di cosa stiamo parlando: Hellblazer è una serie fantasy-horror che ha per protagonista un occultista inglese, John Constantine, che traffica con creature sovrannaturali quasi mai benevole, riuscendo a spuntarla grazie alla sua astuzia e strafottenza ma finendo con il coinvolgere, spesso tragicamente, chi gli sta accanto.
Moore, Bissette e Totleben hanno attribuito a Constantine la padronanza delle scienze occulte, l’aspetto di Sting e il look con cravatta sottile e trench, ma è stato poi Jamie Delano a sviluppare il personaggio avviando la sua serie e scrivendo storyarc che ne hanno scolpito personalità e mentalità. Pur mettendo in scena la sua confidenza nell’interagire con la dimensione sovrannaturale, Delano ha definito i tratti che fanno di John Constantine «una persona “reale” costretta ad affrontare la sua esistenza nel mondo contemporaneo», ossia un antieroe le cui doti eccezionali non lo mettono al riparo da frustrazioni e cattive abitudini (come fumare, bere e fare a botte), non lo rendono meno egoista e cinico e non lo isolano dalle gravi tensioni sociali dell’era thatcheriana.
Quando arrivò il suo turno, Ennis fece di John Constantine «un personaggio un po’ più spiritoso, rabelesiano, ma sempre con un animo cupo e segnato, e sempre circondato da amici che crollano morti accanto a lui». In pratica, Ennis enfatizzò l’astuzia e lo humor di Constantine, e anche la sua arroganza. Creò ex novo o ridefinì intorno a lui dei personaggi a tutto tondo e delle relazioni forti, di amicizia e inimicizia, utili a misurare la portata delle azioni del protagonista e soprattutto delle sue colpe e mancanze.

Lo scrittore inserì il sovrannaturale in un contesto realistico, senza l’impegno sociale di Delano ma mostrando chiaramente come siano in primo luogo le frustrazioni personali e l’ottusità collettiva a dare forma al male e a portare l’orrore e la morte nella vita di tutti i giorni.
Tra gli autori più giovani della British Invasion (il gruppo di autori britannici che a partire dagli anni Ottanta rivoluzionò il fumetto americano, soprattutto in DC Comics), Ennis rivendicò le proprie origini nordirlandesi in diversi modi: creò nuovi, fondamentali personaggi che avevano la sua stessa provenienza, inserì qua e là riferimenti alla storia irlandese antica e contemporanea e soprattutto costruì la dimensione sovrannaturale attingendo a piene mani all’immaginario cristiano-cattolico, reinterpretando ogni riferimento con una sensibilità che lui definì atea ma che risultò, e risulta tuttora, antireligiosa e iconoclasta (e sicuramente offensiva per credenti) – individuando una direzione che sarebbe stata pienamente evidente nel suo altro capolavoro, Preacher.
Perché leggerlo: Gli albi di Ennis per Hellblazer sono un esempio di equilibrio perfetto tra le dinamiche dell’intrattenimento e la profondità del contenuto. Sono fumetti “adulti”, pensati per lettori e lettrici che non amano le avventure a lieto fine di eroi senza macchia e che pretendono storie con un buon ritmo ma anche una certa sostanza.
Il John Constantine di Ennis è l’antieroe perfetto: non si può non amarlo per l’astuzia, il sangue freddo e lo humour scorretto, ma non si può non odiarlo per la sua incapacità di relazionarsi con le persone, anche con quelle che ama. Lo si ammira per il talento di fare cose straordinarie, fa simpatia la sua aura da perdente nonostante il grande potere, ma resta un personaggio sgradevole che nella vita vera nessuno vorrebbe effettivamente incontrare.
Le trame hanno una forte componente avventurosa ma, anziché proiettare il lettore in una dimensione di evasione, aprono profonde riflessioni sulla natura umana, sulla religione e sul peso delle libertà personali. Anche se nel mondo di Hellblazer (e più in generale nell’universo Vertigo) «inferno e paradiso sono luoghi reali, e i loro abitanti hanno la facoltà di entrare e uscire dal nostro mondo a piacimento», le storie di Ennis ricordano che il male ha le sue radici nelle persone e nelle loro scelte – e che quindi, potenzialmente, ognuno di noi può nuocere tanto quanto il più crudele dei demoni.

Le storie migliori: Quando Ennis fu scelto per subentrare come sceneggiatore a Delano, sapeva benissimo quanto fosse delicata la sua posizione: aveva il compito di dare aria nuova alla serie, ma conosceva bene la diffidenza dei lettori fidelizzati nel momento cruciale del cambio della guardia tra autori. Così si impegnò al massimo e cominciò col botto scrivendo uno dei migliori storyarc di tutta la serie: Abitudini pericolose.
John Constantine scopre di avere un cancro terminale ai polmoni e, non potendo salvarsi la vita, deve almeno cercare di salvarsi l’anima, visto che il Primo dei Caduti non vede l’ora di trascinarlo all’inferno. Constantine tenta il tutto per tutto e mette a punto una beffa con cui riesce a spuntarla, anche se la sua vittoria ha un sapore amarissimo.
Gli altri picchi della run di Ennis sono più o meno direttamente collegati alle premesse buttate giù in Abitudini pericolose: dagli albi che raccontano come sia nata l’amicizia di Constantine con la succube Chantinelle (numeri 59-61), alla vendetta sull’arcangelo Gabriele (64-66) fino alla resa dei conti con il Primo dei Caduti raccontata nel tormentato storyarc conclusivo Il sentiero ai cancelli dell’Inferno (78-83).
Le storie peggiori: Le storie meno forti sono quelle incentrate sull’unico personaggio davvero poco riuscito, il Re dei Vampiri (50, 68-69). Raffigurato con l’aspetto di James Dean e presentato come una creatura malvagia che funesta la storia dell’umanità fin dalla comparsa del primo uomo sulla Terra, è un antagonista che non risulta né affascinante né spaventoso. Di memorabile resta solo la sua ironica uscita di scena.
I momenti migliori: C’è l’imbarazzo della scelta: l’indagine sul principe della famiglia reale inglese (indovinate chi?) che si comporta come Jack Lo Squartatore (52-55); la chiacchierata tra il protagonista e il suo antenato zombi a proposito della maledizione dei Costantine (62); la festa di compleanno a sorpresa (63) in cui ritroviamo tutti gli amici storici più o meno sovrannaturali – perché Costantine, nato il 10 maggio 1953, nei fumetti invecchia in tempo reale; lo struggente ritorno di Kit a Belfast (70); la lunga marcia di Constantine in compagnia di un J.F. Kennedy con la testa spappolata nel limbo infernale creato da Papa Midnite (72-75).
Il personaggio migliore: Hellblazer è una serie al maschile, eppure il personaggio più riuscito di Ennis è Kathryn “Kit” Ryan. Ex di un amico cui John ha salvato (letteralmente) l’anima, Kit ritrova Constantine quando questi è appena “guarito” dal suo cancro, per poi mettersi con lui subito dopo.
Definita dal protagonista “Miss Irlanda” per la sua bellezza, Kit è indipendente e volitiva e ha un passato familiare difficile. Lascia a John tutta la libertà che vuole e lo supporta finché si tratta di sistemare i problemi di amici e famiglia, ma non accetta di lasciarsi coinvolgere dalle sue beghe terrene e ultraterrene. Cosa che, ovviamente, accade.
La love story con Kit rappresenta una parentesi di tranquillità che fa emergere il lato più fragile di Constantine e finisce con il mostrare la sua incompatibilità con qualsiasi situazione che possa definirsi normale.

Il disegnatore migliore: Nel lavoro su Hellblazer Ennis ha intrapreso una collaborazione particolarmente felice con Steve Dillon e Glenn Fabry, formando un trio che ha poi sviluppato una sintonia perfetta anche su Preacher. Per questo motivo, Dillon è sicuramente il suo interprete più fedele. Ha infatti la capacità di tradurre gli intrecci complessi in tavole dominate da una griglia semplice eppure non monotona e in immagini nitide, mai troppo affollate, sempre ariose e chiare.
Dillon riesce anche a caratterizzare in maniera precisa e puntuale le fisionomie dei personaggi, conferendo loro una notevole varietà espressiva e una grande intensità nei primi piani, realizzati con un tratteggio ordinato e delicato.
Va rilevato che il disegno di Dillon, così pulito e netto, non sempre si sposa in modo convincente con il colore di Tom Ziuko, che evita tonalità troppo contrastanti e cupe: il risultato è perfetto quando si dà forma allo squallore della realtà, ma meno efficace quando entra in scena l’elemento sovrannaturale.
Miglior tavola: Per quanto Steve Dillon sia l’interlocutore prediletto per Ennis, da un punto di vista compositivo risulta più interessante di lavoro di Will Simpson, meno attento alla caratterizzazione dei personaggi ma più aperto a soluzioni di maggiore impatto, che di tanto in tanto forzano la griglia compositiva. Nelle sue tavole, precedenti a quelle di Dillon, anche il colore di Tom Ziuko è usato diversamente, adattandosi di volta in volta allo stato emotivo del protagonista e al tono della scena.
La tavola che resta più impressa, forse anche in relazione all’importanza della scena, è infatti firmata da Simpson ed è tratta da Abitudini pericolose.

Constantine sta per morire quando ha l’apparizione del Primo dei Caduti. Moltiplicato nelle 6 vignette della griglia, il protagonista è isolato nel dolore e nella tensione del momento da un fondo grigio e spoglio. Nell’inquadratura delle vignette fanno capolino i dettagli di una figura che mentalmente siamo portati a ricostruire come un Cristo in croce, ma che in realtà è l’Avversario, pronto ad assaporare la sua vendetta.
Il progressivo avvicinamento al volto di Constantine e lo spezzettamento della figura che entra in campo sono espedienti che, rallentando il ritmo del racconto, amplificano la tensione magnificamente accumulata nelle pagine precedenti.
Miglior copertina: Glenn Fabry ha creato dei veri e propri capolavori con il suo stile iperrealistico particolarmente adatto a enfatizzare la componente grottesca e horror di Hellblazer. Mentre nelle prime copertine si limita a evocare l’atmosfera delle storie – non a caso l’immagine scelta per l’omnibus è una di queste, la cover dell’albo numero 53 – con il passare del tempo diventa sempre più puntuale nel citare elementi tratti dal racconto.
Fabry tende ad alternare composizioni più ariose dominate da un elemento centrale che campeggia in uno spazio vuoto ad altre caratterizzate da un horror vacui di elementi spesso stratificati su vari piani, con un effetto quasi barocco.

La più efficace è la copertina di Hellblazer 61, in cui, riprendendo una scena della storia raccontata nell’albo, John Constantine si affaccia da un uscio aperto, con la camicia imbrattata di sangue e in mano una lama affilata, sfoggiando un’espressione di languore sfrontato.
Dialoghi memorabili: Se si può imputare a Ennis un difetto, del resto comune alla gran parte della produzione Vertigo dell’epoca, è l’eccessiva prolissità. Molte storie, soprattutto le prime, soffrono lo squilibrio tra testo e immagini, in particolare perché ad abbondare non sono gli scambi nei balloon quanto le didascalie che riportano in modo ridondante quello che passa nella testa di Constantine o addirittura spiegano ciò che si vede già nell’immagine.
Per quanto verbosi, molti dialoghi sono davvero geniali. Uno dei più interessanti appartiene al ciclo finale Il sentiero ai cancelli dell’Inferno, ed è una lunga conversazione tra Constantine e il Primo dei Caduti in cui questi racconta il motivo per cui è stato cacciato dal Paradiso.

Oltre a essere il momento clou della run di Ennis, il dialogo è un’articolata – decisamente antireligiosa – riflessione sul libero arbitrio. In uno dei passaggi più memorabili, il Primo dei Ceduti, l’Avversario, dà voce alla domanda cui non ha mai saputo rispondere, ovvero perché Dio lo abbia creato:
– Ma fin dal momento in cui sono caduto, per millenni mi sono chiesto che cosa rappresentassi per lui… per quale scopo sono stato concepito da quella mente? Quale era il senso di avere qualcuno con cui parlare, ma che non si vuole ascoltare? E questa domanda mi tormenta fin da…
– Facile.
– Cosa?
– Sei la sua coscienza.
Se dovessi sintetizzarlo: Hellblazer di Gart Ennis è la versione matura, cinica e scorretta di Dylan Dog:John Constantine indossa il trench in tutte le stagioni, ne sa una più del diavolo e non ha paura di mostrargli il dito medio, ma questo non significa che non sia un perdente.
Qui ci sono tutte le nostre guide di lettura.
Entra nel canale Telegram di Fumettologica, clicca qui. O seguici su Instagram, Facebook e Twitter.