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RecensioniNovitàBrian Selznik e Walt Whitman: immagini e poesie d’amore per un uomo

Brian Selznik e Walt Whitman: immagini e poesie d’amore per un uomo

la quercia selzink whitman tunué

Sin dai suoi primi libri illustrati per bambini – come ad esempio il classico Il segreto di Houdini del 1991, edito da Mondadori – Brian Selznick, sulla scorta della concezione emozionale di autori e illustratori molto importanti e molto amati come Maurice Sendak e Remy Charlip, ha sempre inteso il rapporto tra la parola e l’immagine come una sfida all’immaginifico

Proveniente da una famiglia di produttori hollywoodiani, Selznick è attratto dall’immagine come rappresentazione del fantastico “percepito”, che essa sia uno spettacolo di magia, una rappresentazione teatrale o cinematografica oppure una visita a un museo o a una wunderkammer, dove il “tempo” e la “memoria” costituiscono la trama su cui ricamare immagini e immaginari.

Lo stile che lo ha fatto conoscere in tutto il mondo è una sapiente mélange tra cavalcate, anche molto lunghe, di illustrazioni mute costruite con la tecnica cinematografica del piano sequenza – che stanno tra i silence picture book e le wordless graphic novel di ultima generazione – e la capacità come scrittore di una narrazione classica che permette di districarsi in aree narrative a volte meno adatte al racconto di immagini, magari solo per il gusto della costruzione di un equilibrio tra parola e immagine. Le quali non debbono compenetrarsi ma trovare una sincronica autonomia.

Salito alla ribalta internazionale e del successo commerciale con La straordinaria invenzione di Hugo Cabret, stupendo racconto divenuto un best-seller dedicato a uno dei pionieri del cinema come Geoges Méliès, Selznick ha arricchito la sua produzione, mantenendo idealmente inalterata la ricetta della sequenza di immagini mute alternate e seguite dal testo scritto, con altre due apprezzabile opere come La stanza delle meraviglie e Il tesoro dei Marvels, racconto affascinante incentrato sulla storia di una dinastia di attori.

quercia selznik whitman tunue

Il suo stile narrativo ibrido, che vuole portare il lettore – sia esso giovane ma anche adulto – a vivere la doppia esperienza di lettura che scaturisce dal diverso effetto provocato dalla narrazione testuale e da quella visuale, è comunque contrassegnato da uno stile illustrativo che ricorda l’uso del bianco e nero che si ottiene lavorando con la matita e/o il carboncino su carta ruvida per creare un’atmosfera rarefatta ricca di grigiori intermittenti

Questa tecnica permette di passare dalla leggerezza e da una straniante sensazione di provvisorietà a una maggior incisività del segno, lavorando sempre sul crinale di un realismo al limite del patetico e dello stupefacente, sino ad addentrarsi nel caricaturale. Certo, le parti illustrate scorrono molto più veloci di quelle scritte e quindi, a volte, si ha la sensazione di una brusca frenata. L’intrigante meccanismo narrativo messo in atto, aiutato dall’esplorazione di temi legati a un realismo del meraviglioso, costringe il più delle volte a stare al gioco.

Questa ricerca legata ai modelli di narrazione così costruita potrebbe alla lunga mostrare la corda, e non si intravede una volontà di evolvere su strade più sperimentali e ricche di contaminazioni di linguaggi grafico-narrativi, come ad esempio la recente versione del racconto di John Steinbeck Uomini e topi realizzata da Rebecca Dautremer, anch’essa con alle spalle una storia straordinaria come illustratrice per bambini.

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Resta il fatto che l’ormai grande riconoscibilità dello stile grafico di Selznick – che non ha mai smesso di lavorare a partire dai primi anni Ottanta, anche unicamente come illustratore all’interno dell’editoria per ragazzi sin dagli anni Ottanta – gli ha dato l’occasione per firmare, nel 2018 le nuove cover per i libri della saga di Harry Potter per il ventennale dell’opera della scrittrice J. K. Rowling.

Ma una vera svolta nel percorso illustrativo di Selznick la si può trovare attraverso la collaborazione a un’opera, non propriamente mainstream, incentrata su un gruppo di poesie manoscritte del padre della poesia americana e creatore del verso libero per eccellenza, Walt Whitman, edita in Italia da Tunué nel 2019 con il titolo La quercia, ancora non sufficientemente conosciuta e apprezzata come potrebbe e dovrebbe essere.

La storia di queste dodici poesie, raccolte in un taccuino – accuratamente riprodotto – con il titolo Live Oak, with moss e scritte alla soglia dei suoi quarant’anni, prima del 1860, è abbastanza nota. Si tratta del nucleo originario che formerà, attraverso implementazioni, rimaneggiamenti ed elisioni la sezione conosciuta come Calamus inserita sin dalle prime edizioni del work in progress e capolavoro della poesia mondiale Foglie d’erba. Anche questa sezione sarà oggetto di una profonda revisione nel tempo a causa del contenuto più o meno esplicitamente omoerotico.

Live Oak, with moss costituisce, nella sua scansione primigenia, una delle prime opere elaborate e apertamente dedicate all’amore tra uomini e a quell’amicizia profonda e quell’aderenza, termine frenologico utilizzato da Whitman, tra due persone dello stesso sesso. Poesie dove è possibile leggere una sorta di tensione tra il desiderio e la perdita dell’amore, talmente forti da far dichiarare al poeta che egli non canterà mai più la grandezza dell’America ma solo i suoi sentimenti più intimi. 

Per certi versi questi poemi rappresentano una sorta di “coming out” esplicito su cui poi il poeta lavorerà, sotto il peso della pressione sociale, per renderli decisamente meno decifrabili e più ambigui. L’omosessualità del poeta americano è sostanzialmente ormai un fatto assodato da biografi e critici. Sia i rami della quercia con il muschio pendente sia il calamo con la sua florescenza sono piante che vogliono richiamare la sessualità maschile, ma l’omosessualità non fu mai pubblicamente ammessa. Anzi, con il tempo, nelle varie edizioni di Foglie d’erba, il tema, anche se mai completamente eliminato, di certo fu oggetto di profondo mascheramento e ridotto nell’ambiguità e nella rilevanza.

Questo anche nella ormai storicamente scandalosa sezione di Calamus, già ampiamente divulgata in Italia attraverso la leggendaria edizione Savelli del 1982, dal sottotitolo Poesie d’amore per un uomo, a cura di Marina Tornaghi. Ma tutto questo si può trovare ampliamente, dettagliatamente e scrupolosamente analizzato nei bellissimi saggi che accompagnano le sorprendenti dodici poesie su cui ruota l’edizione Tunué di Live Oak, with moss.

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Ciò che rende La quercia un libro ancora più prezioso è però l’apporto illustrativo di Brian Selznick che – con la consueta forma ma con tecnica e stile assolutamente inusuale – traccia, in modalità assai libere e fortemente evocative, una sorta di introduzione/traduzione visiva, definita dall’autore come una “cornice”, del significato profondo e audacemente liberatorio del manoscritto whitmaniano.

L’idea di lavorare sul manoscritto di Whitman si deve al genio di Maurice Sendak, amico di Selznick, che però non ebbe il tempo per affrontare questa impresa. Anni dopo Selznick approcciò queste dodici poesie costruendo un prima e un dopo visivo al cluster, sia ricorrendo al suo classico procedere di micro narrazioni illustrate in sequenza – però questa includendo un uso del colore straordinario, sia in senso estetico sia per l’assoluta modalità – sia cimentandosi progettualmente con l’illustrazione digitale e l’utilizzo di foto d’epoca.

Le fotografie utilizzate sono quelle storiche – e con un persistente senso di estraniazione – scattate da Victor Prevost al paesaggio urbano della Manhattan degli anni Cinquanta dell’Ottocento alle quali sono aggiunte, in forma compositiva e suggestiva, ritratti d’epoca di nudi maschili. Il processo seguito dall’autore è quello di partire dall’immagine della quercia e poi, attraverso un processo metamorfico aiutato dal procedimento dello zoom, sfociare in sequenze distinte ma legate tra loro dall’allusività ai testi poetici. Da qui poi si ritorna, in una specie di loop, all’iniziale immagine della quercia. Si tratta di un’opera ricca di immagini, complessa e significativa, assai distante dai lavori già citati di Selznick ma allo stesso tempo riconoscibile, per quanto sia straniante nel modo in cui tiene insieme cinetica, astrattismo surreale, simbolismo dal sapore retro-kitsch e realismo emozionale, che collaborano perfettamente nell’ottenere il risultato dell’esplicitarsi del turbamento erotico.

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Il tentativo è ancora una volta quello di far interagire, sul piano delle sensazioni e delle impressioni, immagini e testo letterario poetico, eludendo quel ut pictura poesis di oraziana memoria che nell’equiparazione dei due linguaggi ha per lungo tempo operato per l’inutilità e l’impossibilità della convivenza dei due linguaggi. Selznick in questo caso riesce con audacia sia nell’affermazione dell’autonomia del linguaggio visuale sia nella traduzione efficace in immagini dell’emozionalità del testo poetico, dinamizzando e omogeneizzando l’immaginario profondo che abita entrambe e stabilendo un piano di percezione duale ma allo stesso tempo unitario nel processo di ricezione del lettore spettatore.

Si tratta quindi di una messa in scena di un’attività esperienziale che si muove con efficacia tra stili estetico-narrativi e piani di lettura diversificati che a volte sembrano descrivere le traiettorie dell’onirico. Il risultato ultimo è un viaggio per nulla scontato tra il sentire e il percepire il desiderio e il dolore dell’abbandono, tra il vedere e il guardare il fuoco del proprio sentire senza filtri alcuni, lasciando che la corrente dei sentimenti diventi immagine che si trasforma in parole che a sua volta ricerca una casa d’immagini in cui rifugiarsi.

Questa è stata senza dubbio l’opera più rischiosa di Selznick – che ha voluto non cedere di un millimetro alle sua visione teorica del rapporto parola e immagine – ma anche la più interessante, matura e sperimentale. Che lo ha visto uscire, seppur allo stesso tempo rimanendoci, dalla sua confort zone, con una totale aderenza. Whitman parlerebbe di adesività all’universo poetico di un uomo innamorato di un altro uomo.

La quercia
di Brian Selznick, Walt Whitman
traduzione di Diego Bertelli
Tunué, novembre 2019
cartonato, 184 pp., b/n
19,90 € (acquista online)

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